DIRITTI & ROVESCI

Celle strapiene, carceri al collasso

La denuncia del garante dei detenuti Mellano per sovraffollamento, personale ridotto e carenze strutturali. Un terzo dei reclusi contagiati dal Covid in Italia era in una delle 13 strutture piemontesi

Il sovraffollamento e la carenza di personale restano le principali criticità delle carceri piemontesi, particolarmente acuite dall'emergenza sanitaria che ha colpito in particolare le 13 strutture regionali. Questioni ormai ataviche come conferma il garante dei detenuti Bruno Mellano, in audizione a Palazzo Lascaris: “Da sempre e in modo sistematico c’è una non corrispondenza dei posti di detenzione con il numero dei detenuti – ha spiegato di fronte al Consiglio –. Al 29 febbraio in 13 carceri del Piemonte risultavano 4.553 detenuti su 3.783 posti disponibili, con un sovraffollamento del 121%”. Insomma, ci sono 770 posti mancanti e questo non può che andare a discapito di chi vive dietro le sbarre, ma anche di chi ci lavora. La situazione è leggermente migliorata dopo l’emergenza sanitaria: infatti a ieri sono 4.202 detenuti sempre su 3.782 posti.

Ma c’è anche un problema legato alle carenze strutturali: “Abbiamo 248 camere di pernottamento che non sono utilizzabili per ristrutturazione da effettuare, che corrispondono a 510 posti non disponibili. Questo la dice lunga sulle difficoltà che l’amministrazione penitenziaria ha nel gestire le varie problematiche del carcere” ha proseguito il Garante, spiegando che “Quando è scoppiata l’emergenza Covid, in Piemonte sono arrivati oltre 220 detenuti da altre carceri devastate dalle rivolte. Questo ha impedito di gestire separazioni, distanziamento e dinamiche sanitarie legate” proprio in relazione all’epidemia. Questo ha fatto poi registrare tensioni a Torino ed Alessandria. I contagiati dal Coronavirus sono stati molti: “Su 287 positivi nelle carceri italiane oltre un terzo era in Piemonte, in particolare a Torino, Saluzzo e Alessandria” ha riferito Mellano e non è un caso che uno dei temi che affronterà il gruppo di lavoro sul Covid appena insediato in aula sarà anche la gestione dell’epidemia nelle carceri.

Nei giorni scorsi la casa circondariale torinese Lorusso e Cutugno è finita nella bufera per presunti casi di maltrattamento che hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati di 25 persone tra cui anche il direttore Domenico Minervini, subito sollevato dall’incarico. 

“Si parla sempre di nuove strutture – ha aggiunto Mellano – però noi abbiamo in Piemonte 500 posti che non sono disponibili perché in ristrutturazione: il carcere di Alba è chiuso quasi interamente e a Cuneo c’è un intero padiglione chiuso, un altro mezzo chiuso, e solo uno interamente attivo. I detenuti in Piemonte oggi sono 4202, a fronte di una capienza regolamentare di 3783. Facendo un po’ di manutenzione straordinaria si potrebbe dare una risposta il problema del sovraffollamento. Ristrutturare è più sensato che costruire un carcere nuovo perché non bastano i muri, c’è tutta una struttura da creare e da dotare di personale”. Naturalmente se la pena deve puntare al recupero, ha concluso il garante “è importante attivarsi anche sul fronte delle pene alternative. La Regione Piemonte su questo ha ripreso la strada del sostegno al reinserimento sociale, sia con progetti finanziati autonomamente sia con altri. Anche se non è mai abbastanza, qualcosa è partito”.

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