LOTTA DI CLASSE

Lezione di coerenza a Cirio

Si sposta sotto la sede della Regione la protesta di Anita e compagni per chiedere il ritorno in aula anche delle seconde e terze classe della media. "Ci avevano promesso che saremmo rientrati, ci hanno mentito". Il governatore: "Ho seguito gli esperti"

Protestano contro la decisione del presidente della Regione, Alberto Cirio, di non riaprire le scuole medie, malgrado il Piemonte sia passato, domenica scorsa, in zona arancione. Sono Anita e Lisa, le due dodicenni che da inizio novembre seguono la didattica a distanza davanti alla loro scuola, la Calvino di Torino, perché vogliono tornare in classe. Ora assieme ad altri ragazzi di altri istituti – Foscolo, Nigra, Spinelli, Matteotti, Manzoni, Europa unita, Nievo e il liceo Gioberti – hanno deciso di seguire la didattica a distanza in Piazza Castello, proprio sotto l’ufficio del governatore. “Ci avevano promesso che saremmo tornati in aula – dicono gli studenti mentre seguono le lezioni seduti per terra e si proteggono dal freddo con delle coperte – invece ci hanno mentito”. “Condivido la necessità di riaprire la scuola media che è di prossimità – interviene un insegnante – siamo preparati dateci l’opportunità di aprire nuovamente”.

Il movimento “Priorità alla scuola” ha spiegato su Facebook le ragioni di adesione alla protesta: “Siamo l’unica Regione a non riaprire seconda e terza media. Il comitato tecnico scientifico si è espresso a favore della riapertura poiché gli studi a disposizione non evidenziano una correlazione tra incremento contagi e riapertura istituti”. E domandano: “Qual è la ratio dietro questa decisione? Quali sono le misure messe in atto per predisporre la riapertura?”. La scorsa settimana tuttavia l’assessore alla sanità, Luigi Icardi, in Consiglio regionale ha comunicato il numero dei contagi nelle scuole, nelle classi che sono rimaste aperte, e ha evidenziato che circa il 42% degli studenti delle medie sottoposto a tampone è risultato positivo nella settimana tra il 9 e il 16 novembre, un dato che sale al 54% se si prendono in considerazione professori e personale scolastico.

Contestata, perché giudicata incoerente, la posizione di Cirio che nelle stesse ore in cui affermava agli studenti in piazza di condividere la protesta, stava per varare un’ordinanza più restrittiva rispetto al Dpcm e alle misure nazionali, impedendo così la ripresa delle lezioni in presenza per tutta la scuola media. “Ho detto e ribadisco che sono felice che un ragazzo di 11-12 anni scenda in piazza per difendere il suo diritto alla scuola. Al di là del merito della questione, dimostra che sono ragazzi in gamba – afferma oggi dai microfoni di Radio Veronica One –. Ma un governatore deve valutare tutti gli elementi in gioco e io ho ascoltato quei ragazzi come gli epidemiologi della Regione. E ho deciso di salvaguardare la salute e la vita”. E rivolgendosi ai ragazzi che si sono detti “molto delusi” dalla sua posizione replica: “Presa in giro? Avrei preso in giro gli studenti se non fossi andato in piazza, non mi fossi seduto con loro, non avessi ascoltato. Ma ascoltare non significa necessariamente fare quello che ti chiedono, il governatore di una regione ha il dovere di assumere le decisioni ascoltando tutti”, aggiunge Cirio a proposito delle accuse mosse da Anita. “Bisogna valutare tutti gli elementi in gioco, e io ho ascoltato quei ragazzi come gli epidemiologi della Regione. E quando a un governatore vengono forniti elementi oggettivi che dimostrano che con la riapertura delle seconde e terze medie per soli 12 giorni si rischiava di aumentare il contagio e di poterlo attraverso i ragazzi a genitori e nonni durante le vacanze, allora ho deciso di salvaguardare la salute e la vita”.

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