VERSO IL 2021

Damilano nella morsa dei partiti

Infastidito dalla fuga di notizie, l'imprenditore teme che i giochi politici compromettano la sua immagine "civica". Crosetto apre il fronte interno a Fratelli d'Italia: "Non mi convince". E anche l'accreditamento tra gli stakeholder di Torino inizia in salita

È un Paolo Damilano che non riesce a nascondere del tutto dietro all’aplomb la sua contrarietà per la tutt’altro che gradita la fuga di notizie con cui è stata anticipata, rispetto ai suoi piani, la decisione di candidarsi a sindaco di Torino per il centrodestra. Non è un mistero l’intenzione dell’imprenditore di tenere in qualche modo coperta la decisione di sciogliere la lunga riserva e accettare l’offerta della Lega, fattasi sempre più pressante in particolare in quella fase in cui la sua titubanza aveva fatto temere per un suo irrimediabile passo indietro. Né un vezzo, né un eccesso di protagonismo dietro quel copione tradito. Piuttosto una strategia. Conscio della difficoltà di non vedersi strappato da maldestri sarti dei partiti il suo abito di “civico”, Damilano continua ad accarezzare l’idea di vestire i panni di colui che scende in campo e, poi, solo in un secondo tempo, viene sostenuto dalle formazioni di centrodestra. Per questo non solo è visibilmente contrariato ma inizia a frullargli in testa il sospetto che qualcuno, proprio tra i potenziali alleati voglia, in qualche modo, mettere delle zeppe.

Insomma, il dubbio che ci sia chi remi contro la scelta benedetta da Matteo Salvini o, comunque, provi a frenare la corsa di Damilano verso Palazzo di Città è lecito. È altrettanto noto come, al netto delle dichiarazioni formali, la sua candidatura non abbia fin dall’inizio entusiasmato gli alleati e in particolare i Fratelli d’Italia. Dal partito di Giorgia Meloni è stato detto alla Lega, con chiarezza, che quella dell’imprenditore delle acque minerali e dei vini pur etichettata come civica dovrà essere una candidatura conteggiata in capo al partito di Salvini nella spartingaia delle grandi città al tavolo nazionale del centrodestra. Solo una importante puntualizzazione con immaginabili effetti nel risiko delle candidature o anche la conseguenza di forti perplessità manifestate in privato da figure di peso a livello nazionale di FdI? Sebbene sponsorizzata dalla conterranea Daniela Santanchè (le origini della famiglia Damilano affondano nella terra della Granda) non riscuote grande simpatia in Guido Crosetto che interpellato dalla Meloni pare abbia risposto: “Non lo conosco, ho letto che è stato nominato alla Film Commission dalla sinistra e dalla destra e la cosa non mi ha impressionato molto positivamente. Per Torino sarebbe opportuno uno choc positivo, perché se dobbiamo continuare nel solco della sinistra, tanto vale lasciar fare loro che sono più bravi ad essere se stessi!”.

Perplessità che vanno ad aggiungersi al non entusiasmante risultato del giro delle sette chiese fatto nelle settimane passate da Damilano per sondare gli umori degli stakeholder cittadini. Nessun niet, per carità, in terra sabauda non si usa, ma dagli stessi ambienti industriali non sono arrivate calorose pacche sulle spalle di incoraggiamento per l’imprenditore prossimo al salto nella politica. Non pare essere andata meglio neppure sul fronte del commercio, che pure dovrebbe essere più che in sintonia con le attività di Damilano che con il suo gruppo ha investito su nomi storici, dal  Pastificio De Filippis al  Bar Zucca. Gli stessi contatti avuti dal candidato in pectore con figure importanti a mezzadria tra mondo della sanità e delle fondazioni bancarie non paiono aver fatto breccia nei suoi interlocutori. Una partenza un po’ zoppicante, insomma, cui si è aggiunto quel non improbabile sgambetto dell’anticipazione, non concordata, circa la sua decisione di scendere in campo. Restando nella metafora calcistica ed essendo ancora da formalizzare la candidatura, come diceva il mitico Vujadin Boskov, Partita finisce quando arbitro fischia.

print_icon