DEMOGRAFIA

Piemonte più piccolo e vecchio

Continua a diminuire la popolazione e cresce la sua età media (superiore a quella nazionale). Aumentano gli stranieri e i laureati. Resta alto lo squilibrio di genere nell'accesso al mondo del lavoro. I dati del Censimento Istat

Un Piemonte sempre più piccolo e più vecchio. Diminuisce la popolazione e aumenta la sua età media, così la regione si ritrova ad arrancare anche dal punto di vista demografico. Si fanno sempre meno figli e con la crisi economica gli stranieri che arrivano da oltreconfine non bastano a compensare il trend. È quanto emerge dal censimento dell’Istat secondo cui l’età media nella regione è di 46,8 anni contro i 45,2 dell’Italia che è già di per sé uno dei Paesi più “vecchi” del mondo. Una tendenza che può costituire un problema anche dal punto di vista economico, poiché è la cosiddetta popolazione attiva a generare, attraverso il lavoro, quella ricchezza che poi viene redistribuita in servizi ai più fragili e non solo.

Gli abitanti piemontesi alla fine del 2019 sono 4.311.217, con una riduzione di 17.348 rispetto all’anno precedente e di 52.699 a confronto con il 2011. Rispetto a dieci anni orsono, i residenti diminuiscono in tutte le province, ma la contrazione è stata maggiore a Biella e Vercelli. Più della metà dei residenti è concentrato nella provincia di Torino, dove la densità abitativa nell’arco di otto anni ha subito una contrazione, passando da 329,25 a 326,79 abitanti per chilometro quadrato.

Aumentano i cittadini stranieri, che crescono dell’1,7% in media ogni anno. In salita soprattutto ad Alessandria (+2,6%) e Novara (+2,1%). Sono più giovani rispetto agli italiani, mediamente di quasi quattordici anni, sebbene anche loro registrino un progressivo invecchiamento. Più della metà di questi proviene da un paese europeo, un quarto è originario di un paese africano. La comunità straniera più numerosa è quella dei rumeni che sono quasi il 34% del totale degli immigrati residenti in Piemonte. Crescono i laureati. Secondo l’istituto di statistica, nell’arco di otto anni cala di oltre un terzo la presenza di analfabeti. Più numerosa è la forza lavoro, forte di una maggiore presenza di persone in cerca di occupazione. In Piemonte gli occupati rappresentano quasi metà della popolazione, il 48,3% contro il 45,6% della media nazionale. Positivo anche il confronto sulla disoccupazione, di tre punti più bassa della media nazionale.

Ancora forte lo squilibrio di genere nel mondo del lavoro. Il tasso di impiego maschile nella regione è al 55,7%, oltre dieci punti più elevato di quello femminile. Dicono lo stesso le cifre sulla disoccupazione che mostrano un tasso pari al 8,9% per gli uomini e al 11,6% per le donne. Squilibrio significativo, seppure lievemente migliore rispetto al dato nazionale che riporta un divario di genere di diciassette punti per il tasso di occupazione e di quattro per il tasso di disoccupazione.

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