VERSO IL 2021

Il centrodestra "dimentica" Torino

Milano, Roma, persino Bologna, solo il capoluogo piemontese viene completamente ignorato al secondo vertice tra i leader della coalizione. Tra balon d'essai e suggestioni i partiti tengono ancora coperte le carte. Nuovo appuntamento il prossimo venerdì

Tanti nomi sul tavolo, ma nemmeno uno per Torino. Il centrodestra riunito ieri per tre ore nello studio di Matteo Salvini, ha incominciato a calare le carte per città più importanti – carte vere e carte calate per scoprire le mosse degli alleati in una partita appena incominciata – senza che tra queste spuntasse quella con la faccia di Paolo Damilano, ma neppure altre in eventuale alternativa all’imprenditore che neppure dopo l’incontro nei giorni scorsi con il leader della Lega ha sciolto le sue riserve.

“Venti nomi analizzati come possibili candidati per le principali città che andranno al voto in primavera”, riferisce la nota congiunta al termine del vertice cui, oltre al padrone di casa (e del vapore) hanno partecipato Antonio Tajani e Licia Ronzulli per Forza Italia, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa per Fratelli d’Italia. Tra questi nomi, per Roma torna quello dell’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, di Paolo Veronesi, figlio di Umberto, per Milano, ma anche dell’imprenditore farmaceutico Sergio Dompè. “Quasi tutti i nomi interpellati non hanno tessere di partito in tasca, certo sono di area antagonista alla sinistra. Sono tante donne e uomini – ha spiegato Salvini – del mondo dell'impresa, del volontariato, dell'università, e della sanità che si mettono a disposizione”. Meloni ha aggiunto che “sul tavolo ci sono molte proposte interessanti”, annunciando un nuovo incontro venerdì. “Alle prossime elezioni il centrodestra intende mettere in campo personalità forti, capaci di vincere, ma soprattutto di dare un buongoverno alle grandi città”, così Silvio Berlusconi collegato via web. E se per Napoli si affaccia l’ipotesi dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato e per Bologna ci sono due uomini e una donna tra cui scegliere, Torino è la grande assente dalle trattative. Almeno a quanto ne è trapelato.

Probabile che, come si dice, si sia parlato delle comunali sotto la Mole a margine dell’incontro, ma il fatto stesso che neppure di striscio sia saltato fuori il nome di Damilano la dice lunga su come il dilungarsi del tempo in attesa di una decisione accresca le probabilità di una risposta negativa alla proposta della Lega. E proprio lo scarso entusiasmo del partito di Salvini e suo in particolare nei confronti della partita da giocarsi in Piemonte, rispetto alle altre, conferma le voci che indicherebbero non prioritaria la rivendicazione della golden share leghista per l’indicazione del candidato.

Così il possibile passo indietro di Damilano potrebbe aprire la strada a un’indicazione da parte di Forza Italia che, stando a voci romane, sarebbe pronta a mettere sul tavolo il nome che Tajani ha da giorni nella sua agenda, concordata con Arcore, vale a dire quello della deputata Claudia Porchietto, il cui profilo politico non collide con quello civico indicato come prioritario da Salvini.

Una cosa è certa, se la road map ribadita nel vertice di ieri indica la fine del mese come termine per la scelta delle candidature, l’attesa della decisione dell’imprenditore dei vini di pregio e delle acque minerali non potrà protrarsi ancora a lungo. A meno che il fatto di non aver visto calata la sua carta sul tavolo del centrodestra sia già, di fatto, una risposta.

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