VERSO IL VOTO

Chiamparino: "Con i sondaggi non avremmo avuto Castellani"

La scelta del candidato sindaco di Torino non può essere ridotta a una gara di popolarità. E a chi respinge la sua proposta del tandem tra Lo Russo e Salizzoni l'ex governatore replica: "Propongano delle alternative". Appello all'unità: "Non sia guerra tra casematte"

Può bastare un sondaggio a determinare la scelta del futuro sindaco di una grande città come Torino? Per rispondere Sergio Chiamparino si affida a una battuta, una delle sue, taglienti, buttata lì con un sorriso a mezza bocca: “Se ci fossimo affidati ai sondaggi non avremmo avuto Valentino Castellani”, il nome attorno a cui è nata una delle “esperienze civiche più significative a livello nazionale”. Del resto, fu proprio lui, all’epoca segretario subalpino di uno squinternato Pds, a gettare il cuore oltre l’ostacolo delineando il senso della sfida: “Meglio perdere con Castellani che vincere con Novelli”, disse. E fu una scelta che cambiò la storia dell’amministrazione e della politica cittadina del ventennio successivo.

L’ex sindaco e governatore ha dibattuto questa sera in un video-incontro con l'aspirante successore a Palazzo Civico,  Stefano Lo Russo, il sociologo Cristopher Cepernich e l’ex assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi. Un titolo eloquente, “Società civile e responsabilità politica” perché per dirla con Chiamparino “serve un momento di ascolto da parte della politica”, che però poi è chiamata a “un’assunzione di responsabilità”. Insomma, dai cittadini arrivano le domande, ma a indicare la strada devono essere i partiti. E stringendo il campo su Torino e sul centrosinistra, è evidente come sia il Pd a dover fornire le risposte.

Non a caso Chiamparino cita l’esperienza Castellani, il professore scelto dai partiti e dal cenacolo civico animato da Enrico Salza, mentre il riferimento ai sondaggi è fin troppo alla rilevazione di Scenari Politici che ha indicato nel chirurgo Mauro Salizzoni il più popolare tra i candidati in pectore. Di certo nel 1993 un sondaggio avrebbe premiato Diego Novelli, che ancora godeva di un’aurea di santità e che il sindaco lo aveva già fatto nel decennio della follia, ma sarebbe stata la scelta migliore? Più che interrogativi le sue sembrano domande retoriche dalla risposta quasi scontata.

“La politica deve esercitare una propria responsabilità – ha ribadito Chiamparino –. Quando sono stato consultato dal Pd, ho tentato di fare una proposta nell’esigenza di tenere insieme la più ampia parte della coalizione”, ma la sua proposta di ticket tra Lo Russo e Salizzoni, con il primo candidato a sindaco e l’altro a guidare la lista dem, è stata respinta proprio da uno dei due diretti interessati. Naturalmente da Salizzoni, che a oggi continua a considerarsi in corsa per fare il sindaco. “Una proposta non contro qualcuno – precisa Chiamparino – ma per consentire a tutte le figure coinvolte di dare il meglio”. Di qui la frecciata a quell’area che fa muro su Salizzoni: “Chi respinge questa proposta dovrebbe farne delle altre”.

Nel dibattito ricorrono parole quali ascolto (a chi sta fuori dal sistema politico), confronto (all’interno dei partiti e della coalizione), il tutto però senza che si arrivi a una “guerra fra casematte”. E per evitare certe derive Chiamparino fa appello nientemeno che a uno “spirito repubblicano di coalizione”, che può essere tradotto come un appello a un dialogo costruttivo volto a tenere insieme una coalizione che scricchiola evitando che qualunque sia il prossimo candidato sindaco si ritrovi poi “a camminare tra le macerie”. “Attenzione a non fare l’errore fatto nel 2016 – ha aggiunto Cepernich – quando si ricercò il dialogo con gli incerti e con le persone che non si riconoscevano più nella politica tradizionale solo nell’ultimo mese di campagna elettorale. Così vinsero i grillini”. “Va ritrovata una coesione profonda tra politica e società civile come avvenne con la giunta Castellani – ha concluso Lo Russo – con umiltà e rinnovata capacità di ricoprire il ruolo nobile della politica e dei partiti, che è quello di rappresentare le istanze vere di tutti”.

Che le primarie possano essere una soluzione ci credono ormai in pochi, al punto che già la prossima direzione del 18 gennaio potrebbe sancire la definitiva resa verso un’impresa impossibile per via della pandemia. Resta la politica: l’ascolto (non solo dei cittadini, ma anche degli amministratori locali e della base del partito), il confronto con gli alleati e infine “la responsabilità” di decidere.

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