PRIMA LINEA COVID

Iniezione di infermieri nelle Asl

Più di 2.700 hanno risposto al bando della Regione Piemonte per un contratto di tre anni. Intanto i sindacati tornano in piazza per chiedere l'uscita dal comparto, più tutele e stipendi più alti

Nel giorno in cui la Regione Piemonte annuncia che 2.776 infermieri hanno risposto al bando per un contratto di tre anni all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere, i sindacati scendono in piazza contro il Governo per chiedere più assunzioni, stipendi più alti e maggiori tutele per una figura che è in prima linea da quando è scoppiata la pandemia (e anche prima). Il bando regionale è scaduto lo scorso 5 dicembre. Capofila è l’Asl Città di Torino che in settimana completerà le procedure con la riunione della Commissione esaminatrice che stilerà la graduatoria degli ammessi: successivamente le Asl interessate procederanno all’assunzione del personale sulla base delle loro esigenze.

“La scelta del bando triennale è risultata vincente – esulta l’assessore alla Sanità Luigi Icardi – ed ora sarà possibile offrire una prospettiva di maggiore stabilità lavorativa nell’interesse sia di chi viene assunto, sia delle aziende sanitarie che assumono. L’esigenza di infermieri è certamente una delle priorità assolute, sia nell’immediato che nel medio e lungo termine”. Ma attenzione: “Sarebbe interessante sapere quanti di quegli infermieri che hanno risposto al bando già lavorano per le nostre aziende sanitarie” ammonisce Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato Nursing Up. Secondo lui il fabbisogno per il Piemonte oggi è di 3.500 nuove assunzioni di personale infermieristico.

La Regione fa notare che al 3 dicembre, data dell’ultima rilevazione, sono 4.445 le assunzioni di personale dall’inizio dell’emergenza Covid: 963 medici, 1.353 infermieri, 2.129 altri profili. A fronte di quanti pensionamenti o altre cessazioni? Impossibile saperlo. Da marzo ad oggi la Regione ha attivato circa 30 bandi: tra la primavera e l’estate, inoltre, l’Unità di crisi regionale ha indicato alle Asr la possibilità di attingere anche alle graduatorie di bandi pregressi a tempo indeterminato, fino a esaurimento.

Insomma, non manca la buona volontà, ma tutto questo rischia di non essere sufficiente. Questa mattina gli infermieri iscritti al Nursing Up si sono dati appuntamento davanti a piazza Castello, sede della Regione Piemonte, per chiedere “rispetto e considerazione” alla politica. La protesta è rivolta al Governo cui viene chiesta l’istituzione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri, assunzioni stabili, risorse per l’aggiornamento professionale, riconoscimento della malattia professionale in caso d’infezione, aggiornamento della normativa sulla direzione delle aziende di servizi alla persona e superamento del vincolo di esclusività, l’istituzione dell’infermiere di famiglia o di comunità per le cure territoriali con un piano assunzioni adeguato e messo in atto in tempi brevissimi, il riconoscimento di indennità specifiche per gli infermieri e tutte le professioni sanitarie. Tra le questioni sul tavolo anche l'uscita dal comparto sanità.

Un elenco difficile da soddisfare, ma intanto c’è qualche spiraglio. “Se il Piemonte vuole dare un serio impulso alla medicina di territorio è imprescindibile che venga istituita la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità, supportando questa strategia con un piano di assunzioni adeguato con contratti ad ampio respiro” ha affermato Delli Carri. Allo Spiffero aggiunge: “Gli infermieri italiani sono tra i più formati a livello mondiale ma hanno stipendi troppo bassi. Nelle settimane scorse un’agenzia internazionale ha offerto contratti da 3mila euro al mese più 500 di alloggio per andare a lavorare in Germania e Inghilterra mentre lo stipendio medio di un infermiere italiano è di 1.500 euro”. Così nella sola Asl Città di Torino trenta infermieri si sono licenziati da un giorno all’altro. 

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