EMERGENZA SANITARIA

Tamponi, ancora pochi e caos. Direttori Asl a rapporto da Cirio

L'annunciata potenza di fuoco non si vede: il Piemonte è fanalino di coda per numero di test. Per l'assessore Marnati "il problema non sono i laboratori" visto che molti ne processano meno della loro capacità. L'allarme dei medici di base: "Troppe disfunzioni del Sisp"

Tamponi, così non va. Alberto Cirio ha convocato direttori generali e commissari di Asl e Aso per domani alle 13. Una decisione, quella del presidente della Regione, che attesta ulteriormente come sul fronte dei test per accertare la positività al Coronavirus siano ancora molte le cose che non funzionano come dovrebbero e al Piemonte servano, in fretta, dei correttivi. Purtroppo è anche la conferma di ciò che, ormai appare sempre più evidente: si sono persi mesi di tempo senza riuscire a fare tesoro dell’esperienza maturata nelle settimane più drammatiche della pandemia, affrontando la non imprevista seconda ondata trascinandosi dietro disfunzioni ed errori che se erano già gravi allora, risultano imperdonabili oggi.

“Da alcuni giorni non riusciamo più a contattare il Sisp. Abbiamo molti problemi relativi alle scuole, ai tempi di isolamento, a dove fare i tamponi e nessuno ci dà comunicazioni certe”. Questo messaggio di un medico di famiglia non è un ricordo dei mesi in cui il Covid aveva colpito prendendo alla sprovvista. È di questi giorni. E non un caso isolato, anzi. L’anello debole di allora, i Servizi di igiene e sanità pubblica, resta quello di oggi, nonostante possano contare su nuove risorse finanziarie e si sia addirittura esortato le aziende ad assumere. Le segnalazioni dei medici di medicina generale che corrono sulle chat sono centinaia, “la piattaforma va in blocco ogni volta che si inserisce un nuovo paziente”, “non riesco a richiedere tampone, dà errore” e via così. Manca solo, si fa per dire, che si perdano migliaia di mail con le richieste di tamponi come capitò a Torino a metà aprile. Allora non c’era ancora la piattaforma informatica, quella che adesso va spesso in blocco come lamentano i medici in più di una provincia.

Incominciano proprio dai primi passaggi i problemi che segnano tutto l’iter di un tampone, tappa dopo tappa, dalle richieste spesso difficili da eseguire fino alle fasi finali, ovvero l’analisi in laboratorio, sperando che l’esito non ci metta troppo ad arrivare. Un iter che, secondo chi l'ha toccato con mano, è maledettamente lungo: cinque o sei giorni tra la segnalazione del medico di famiglia al Sisp e il tampone, altre ventiquattro-quarantotto ore per ottenere l'esito. Insomma tra il primo alert e il responso non passa meno di una settimana.

Ed è proprio sui laboratori e sul loro utilizzo che il governatore, sempre più preoccupato e non meno irritato dalla situazione, vuole vederci chiaro. Su questo fronte, rispetto ai primi mesi dell’anno e al picco della pandemia, il quadro è profondamente cambiato: “Oggi abbiamo 27 laboratori, non c’è un problema nel processare i test, i centri sono in grado di reggere il carico di lavoro e in caso di necessità ci sono quelli privati”, spiega Matteo Marnati, l’assessore che in piena emergenza è stato delegato ad occuparsi proprio della rete di laboratori. Una rete che, però, tale in effetti non sembra essere visto che, come rimarca lo stesso Marnati “ci sono laboratori che processano un numero talvolta superiore a quello previsto e altri che presentano una lavorazione decisamente inferiore alla capacità”. E qui sta il problema, forse il principale, che rimanda a una gestione dei flussi da parte delle Asl tutto fuorché organizzata e razionale. “Quando era in funzione l’Unità di Crisi, il professor Umberto Dianzani chiamava uno ad uno i laboratori per verificare il carico di lavoro e a seconda delle risposte smistava i tamponi in partenza dalle aziende sanitarie”. Un sistema tanto “artigianale” quanto utile, anche se in quel momento i laboratori non erano tanti quanti sono adesso.

“Adesso tutto è stato concentrato al Dirmei, non so come si proceda”, ammette Marnati. “Quando si è smobilitata l’Unità di Crisi, avrei voluto proseguire con il sistema usato da Dianzani, ovviamente strutturandolo con supporti informatici e rendendolo meno emergenziale. Avevamo capito che il modello era quello giusto: mettere in rete continua tutti i laboratori ed evitare che ogni Asl decidesse in maniera autonoma”.

Mentre il nuovo grande laboratorio di Novara è in fase di rodaggio e quello dell’Arpa di La Loggia è al 50% della sua potenzialità con una elaborazione di circa 500 tamponi al giorno, l’assessore ricorda come queste due strutture siano di supporto a quelle delle aziende sanitarie per evitare il ricorso ai privati”. Ricorso che, invece, avviene eccome, anche se non pochi laboratori pubblici lavorino al di sotto delle loro potenzialità. Più di un’Asl invia, anche in questi giorni, i tamponi alla sede di Brescia della Synlab, colosso multinazionale del settore, inserita all’ultimo posto della graduatoria stilata da Scr, la società di committenza regionale, delle cinque aziende cui potersi rivolgere. Synlab è quella con la maggiore potenzialità produttiva pari a 4mila tamponi giornalieri, ma anche la più cara: 57,90 euro per test, contro i 30,62 della Fondazione del Piemonte per l’Oncologia di Candiolo che di tamponi ne può processare un decimo e si è piazzata al primo posto della graduatoria.

Perché inviare fuori regione i test, con problemi di allungamento dei tempi, se come afferma Marnati ci sono laboratori sottoutilizzati? Sarà una delle domande che Cirio porrà ai direttori e ai commissari delle aziende sanitarie. “Abbiamo una potenzialità di picco di 15mila tamponi al giorno, con una media di 10mila. Purtroppo – osserva l’assessore – le Asl continuano ad agire come territori autonomi, senza creare una rete per evitare che ci siano laboratori ingolfati e altri che lavorano molto al di sotto delle potenzialità. E questo è il problema di fondo”.

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