EMERGENZA SANITARIA

Tamponi rapidi al via, ma non ancora dal medico di famiglia

Test in cliniche, laboratori privati e farmacie. Resta da sciogliere il nodo con i mutualisti. Priorità a sanitari, Rsa, scuole e dipendenti pubblici. Giunta serale per approvare il fretta la delibera dopo l'annuncio di Cirio

Via libera ai tamponi rapidi, ma non ancora per i medici di famiglia. In Piemonte da oggi li potranno eseguire cliniche e laboratori privati, mentre da lunedì la possibilità sarà estesa anche alle farmacie che dovranno dotarsi di personale addetto ed effettuare i test in locali diversi oppure a domicilio. Per poter eseguire il test dal medico di medicina generale bisognerà, invece, attendere ancora l’esito della trattativa della Regione con i sindacati e l’elaborazione di un protocollo. E poi, particolare di non poco conto, fare affidamento sulla volontarietà dei singoli sanitari, giacché non è previsto l’obbligo. Per quanto riguarda il settore pubblico, i tamponi in grado di accertare la positività o la negatività al Covid in meno di un quarto d’ora saranno riservati a una serie di categorie a rischio: ovviamente il personale sanitario, le Rsa, le scuole, gli appartenenti alle forze dell’ordine e delle aziende pubbliche.

Questo è quanto deciso dalla giunta regionale e formalizzato, insieme ad altre indicazioni, nella delibera approvata ieri a tarda sera. Oltre a non prevedere ancora la possibilità di effettuare i temponi rapidi dal medico di famiglia, l’atto della giunta non contempla neppure un altro provvedimento atteso e annunciato: la modifica della procedura per la richiesta del tampone “normale”, consentendo che sia fatta direttamente dal medico di medicina generale e non, come avviene fino ad oggi, dai Sisp su segnalazione del medico stesso. Con una singolare fretta e inusuale orario, ieri sera il governatore Alberto Cirio ha convocato l’esecutivo per decisioni, neppure tutte, che si sarebbero dovute prendere già da tempo. A spingere è stato, probabilmente, l’annuncio fatto dallo stesso presidente l’altro ieri sull’arrivo del milione di tamponi rapidi e la rivendicazione di essere “tra le prime Regioni a utilizzarli”. Mentre continuano le code agli hotspot per sottoporsi ai test tradizionali, il governatore aveva promesso “tamponi rapidi che faremo fare ai laboratori privati, ai medici di base, alle farmacie, per dare la possibilità di fare il massimo screening possibile”, aggiungendo che “se saremo capaci di fare questo nelle prossime settimane potremmo trascorrere davvero un buon Natale”.

Dubbi e scaramanzia a parte, l’annuncio viene confermato solo in parte. E a mancare è proprio quella più importante e ramificata sul territorio, ovvero i medici di medicina generale. Ieri pomeriggio l’assessore alla Sanità Luigi Icardi si è confrontato sul punto con le rappresentanze sindacali dei camici bianchi, ma la definizione della questione non pare così imminente. Intanto non tutte le sigle sindacali sembrano orientate ad appoggiare l’iniziativa. Se, pur sottolineando la necessità di un protocollo chiaro, appare sostanzialmente disponibile la Fimmg, più critiche sembrano le posizioni di Smi e Snami. “Il tema è ancora dibattuto e servono regole chiare”, spiega Roberto Venesia, segretario regionale della Fimmg. “Vanno definiti tutti i criteri di sicurezza, sapere dove si devono fare i test e chiarire altre aspetti. Noi avanzeremo una proposta e auspico che lo facciano anche altri sindacati, oppure dichiarino che non sono disponibili”.

Difficoltà e nodi da sciogliere, senza contare il dover poi quantificare quanti saranno i medici di famiglia che poi decideranno di farli i tamponi rapidi, che portano all’immagine di un governatore che su questo punto forse ha messo, come si dice, il carro davanti ai buoi. A complicare il quadro, evidentemente, non potrà che esserci la concomitanza dell’avvio dei test rapidi con la vaccinazione antinfluenzale che, quest’anno, prevede per i medici di famiglia e per i loro pazienti regole assai più stringenti – per modalità e tempi – rispetto al passato. Sommare le due incombenze sarà possibile o si rischierà di moltiplicare le difficoltà e i disagi?

Per cercare di ridurre quelli che ogni giorno presenta il sistema dei tamponi – dalla richiesta fino alla comunicazione dell’esito passando per le code di cui si è detto – già dalla scorsa primavera quando si palesarono le inefficienze dei Servizi di igiene e sanità pubblica delle Asl nella gestione della procedura venne avanzata la richiesta di superare quel collo di bottiglia consentendo al medico di famiglia di prescrivere il tampone e di seguire l’iter senza doversi scontrare (e con lui i pazienti) con un muro di mancate risposte e tempi spesso inaccettabilmente lunghi.

Quello che si sta cercando di fare adesso, attribuendo ai medici la prescrizione del test, lo si sarebbe potuto e dovuto fare mesi fa. Invece anche in questo caso, siamo ancora agli annunci. Il via libera della Regione al nuovo sistema destinato ad abbreviare i tempi ed evitare non più giustificabili disservizi nella procedura di fatto c’è, ma deve essere ufficializzato (cosa che ci si sarebbe atteso dalla delibera di ieri sera) “e, comunque, ci devono comunicare le modalità con cui operare sulla piattaforma Covid – spiega Venesia –. Speriamo che questo avvenga a breve, mi auguro entro la settimana”. Magari con la stessa fretta di ieri sera per varare la delibera.

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