IL NUOVO GOVERNO

Nella partita dei sottosegretari il Piemonte cerca la rivincita

Con la sola cuneese Dadone tra i ministri, i partiti sperano di strappare qualche poltrona nelle seconde file del governo. Nel Pd la rivolta delle donne mette fuori gioco Giorgis. In Forza Italia scalpitano Malan e Pichetto. Castelli "quasi" sicura, buone chance per Carabetta

Se il segretario del Pd Nicola Zingaretti, per mettere una toppa allo squarcio aperto con l’assenza femminile del suo partito nel Governo, terrà fede all’annuncio di chiedere solo donne per i posti di sottosegretario e Mario Draghi deciderà di accogliere questa richiesta, ci sarà la certezza matematica per i dem piemontesi di perdere l’unico loro esponente nell’esecutivo Conte 2, ovvero Andrea Giorgis, il cui borsino aldilà della possibile e probabile compensazione di genere, viene dato ora dopo ora in forte calo.

Ma questo è solo uno dei tanti aspetti e delle altrettanti variabili che accompagnano i pronostici sulle poltrone di seconda fila dell’esecutivo dell’ex presidente della Bce. Se il fragoroso inciampo del Pd, maldestramente imputato da molti suoi imbarazzati esponenti a una scelta del tutto automa del presidente del Consiglio, che ha suddiviso i tre ministeri in base alle principali correnti, potrebbe tagliar fuori tutti gli uomini, guardando sempre entro i confini del Piemonte, potrebbe aprire la strada per un posto di sottosegretario alla cuneese Chiara Gribaudo, in predicato per una posizione di questo tipo già all’epoca del precedente governo. Per lei, impegnata sui temi del lavoro ma anche del sociale, ci potrebbe essere una chiamata forse non tanto nel dicastero di Andrea Orlando, quanto magari in quello delle Pari Opportunità e Famiglia affidato alla renziana Elena Bonetti. E deve sperare in un ripensamento di Zingaretti o in una scelta autonoma di Draghi il senatore Stefano Lepri, le cui ambizioni a rivestire un incarico nel settore del welfare sono note da tempo.

Circola il nome di Enrico Borghi, il dem piemontese maggiormente in ascesa sul piano nazionale, anche se – non si sa se per scaramanzia o per altro – il deputato ossolano spiega di stare bene dove sta, ovvero a fare il segretario d’aula e il componente del Copasir, ruolo quest’ultimo che lo proietta spesso in raffinate analisi di scenari economici e internazionali. E proprio l’incarico nel comitato di controllo sui Servizi potrebbe assumere ancor più rilevanza alla luce del cambio della presidenza, dall’attuale Raffaele Volpi (Lega) ad Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, visto che la guida del comitato spetta a un parlamentare della minoranza.

Questione di genere, ma anche di numeri e di geografia. Stante il limite di 60 tra ministri e sottosegretari, questi ultimi tolto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli saranno 36 e secondo quel che risulta a pressoché tutti i partiti l’indicazione del Colle e l’intenzione di Palazzo Chigi sarebbe quella di nominarli esclusivamente tra i parlamentari. E visto un certo sbilanciamento nella scelta dei ministri a favore del Nord è evidente che si avrà una controspinta del Sud nelle seconde file. 

Un risiko, insomma, dove se il Pd ha le grane di cui si è appena detto, sul fronte del centrodestra e precisamente in casa di Forza Italia che su tre ministri ha due donne, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini equamente divise tra Sud e Nord e un uomo del Nord come Renato Brunetta, ma tutti e tre deputati si ragiona su una compensazione, stavolta guardando anche proprio al Senato. E questo potrebbe agevolare, nell’ambito degli eletti in Piemonte, il parlamentare di lunghissimo corso Lucio Malan così come il suo collega Gilberto Pichetto, politico affine a un esecutivo come questo, uomo dei bilanci e dei conti, mai come oggi utile nella macchina di governo alle prese con la spesa dei miliardi del Recovery plan, ma anche con un’ordinaria amministrazione in cui maneggiare i numeri in una maggioranza estesa e composita come l’attuale conta eccome.

Nei Cinquestelle che hanno visto riconfermare la cuneese Fabiana Dadone, si dà per certa una poltrona di sottosegretario o viceministro per Laura Castelli, probabilmente non più al Mef ma al Lavoro, mentre scarse sono le chance dell’ex ministra all’Innovazione Paola Pisano. Sulla soglia di un ufficio da sottosegretario Luca Carabetta. Per lui l’Ambiente o la Transizione Digitale, vista la sua esperienza nel settore dell’Ict.

E la Lega, che su tre ministri ha due lombardi e una veneta? Forza di stragrande maggioranza al governo del Piemonte, resterà a becco asciutto? Pare di no, visto che si starebbe preparando per una seconda fila di un ministero economico l’ex sindaco di Arona Alberto Gusmeroli. Laurea economia come Giancarlo Giorgetti e come il neoministro al Turismo Massimo Garvaglia, il deputato piemontese non condivide solo il percorso universitario con i due compagni di partito, ma anche quell’appartenenza alla parte, appunto, giorgettiana e quello skill economico certo più confacente al Governo Draghi che non alle ormai sfumate battaglie sovraniste e populiste del Capitano.

Segnalate le legittime ambizioni dell’ex assessore regionale Elena Maccanti, mentre continua a spegnere i rumors su di lui Roccardo Molinari spiegando di rimanere assai bene lì dove sta, ovvero a presiedere il gruppo della Lega a Montecitorio. E se Azione è rimasta esclusa dai ministeri molti indicano un probabile ritorno al Governo di Enrico Costa in quella casella che certamente verrà riservata alla formazione politica di Carlo Calenda, cui è approdato da mesi il parlamentare ed ex ministro di Mondovì.

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