GIUSTIZIA

"Non si fermino i processi di mafia"

Appello del procuratore capo di Torino, Loreto, dopo il rinvio dell'udienza ad Asti su "Fenice-Carminius". Esigenze sanitarie siano compatibili con i tempi certi dei procedimenti

“Quello che si rivela come un formidabile ostacolo alla celere trattazione e definizione di processi per gravi fatti di reato collegati all’azione della criminalità organizzata, e non solo, è la necessità di applicare rigorosi protocolli sanitari che sono diretta conseguenza delle linee nazionali in tema di prevenzione e precauzione sanitaria e ai quali non è consentito derogare, neppure da parte del vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”. Così il procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto, dopo il rinvio dell’udienza, prevista il 12 novembre scorso, del processo “Fenice-Carminius”, che si sta celebrando ad Asti e che vede numerosi imputati detenuti con l’accusa di associazione di tipo mafioso. Il rinvio è stato disposto dal Tribunale per legittimo impedimento di un imputato detenuto risultato positivo al Covid-19, con la conseguente impossibilità di farlo partecipare all’udienza tramite video conferenza.

“Anche perché quelle disposizioni – aggiunge Loreto – mirano a tutelare la salute e a prevenire il contagio tra la popolazione detenuta e il personale dell’amministrazione penitenziaria in luoghi che sono, come è noto, a forte pericolo di contagio. Tuttavia – spiega il procuratore – il problema esiste, si pone ed è serissimo. E, credo, dovrebbe essere affrontato con adeguati strumenti di carattere normativo, di vario possibile rango, al fine di regolarne gli effetti, anche sul punto specifico dei termini custodia cautelare, in modo da non vanificare un lavoro giudiziario che, avendo come obiettivo la decisione finale del giudice, deve procedere, nonostante la gravissima situazione epidemiologica, in tempi ragionevoli, considerando anche quanto sia difficile nell’attuale contingenza celebrare i processi e celebrarli in condizioni di sicurezza sanitaria per tutti i protagonisti”.

Loreto ha quindi deciso di predisporre una nota indirizzata al procuratore nazionale antimafia, al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al procuratore generale di Torino “in ordine a questi problemi che sono emersi e che possono avere portata di carattere generale in ogni sede d’Italia, che possono incidere negativamente sui termini di fase della custodia cautelare, con conseguente possibilità di scarcerazione di pericolosi imputati. Sempre coniugando le esigenze di prevenzione con quella della salute degli stessi imputati e degli operatori penitenziari. E a loro che ho intenzione di rivolgermi perché se ne facciano interpreti ai vari livelli di decisione, anche con proposte che, se necessario, potranno essere anche di carattere normativo”.

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