LOTTA AL COVID

Anche la burocrazia frena i vaccini

Un modulo da compilare in cartaceo, poi il caricamento dei dati su un applicativo che spesso si blocca. Così le operazioni di immunizzazione si scontrano con le scartoffie e i tempi si dilatano

Un modulo cartaceo di dodici pagine da compilare sul posto e da consegnare all’operatore sanitario, il quale a sua volta deve caricare tutti i dati sulla piattaforma informatica. C’è anche la burocrazia a rallentare le operazioni di vaccinazione in Piemonte (e non solo). Un consenso informato ultra dettagliato con tutti i rischi che può provocare il vaccino oltre a un’anamnesi approfondita su malattie pregresse o in corso, eventuali allergie. Tutte informazioni che un medico di base ha già riguardo al suo paziente, ma che al momento dell’iniezione contro il Covid vanno riportate nuovamente sulla modulistica. La questione è emersa ieri durante i lavori della sottocommissione d’indagine sulle misure messe in campo dalla Regione contro la pandemia. Il Pd parla di “farraginosità burocratiche” che rallentano il processo. “Possibile che nel 2021 questi passaggi di anamnesi e informazione non possano anticiparsi o almeno svolgersi con supporti digitali? Che fine ha fatto il fascicolo elettronico? Alla fine della campagna vaccinale piemontese avremo usato carta equivalente a un bosco. Ma è davvero necessario?” si chiedono i consiglieri dem Daniele Valle e Domenico Rossi. Già un consenso informato per un vaccino somministrato su base volontaria sembra un eccesso di zelo: “Se sono qui è perché voglio farlo” taglia corto uno dei tanti che si è sottoposto a una procedura che tra scartoffie e iniezione impiega in media mezz’ora. Chissà quanto tempo si potrebbe risparmiare asciugando un po’ la burocrazia. (Scarica il modulo)

Anche perché nonostante i tanti annunci, la Regione non ha ancora sciolto il nodo del personale. Il coinvolgimento effettivo dei medici di medicina generale ancora non è avvenuto, gli specializzandi sono in buona parte tornati nelle loro aule universitarie, dopo essere stati catapultati in corsia da un giorno all’altro nelle ondate precedenti, e con l’accelerazione dell’epidemia il trasferimento di operatori dei Sisp (Servizi di igiene e sanità pubblica) alle vaccinazioni rischia di accentuare i problemi atavici del Piemonte sul contact tracing. La coperta è corta. Nella prima ondata i Sisp erano sono stati rinforzati con personale “prestato” da altri servizi, nel corso della seconda ondata hanno proceduto al reclutamento di giovani medici neolaureati che a cavallo tra 2020 e il 2021 hanno offerto il proprio contributo, formandosi sul fronte della pandemia. Ora è arrivato per molti di loro, oltre la metà secondo le stime espresse in audizione, il tempo di cominciare la specializzazione e le rigidità del percorso formativo li obbliga a abbandonare il posto per tornare in università. “Si dilapida così una grande esperienza e si rischia di non poterli sostituire, agli albori di una terza fase che si preannuncia cruenta”.

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