TUTE BLU

"Voi non licenziate, noi rinunciamo agli aumenti"

Palombella, leader dei metalmeccanici Uil, lancia il guanto di sfida a Confindustria e Governo. In Piemonte si teme un'ecatombe quando, a fine anno, salterà il blocco dei licenziamenti e le aziende in crisi ridurranno i propri organici

Con la fine dell’anno salterà il blocco dei licenziamenti e a quel punto la percezione su cosa si è lasciato alle spalle il ciclone Covid sarà più chiara. E mentre il Piemonte teme una vera e propria ecatombe in termini di occupazione, i metalmeccanici della Uil lanciano il loro guanto di sfida a Confindustria: “Siamo disposti a sacrificare, nuovamente, gli aumenti salariali a una condizione: nessun licenziamento nei prossimi tre anni” dice il segretario della Uilm Rocco Palombella, al termine dell’incontro a Torino con i delegati e rappresentanti di Piemonte e Valle d’Aosta, dopo le parole con cui ieri il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, aveva escluso una proroga ulteriore da fine dicembre. Finora, infatti, le ricadute della pandemia e soprattutto delle settimane di lockdown non sono state pienamente percepite, grazie all’estensione della cassa integrazione a tutte le imprese di ogni settore e comparto.

L’aumento salariale comunque resta il faro del rinnovo contrattuale in appoggio del quale le tute blu sciopereranno per 4 ore il 5 novembre prossimo. “Già nel 2016 abbiamo puntato sul welfare integrativo, dalla previdenza all’assistenza sanitaria, sulla formazione e altre importanti tematiche innovative rinunciando agli aumenti salariali. Lo abbiamo fatto già quattro anni fa, prima delle dichiarazioni di Bonomi. Ma ora l’aumento dei salari è fondamentale e imprescindibile perché di solo welfare non si può vivere e bisogna garantire la dignità e il futuro dei lavoratori e del Paese”, ricorda Palombella. ''Federmeccanica e Confindustria, oltre ad essere contrari agli aumenti salariali vorrebbero mettere in discussione l’intero modello di contrattazione nazionale. Non permetteremo mai una giungla del mondo del lavoro e un ritorno al passato con l’arretramento dei diritti dei lavoratori. I Ministri si dovrebbero interessare di risolvere le centinaia di crisi industriali che rischiano di far perdere decine di migliaia di posti di lavoro” prosegue, ricordando come Federmeccanica e Confindustria abbiano “una grande responsabilità nei confronti di tutto il Paese e del suo futuro. Dal rinnovo dei metalmeccanici dipende quello di 10 milioni di lavoratori che hanno il contratto scaduto”.

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