GIOCO DEI COLORI

Piemonte in giallo (da lunedì)

Cirio vince l'estenuante braccio di ferro con il ministero. Riconosciute le due settimane "piene" trascorse in zona arancione. Nel cruscotto in questo momento non c'è più una spia accesa: Rt intorno allo 0,8, terapie intensive e ricoveri ordinari sotto soglia

Alla fine il governo si è convinto. Il Piemonte è giallo e in tale zona torna. Con un’avvertenza: il passaggio avverrà da lunedì e non da domenica come finora è avvenuto per i cambi di colore. Il presidente Alberto Cirio con i suoi colleghi ha avuto la meglio dell’estenuante braccio di ferro con il ministro Roberto Speranza che, fino all’ultimo, ha sostenuto un’interpretazione restrittiva del conteggio dei 14 giorni in cui secondo il Dpcm una regione deve rimanere in una zona prima di essere promossa. Nel cruscotto in questo momento non c'è più una spia accesa: Rt puntuale allo 0,82 (medio a 0,89), terapie intensive e ricoveri ordinari sotto soglia.

Il Ministero riteneva che i 14 giorni di dati da zona gialla avrebbero dovuto decorrere solo dalla data di rilevamento, cioè il 22 gennaio. Cirio ha fatto notare che però quei dati si riferiscono all’11-17 gennaio. Da qui la levata di scudi del governatore: “Sappiamo bene – ha aggiunto Cirio – che questo è il momento della responsabilità, e noi l’abbiamo sempre dimostrata, visto che gli attuali numeri del Piemonte sono anche il frutto del sacrificio di tanti piemontesi e delle tante cose buone fatte dal servizio sanitario regionale. Ma responsabilità vuole dire anche chiarezza. Quello che chiediamo è di sapere se i 14 giorni dall’11 al 24 gennaio, che a noi risulta sono da zona gialla, vengano considerati reali. Se il Ministero invece vuole partire dal 22, cioè dal momento in cui quei dati sono stati certificati, vogliamo capirne le motivazioni”. Alla fine ha prevalso un po’ di buonsenso, seppur tardivo: Speranza non rinnoverà l’ordinanza in scadenza il 31 gennaio e, quindi, il Piemonte grazie al downgrade potrà riaprire bar e ristoranti (fino alle 18) e si potrà tornare a visitare i musei.

“Chiarezza – aveva detto Cirio nel pomeriggio incalzando il Governo – vuole anche dire che non si può attendere due giorni prima per dire ai cittadini quale sarà il loro futuro. È un problema che non riguarda solo questa settimana ma c’è sempre, perché se il meccanismo delle zone funziona, e funziona, deve essere però anticipato nei tempi. Ci serve solo un sì o un no. Lo dico senza nessuna volontà, né polemica né strumentale, ma vogliamo che questa chiarezza ci sia, perché su questo imposteremo il lavoro delle settimane a venire”.

L’attesa del responso romano ha ulteriormente esasperato gli animi di quelle categorie legate alla somministrazione maggiormente vessate non solo dalle restrizioni ma anche dall’incertezza. “Siamo a venerdì inoltrato e ancora non è certo in quale fascia sarà collocato il Piemonte. È inaccettabile che le migliaia di imprese della somministrazione del Piemonte debbano essere sballottate fra chiacchiere e ipotesi fino all’ultimo minuto”, ha tuonato il presidente di Confesercenti Torino, Giancarlo Banchieri. “Riavviare un ristorante o un bar – aggiunge – significa programmare scorte e acquisti, organizzare il personale, contattare per tempo i fornitori. Non basta qualche ora. Anche questa vicenda dimostra il preoccupante distacco fra la politica e la vita reale dei cittadini e delle imprese. Purtroppo, non è la prima volta che ciò accade ma in questo caso è ancora più grave. Questo significa accanirsi su aziende già in ginocchio e disprezzare il lavoro di tanti operatori. Non si capisce perché i dati non potrebbero essere diffusi in mattinata. Forse basterebbe un po’ di organizzazione in più: il governo prenda esempio dalle imprese, magari le cose andrebbero meglio per tutti”.

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