ECONOMIA DOMESTICA

Il Piemonte regge l'urto

È stabile la produzione industriale dell'ultimo trimestre 2020. Nel complesso fa meglio di Lombardia e Veneto. Componentistica auto e aerospazio sono i settori trainanti. Tra le province male Biella, fiaccata dalla crisi del tessile. Solo un'impresa su tre ha investito

Tiene la produzione industriale in Piemonte. Nel 2020 la flessione è stata del 5,9% rispetto al -0,5% del 2019, ma il dato più incoraggiante arriva dall’ultimo trimestre dell’anno scorso in cui il crollo produttivo generato dalla pandemia si è fermato e la produzione industriale è risultata stabile rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. La stazionarietà della produzione industriale si associa a un andamento debolmente positivo degli ordinativi interni (+0,4%) e a un rimbalzo consistente evidenziato dagli ordinativi sul mercato estero (+17,3%). Il fatturato totale segna un +0,4% mentre la componente estera mostra ancora una lieve flessione (-0,9%). Il grado di utilizzo degli impianti sale dal 61,8 del III trimestre al 62,7%.

Lo segnala l’indagine di Unioncamere Piemonte realizzata con gli Uffici studi delle Camere di commercio e in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il tessuto manifatturiero piemontese nel 2020 ha tenuto meglio rispetto a quello lombardo (- 9,8%), a quello veneto (-8,7%) e a quello medio italiano (-10,9%). “Questa fase emergenziale, che dura da un anno - commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia – continua a condizionare la vita delle nostre produzioni e delle aziende. La priorità è garantire alle imprese gli strumenti necessari, tra cui quelli finanziari, per superare quelli che speriamo siano gli ultimi mesi di sofferenza: la vaccinazione è l’unica strada che ci permetterà da un lato di tornare a produrre ai livelli pre-Covid e dall'altro di rilanciare i consumi e stabilizzare l'occupazione. Avremo a disposizione, inoltre, le risorse europee”.

È la filiera tessile a registrare nel quarto trimestre il risultato peggiore (-16,2%). Ancora negativo il comparto meccanico (-3,6%) e, diversamente da quanto avvenuto nel periodo precedente, anche quello alimentare (-0,9%). Stazionaria la produzione di autoveicoli, cresce quella delle aziende della componentistica auto (+6,5%) e del comparto dell’aerospazio (+4,5%). E proprio questi ultimi due settori – core business di Torino e della sua area metropolitana – hanno consentito a tutta la regione di reggere l’urto della crisi dovuta al Covid.

Sono le piccole e piccolissime aziende quelle che pagano più di tutte la situazione. Una struttura precaria, difficoltà di accesso al credito e scarsa internazionalizzazione le rendono ancor più fragili, mentre le più grandi sono le prime a uscire dalle secche. A soffrire in maniera pesante della situazione di emergenza sono le realtà di micro dimensioni (0-9 addetti), per le quali la produzione nel quarto trimestre ha ancora registrato un calo del 1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Le piccole imprese (10-49 addetti) e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano una flessione più contenuta, rispettivamente pari a 0,6 e 0,7 punti percentuali. Una netta inversione di tendenza rispetto ai trimestri precedenti contraddistingue, invece, le imprese di grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano una crescita tendenziale della produzione dell’1,3%. L’anno scorso il 29,5% delle imprese manifatturiere piemontesi ha effettuato investimenti, il 29,8% non lo ha fatto a causa della pandemia, mentre il 40,7% non lo avrebbe fatto comunque. La maggior propensione a investire è nelle industrie chimiche e delle materie plastiche, quella più bassa nella filiera del legno e in quella tessile. Il 94,1% delle grandi imprese ha effettuato investimenti, mentre la percentuale scende al 21,2% nelle micro imprese.

A livello territoriale Biella paga il calo più elevato (-14,3%), risultato imputabile alla contrazione del settore tessile che in parte influisce anche su Vercelli (-4,9%) dove non basta la crescita del comparto chimico a controbilanciare. In negativo anche il dato di Alessandria (-3%), territorio in cui la gioielleria, comparto di specializzazione della provincia, segna una forte battuta d’arresto. Stazionaria la produzione di Verbania (-0,3%), sostenuta dal comparto dei metalli e dalla chimica, e di Cuneo (+0,1%). Cresce, infine, la produzione industriale di Torino (+1,1%), grazie ai mezzi di trasporto e all’elettricità ed elettronica, e di Asti (+1,5%), realtà in cui la performance non brillante dell’alimentare viene compensata dalla crescita della chimica-gomma-plastica. Il risultato migliore appartiene a Novara che, grazie alla crescita a doppia cifra della rubinetteria e del valvolame, segna un +2,7%.

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