TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd di Torino in libertà vigilata

Autonomia al partito locale nella scelta del prossimo candidato sindaco, "ma evitiamo strappi" ammoniscono gli uomini (e le donne) di Zingaretti. Dal vertice in streaming la conferma del Rousseau dem: "Disponibile entro fine febbraio". Scintille tra Furia e Valle

Un incontro interlocutorio, come si dice per evitare di dire che nulla è stato deciso. Qualche allusione da una parte e dall’altra ma nessun reale affondo. In un confronto durato meno di un’ora si è però sciolto il gelo calato nei giorni scorsi tra il Nazareno e la Federazione del Pd di Torino. La disputa, neanche a dirlo, si è consumata attorno alla scelta del futuro candidato sindaco del capoluogo. Le fazioni in campo sono sempre le stesse e si dividono tra Stefano Lo Russo, capogruppo dem in Sala Rossa e gran censore dell’amministrazione Appendino, e Mauro Salizzoni, chirurgo in pensione e vicepresidente del Consiglio regionale, bandierina della sinistra interna che nel rapporto coi Cinquestelle si è mostrato più indulgente.

Ma chi sceglierà tra i due contendenti? Per dirla con Caterina Bini è in atto un “percorso di accompagnamento nel rispetto dell’autonomia dei gruppi dirigenti locali”. Lei è la responsabile Enti Locali della segreteria di Nicola Zingaretti e ha partecipato questo pomeriggio al vertice assieme a Nicola Oddati, Chiara Braga, Marco Furfaro e Stevano Vaccari. È la task force del segretario che dovrà sovrintendere alla cernita dei candidati nelle principali città al voto. L’assenza del più alto in grado, il vicesegretario Andrea Orlando, ha subito dissipato i dubbi (per qualcuno i timori) di un possibile ultimatum al numero uno torinese Mimmo Carretta, per i suoi avversari interni colpevole di aver chiesto e ottenuto dalla Direzione del partito il mandato a chiudere la partita in tempi brevi. Una fuga in avanti? “Ribadisco che la decisione spetta al livello locale” prosegue Bini in un colloquio telefonico con lo Spiffero. Naturalmente, però, è auspicabile la ricerca della “massima unitarietà del partito”. Nessun commissariamento, come qualcuno ha sperato, della Federazione di Torino: né formale né di fatto. Ma il faro su Torino è acceso. “La gatta frettolosa fa i gattini ciechi” è stato l’altolà di Oddati.

Anche sugli strumenti da adottare per la scelta del candidato viene garantita, almeno formalmente, massima autonomia ai vertici locali. Entro la fine di febbraio, verosimilmente, il partito nazionale dovrebbe mettere a disposizione l’applicativo per le primarie online, con una piattaforma alla quale sarà necessario registrarsi prima del voto così da circoscrivere e verificare la platea dei partecipanti. Dunque primarie nell’uovo Pasqua? “Noi offriamo solo uno strumento in più per superare eventuali divisioni” ribadisce Bini.

L’intervento degli uomini di Zingaretti sicuramente un effetto l’ha avuto ed è stato quello di frenare l’iniziativa di Carretta. Il mandato della Direzione parlava di una decisione da prendere entro fine gennaio, il Rousseau dem non arriverà prima di un mese. “Gli strappi, è evidente, che a noi non piacciono” ammonisce Caterina Bini. È anche una guerra di nervi.

La tornata amministrativa s’intreccia con la crisi di governo e per stringere ulteriormente l’abbraccio in cui sono cinti Pd e M5s, l’auspicio dei vertici nazionali è che l’ampliamento del perimetro della maggioranza si spinga fino ai confini dell’inimmaginabile (almeno un paio d’anni fa). Poi la concessione: “Ci rendiamo conto che non tutte le realtà sono uguali: a Torino e Roma abbiamo avuto sindaci M5s e lì sappiamo che, quantomeno al primo turno, è difficile una convergenza”. Ciò non toglie che “dove c’è la possibilità lavoriamo per estendere la coalizione in un quadro coerente con quello che si compone a livello nazionale”, ribadisce Bini.

Durante l’incontro – cui hanno partecipato anche il segretario piemontese Paolo Furia e la sua vice Monica Canalis, il presidente metropolitano Domenico Cerabona, il capogruppo in Regione Raffaele Gallo, il coordinatore della segreteria subalpina Daniele Valle e il responsabile dell’Organizzazione Saverio Mazza – non è mancata qualche scintilla tra il livello regionale (a favore di Salizzoni) e quello provinciale, pro Lo Russo. Alle doglianze di Furia riguardo l'indisponibilità dell'altra fazione a valutare nomi alternativi a quelli del capogruppo dem, così da superare il ballottaggio con il chirurgo, aprendo la strada a una terza via, Valle ha risposto che a oggi non c'è un testa a testa tra due candidati, ma un nome sul quale si è coagulata la maggioranza del partito (Lo Russo, appunto) e una serie di alternative tra le quali è divisa la minoranza (oltre a Salizzoni nel Pd sono in campo Enzo Lavolta e Gianna Pentenero, entrambi esponenti della sinistra interna). La riunione si aggiorna tra una settimana.

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