EMERGENZA SANITARIA

Piemonte è già arancione,
ma la "promozione" slitta 

Cirio annuncia che nell'ultima settimana tutti i parametri segnalano la contrazione del contagio. A fine mese il Governo deciderà sulla nuova classificazione. La guardia deve restare altissima. "La mia paura è per il Natale, inimmaginabile replicare l'estate"

“Da venerdì scorso il Piemonte è potenzialmente in zona arancione, se al 30 di novembre avremo mantenuto questi dati potremo uscire dalla zona rossa”. Alberto Cirio è prudente, sa che la strada per contenere in termini accettabili la diffusione del virus è ancora lunga, ma sa anche che occorre che i cittadini abbiano la consapevolezza che le misure restrittive iniziano a produrre risultati. In fondo, stare in zona rossa o in arancione cambia poco in termini pratici, pero è un’iniezione di fiducia in un corpo sociale fiaccato da mesi di sacrifici e costrizioni.

“Questo automatismo è utile perche ci permette prudenza e senso di responsabilità fondamentali, ma allo stesso tempo deve essere ben percepito. Va semplificata la valutazione, che oggi è molto complessa. Il meccanismo delle finestre di contenimento per cui i dati per il passaggio da una zona all’altra vanno mantenuti nel tempo credo sia un caposaldo da non abbandonare mai – spiega infatti il governatore dai teleschermi di Buongiorno su Sky Tg24 –. Quello che chiediamo al Governo è di creare un meccanismo più comprensibile anche per l’opinione pubblica. Ancorato ad evidenze scientifiche come deve essere, ma più chiaro per la comprensione delle persone”, sottoponendo all’esecutivo nazionale le stesse richieste che, a livello locale, arrivano alla Regione.

“Ci sono dei segnali positivi: l’Rt che ci aveva messo in zona rossa era a 2.16 e oggi è a 1.37, il livello di aumento quotidiano dei ricoverati è passato da 215 a 60 e soprattutto la pressione sui pronto soccorso è diminuita negli ultimi 15 giorni di un terzo. Sono dati oggettivi”, argomenta il presidente. “Il virus da noi raddoppiava i positivi in sei giorni, oggi siamo a dieci giorni. Sono dati concreti che ci dicono che abbiamo iniziato un percorso, ma che dobbiamo completarlo con rigore e senso di responsabilità di tutti”. Ma è ancora presto per alleggerire la morsa. “La mia paura è quella del Natale. Noi vogliamo vivere un Natale normale, ma, se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, a gennaio o febbraio ritorneremo in questa situazione e non possiamo permettercelo”.

Cirio condivide l’invito al senso di responsabilità di Mattarella, appello che lo stesso capo dello Stato aveva anticipato al governatore nella telefonata di sabato scorso: “lo faccio mio perché oggi è davvero il momento della coesione, in cui non bisogna guardare di chi è la colpa. Continuare a guardare indietro per cercare i colpevoli non aiuta a uscire dal problema. Noi dobbiamo guardare avanti, unirci, perché solo insieme usciamo da questa crisi”.

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