EMERGENZA SANITARIA

Il Piemonte prepara il piano per la terza ondata del Covid

Il documento pronto entro fine mese. Zulian: "Ospedali ancora sotto stress. Mille ricoveri in più rispetto alla prima fase". Servono ancora interventi per rafforzare la medicina territoriale. Il ministero invia il protocollo. Icardi: "Continueremo a usare il nostro"

Un mese, forse meno, per dotare il Piemonte di un nuovo piano pandemico. Mentre la curva dei contagi segna un lieve calo che ci si augura sia costante e il numero dei nuovi ricoveri di pazienti colpiti dal Coronavirus, insieme all’aumento dei posti letto dovuto all’apertura dell’ospedale nel padiglione del Valentino, allontanano il rischio di collasso dei nosocomi, ci si prepara alla terza ondata. Che ci si augura non arrivi, ma certamente nel caso non improbabile ciò accada non può trovare il Piemonte con un sistema non pronto e migliorato, anche alla luce di quanto accaduto in questa seconda fase della pandemia.

L’ultimo aggiornamento del piano risale allo scorso 23 settembre, ma due mesi nell’epoca del Covid sono un tempo non breve o comunque non sufficiente da far ritenere ancora attuali le misure introdotte all’inizio dell’autunno, in vista di quello che potrebbe accadere dopo le festività se le misure restrittive adottate e il loro rispetto non dovessero garantire il continuo calo dei contagi e del ricorso agli ospedali. In ogni caso, come spiega il responsabile regionale per l’emergenza Covid Gianfranco Zulian “è necessario dotarsi di un nuovo piano pandemico, aggiornando parti di quello precedente e inserendone di nuove, proprio alla luce dell’esperienza di questi ultimi mesi”. 

Lo strumento normativo e operativo, in cui si stabiliscono e si indicano le azioni da attuare a seconda delle situazioni, con parametri di rischio e gravità con conseguenti interventi sia sulla rete ospedaliera che su quella territoriale, “contiamo sia pronto entro le fine del mese, non bisogna perdere tempo”, avverte Zulian sottolineando l’importanza del piano che viene elaborato sotto il coordinamento del responsabile della Programmazione dei servizi sanitari dell’assessorato Franco Ripa nell’ambito del Dirmei, il dipartimento ormai centro nevralgico e decisionale dell’emergenza. Oggi ci sarà un incontro con tutti i direttori sanitari delle Asl e delle Aso proprio per aggiornare la situazione, azienda per azienda ospedale per ospedale, incominciando a verificare potenzialità e criticità.

Come gestire, nei vari livelli di complessità della situazione, i posti letto negli ospedali, trasformazione di determinati reparti, aumento delle terapie intensive: sono solo alcuni dei punti che verranno aggiornati nel nuovo piano dove, come sottolinea ancora il medico chiamato a fine ottobre a rafforzare la direzione sanitaria regionale e sovrintendere le attività dell’Unità di Crisi e del Dirmei, “una parte molto importante deve riguardare la medicina territoriale”.

Con una pressione sugli ospedali che ha portato in questa seconda ondata a registrare, ad oggi, circa mille ricoveri in più rispetto alla primavera scorsa e l’aver sfiorato il crash in più di una struttura mette ancor più in evidenza l’importanza delle medicina del territorio, sia per intervenire tempestivamente evitando ricoveri non necessari, sia per fornire in maniera sempre più diffusa terapie domiciliari. “Purtroppo per anni si è pensato solo agli ospedali che oggi, peraltro, sono ancora sotto forte stress – osserva Zulian – e il territorio ha bisogno di essere rivisitato e potenziato”. 

E sempre oggi, nel pomeriggio, in commissione Sanità del consiglio regionale sarà presentato il lavoro prodotto dalla task force guidata da Ferruccio Fazio che aveva incominciato la sua attività lo scorso 21 aprile. Tutto lascia supporre che proprio dal lavoro del gruppo dell’ex ministro della Sanità, pur non limitato all’emergenza Covid, verranno indicazioni e linee guida da inserire nel piano pandemico atteso entro la fine dell’anno. Sulla medicina territoriale si annuncia una presa di posizione della Regione differente rispetto alle direttive del ministero della Salute. Con una circolare inviata lunedì il direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza e quello della Programmazione Sanitaria Andrea Urbani hanno comunicato le indicazioni operative per la gestione domiciliare dei pazienti Covid.

Leggi qui il Protocollo del Ministero

Ben 18 pagine per un protocollo che era stato già definito “troppo limitativo” dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi quando, nelle scorse settimane, erano state diffuse alcune anticipazioni. Un giudizio che oggi, di fronte all’atto ufficiale, dove i farmaci indicati e altri approcci da parte dei medici di famiglia risultano decisamente restrittivi, l’assessore non solo conferma, ma rafforza. “Ben prima che lo facesse il ministero, la Regione ha eleborato d’intesa con le rappresentanze dei medici e adottato un suo protocollo, che ha dimostrato di funzionare, con risultati decisamente apprezzabili e che ritengo uno dei migliori in assoluto. Continueremo ad applicare il nostro”.

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