VERSO IL VOTO

"Parte col piede sbagliato", FdI bacchetta Damilano

Al partito della Meloni non è piaciuta la prima uscita pubblica dell'imprenditore indicato da Salvini a sfidare il centrosinistra a Torino. Per il coordinatore regionale Comba "nessuna decisione è stata presa. E i complimenti ad Appendino poteva risparmiarseli"

Non c’è solo Forza Italia a premere il freno. Nell’incrocio delle candidature a sindaco di Torino il ruolo del vigile che alza il braccio intimando lo stop oggi lo interpreta Fratelli d’Italia, proprio mentre l’auto di Paolo Damilano sembrava ormai lanciata da Matteo Salvini verso la conquista di Palazzo Civico. “Non possiamo che accogliere come un elemento estremamente positivo la sua disponibilità – dice il coordinatore di FdI in Piemonte Fabrizio Comba – ma in questo momento non ci sono posizioni definite e definitive”. Il tavolo nazionale, attorno al quale siedono oltre al leader della Lega, anche Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, è stato congelato a causa della crisi di governo e il possibile slittamento delle urne non fa che aggiungere incognite su un’incoronazione che ai più sembrava scontata.

Torino, si sa, non è una realtà a sé stante, ma rientra in un accordo complessivo su tutte le città, accordo che al momento sembra ancora in alto marere. A oggi, dunque, l’imprenditore cuneese dell’acqua e del vino, deve accontentarsi di essere il candidato della Lega, ancorché lui continui a professarsi un “civico”. E proprio da chi dovrebbe sostenerlo, arrivano le prime bacchettate dopo le sue uscite pubbliche di ieri. Non sono piaciuti, infatti, i complimenti a Chiara Appendino, rivolti da Damilano per la gestione finanziaria del Comune: “Li ho trovati, come dire, unusual” sottolinea Comba. “Sei il candidato che si propone in alternativa a quel modello e come prima cosa di congratuli con il sindaco uscente?”. Che sia stata ingenuità o un malcelato tentativo di aggraziarsi una parte di quell’elettorato, l’operazione ha indispettito qualcuno e fatto trasecoplare altri, “a maggior ragione dato che proprio sui conti la sindaca grillina è inciampata in una condanna” prosegue Comba, riferendosi al caso Ream. “Al di là delle questioni giudiziarie, su cui noi restiamo garantisti, resta comunque il giudizio profondamente negativo verso questa amministrazione”.  

Oltre a essere politico ormai di lungo corso, già consigliere provinciale e regionale, Comba guida una realtà imprenditoriale nella filiera dell’automotive – la Oltre Srl – che occupa 1.400 dipendenti e ha pianificato per quest’anno 250 nuove assunzioni. È considerato tra le anime liberali di Fratelli d’Italia, da sempre vicino al co-fondatore Guido Crosetto, con il quale pare condivida anche le perplessità su Damilano. “Non è vero – si schermisce – io e Paolo siamo anche amici e sono sicuro che potrebbe essere un ottimo candidato sindaco, solo che mi pare non abbia ancora compreso bene alcune liturgie politiche”. Per esempio? “Lui continua a definirsi un civico, ma mi pare che stia sottovalutando il ruolo dei partiti. La sua indicazione non è arrivata da un gruppo di associazioni o comitati di inquilini, ma dal principale partito del centrodestra e se il suo è tra i nomi in ballo è proprio perché ha ricevuto l’investitura di Salvini”.

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Insomma, il fulcro della sua proposta (politica) sarà pure Torino Bellissima, con una squadra di “candidati trasversali” in grado, a suo dire, di allargare il consenso oltre il perimetro del centrodestra, ma senza i partiti Damilano rischia di fare poca strada. E comunque il primo passo non è piaciuto. C’è sicuramente il timore che una destra troppo identitaria possa far scappare il voto moderato ma anche su questo Comba precisa: “Si tratta di elezioni amministrative e poi oggi Fratelli d’Italia non è un piccolo partito erede della destra italiana, ma una forza che si sta allargando ad altre esperienze ed è in grado di rappresentare appieno il mondo popolare e liberare”.

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