EMERGENZA SANITARIA

"Riaprire subito l'Unità di Crisi"

In stand by da giugno scorso, con la seconda ondata della pandemia occorre che la struttura commissariale torni pienamente operativa. Lo chiedono i consiglieri del Pd Valle e Rossi

“Riaprire subito l’Unità di crisi”. Siamo a metà ottobre e il sistema di tracciamento è già in affanno, se il trend proseguirà così il rischio che il Piemonte si ritrovi come a marzo è più che concreto. Di qui la richiesta dei consiglieri regionali dem Daniele Valle e Domenico Rossi di rimettere in funzione ventiquattro ore su ventiquattro la struttura che fa capo a Vincenzo Coccolo. Di fatto l’Unità di crisi era stata messa in stand by dallo scorso 14 giugno quando l’emergenza era alle spalle, ma è rimasta attiva con un sistema di reperibilità attivo tutti i giorni presso la Protezione Civile, mentre il personale ingaggiato dall’Unità di crisi nei giorni della prima emergenza era progressivamente rientrato nelle proprie strutture. Ora, secondo i due esponenti del Pd, è ora di tornare a far funzionare l’organismo di corso Marche a pieno regime, per garantire “il coordinamento continuo tra gli ospedali sulla gestione della pandemia e dei ricoveri”.

Gli ultimi dati iniziano a fare paura: le terapie intensive e i reparti Covid non sono ancora sotto pressione, ma le difficoltà del sistema a tracciare i positivi potrebbero presto portare a una situazione fuori controllo.

“La giunta regionale continua a dichiarare, ancora ieri, una capacità di 15mila tamponi al giorno. Un numero mai raggiunto fino ad oggi” affermano in una nota Valle e Rossi. In un documento del Dirmei dello scorso 25 settembre si fissa a 12mila l’obiettivo, ancora da raggiungere, precisando che i laboratori del Servizio Sanitario Regionale sono capaci di arrivare a 6500 tamponi. Si arriva a 12mila ricorrendo al privato per 3500 tamponi (convenzionandosi però per 5mila) e ai due nuovi laboratori di Novara e La Loggia, che hanno un potenziale di 1000 l’uno mai ancora raggiunto.

Ieri i test effettuati sono stati 5967: la metà della Toscana, un terzo dell’Emilia-Romagna e un quarto del Veneto. La Lombardia è arrivata a sfiorare i 30mila. “Non è solo il numero assoluto che colpisce – proseguono Valle e Rossi – ma anche la straordinaria incidenza di positivi: 499, il 10% sui tamponi effettuati, contro i 339 (2%) dell’Emilia, i 657 del Veneto (3%) e i 575 (5%) della Toscana”. Sembra un film già visto. “Vuol dire che da noi il virus sta circolando in maniera incontrollata”. Anche i dati dei ricoveri lo indicano: a pari popolazione e numeri simili di ricoverati in terapia intensiva, il Piemonte ha 562 ricoverati non intensivi, contro i 383 dell’Emilia, i 229 della Toscana e i 271 del Veneto.

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“C'è poi un altro dato che preoccupa e che l’assessore dovrebbe spiegare – concludono i due esponenti del Pd – l’incremento delle persone messe in isolamento domiciliare è inferiore addirittura all’incremento giornaliero delle persone contagiate. Ma se il contact tracing serve a interrompere la catena di trasmissione anche questo dato ci dice che c’è qualcosa che non funziona”. Valle e Rossi denunciano i tempi “sempre più lunghi” tra l’identificazione di un caso positivo e il tracciamento sui suoi contatti stretti. Non solo, c’è anche un problema di tempi tra la segnalazione del medico di famiglia al Sisp e l’effettuazione del tampone (tra i 5 e i 6 giorni). “Non basta quindi potenziare la rete dei laboratori, ma anche la rete del personale sanitario che opera sul territorio. I Sisp non sono più in grado di rispondere o di rispondere in tempi ragionevoli”.

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