POTERE & POLTRONE

Crt, manovre per il nuovo cda centrodestra in fibrillazione

Nessuno degli uscenti può essere riconfermato e si pensa di promuovere sei membri "anziani" del Consiglio di Indirizzo. Ma in tal modo la Regione guidata da Cirio si ritroverebbe rappresentata da un consigliere espresso dalla precedente giunta di centrosinistra

L’occasione è ghiotta. A metà aprile quando in concomitanza con la presentazione del bilancio, la Fondazione Crt dovrà rinnovare il cda, nessuno degli attuali componenti potrà essere riconfermato avendo cumulato due mandati, nei quali viene compreso anche quello eventualmente ricoperto nel Consiglio di indirizzo. Un ricambio completo della squadra che di certo non rattrista il presidente Giovanni Quaglia, il cui incarico non è in scadenza, spesso costretto a misurarsi in estenuanti dispute con alcuni degli attuali componenti, in particolare con le due vice, Anna Chiara Invernizzi e, soprattutto, Anna Ferrino. Quindi, aria nuova in un organismo che a detta di numerosi membri del parlamentino è parso in questi anni eccessivamente autoreferenziale, formula che tradotta significa aver fatto incetta di incarichi e assunto decisioni strategiche senza lasciare neppure le briciole ai livelli sottostanti.

Come trovare i successori, mantenendo un equilibrio senza aprire assalti alla diligenza e rumorose manovre tanto più in un momento difficile e delicato come questo, con la prospettiva dell’arrivo sui territori della massa di denaro del Recovery fund e una crisi che potrebbe disvelare effetti ancor peggiori nei prossimi mesi? La risposta immaginata dal notabile cuneese saldo da tempo in via XX Settembre è tanto apparentemente banale quanto capace di fornire la quadratura del cerchio. L’ex presidente della Provincia Granda la soluzione l’ha trovata nello schema che prevede di “promuovere” nel cda i componenti più anziani per mandato del Consiglio di indirizzo, facendo terminare loro il secondo giro non nel più ampio consesso, ma nel ristretto board la cui durata è fissata in 4 anni. Una sorta di premio al cursus honorum interno alla fondazione.

In base a questo schema nel futuro cda dovrebbero, quindi, essere nominati Caterina BimaDavide Canavesio, proiettato sulla poltrona di vice, Marco GiovanniniMaurizio IrreraAntonello MontiPierluigi Poggiolini Giuseppe Pichetto. Sette nomi per sei posti, ma è un problema già superato visto che Pichetto, figura storica del sistema camerale, avrebbe declinato l’offerta. Tutto risolto? No. Su Poggiolini, uomo del Politecnico, ci sarebbero forti dubbi circa il sostegno dell’ateneo, al punta da mettere in forse la promozione.

Ad avere tutti i requisiti per rispondere al disegno di Quaglia è anche Anna Maria Di Mascio, incarichi di vertice nel mondo della cooperazione e del terzo settore e soprattutto indicata dalla Regione quando l’ente era governato dal centrosinistra. Un particolare che non è certo un dettaglio da poco agli occhi dell’attuale maggioranza di centrodestra, tant’è che tra i primi ad aggrottare le sopracciglia si annoverano l’assessore leghista Fabrizio Ricca e il suo collega di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone. Ma anche il resto della maggioranza sarebbe così contento di essere rappresentato nella cassaforte torinese, praticamente per l’intera durata della legislatura, da una indicata dagli avversari e, non di meno, che si è distinta in più di una dura critica nei confronti dell’assessore leghista Chiara Caucino e dell’altra amazzone della squadra di Alberto Cirio, la sorella d’Italia Elena Chiorino. Questo nodo, spiccatamente politico, è il vero tema che potrebbe diventare un problema alla realizzazione del piano Quaglia. In sovrappiù spunta pure Chiara Appendino. La sindaca grillina, forte anche del posticipo delle elezioni, avrebbe infatti speso ben più di una parola a favore della nomina di Alessandra Siviero, presidente della Fondazione per l’architettura. E anche questo elemento potrebbe far vacillare l’architrave della costruzione che il numero uno di via XX Settembre sta allestendo per favorire una transizione la più tranquilla possibile,

Lo schema avrebbe come naturale conseguenza il liberarsi, a cascata, di sei posti nell’ambìto Consiglio di indirizzo aprendo così ulteriori spazi che, nel caso, verrebbero colmati sia con il sistema della cooptazione (tre, Bima, Canavesio e Giovannini, sono stati scelti in tal modo) sia con i bandi per la formazione delle terne da presentare al Consiglio cui spetta la nomina. 

Un risiko, come sempre accade quando la posta in gioco sono posti tanto importanti quanto agognati da molti, che Quaglia cerca di rendere agevole, ma consapevole che più di un imprevisto può presentarsi anche quando tutto appare definito. Un gioco da quale sembra, per la prima volta, star fuori Fabrizio Palenzona. Da sempre protagonista di trattative riservate e cruciali, stavolta Furbizio sembra scomparso dai radar che segnalano incontri dove si decidono strategie e si assegnano posti. Un’assenza che se lascia un po’ straniti i palenzoniani di ferro, resta un segnale tutto da interpretare.

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