POLVERE DI (5) STELLE

Appendino divide i Cinquestelle: "Impossibile l'alleanza con il Pd"

Guardando al proprio futuro politico la sindaca lancia la proposta di dar vita alla coalizione "contiana" sotto la Mole. Ma tra i primi a prendere le distanze sono proprio i suoi compagni grillini per nulla intenzionati a fare da cavia al laboratorio Torino

Nemo propheta in patria. Nel giorno in cui Chiara Appendino lancia l’intesa tra Pd, M5s e Leu sul modello del BisConte per Torino, è proprio tra i Cinquestelle della Mole che si manifestano le prime contrarietà alla sua iniziativa. La mossa è evidente, smaccatemente sfacciata: posizionarsi sullo scacchiere nazionale per ritagliarsi uno spazio nei nuovi assetti interni a un M5s guidato da Giuseppe Conte. Ponendosi in sintonia con quell'idea di coalizione progressista delineata dall'ex premier e dal segretario dimissionario del Nazareno, Nicola Zingaretti. Anzi, se possibile addirittura anticipandola a casa propria, proponendo un laboratorio Torino. Sacrificio da poco, visto che lei ha già deciso di non ricandidarsi. Ma, evidentemente, i compagni di Chiara non ci stanno a fare da cavia. Soprattutto se in gioco ci sono (quasi solo) le sue ambizioni.

E non sono pochi a dirle no, a partire proprio da quelli che in Sala Rossa sono considerati i più vicini alla prima cittadina. “Continuare a dire che per battere le destre serve una alleanza anche su Torino, avrà come effetto finale quello di favorire proprio il centro destra – scrive su facebook l’ex presidente della Sala Rossa Fabio Versaci –. Le alleanze si creano parlando e coinvolgendo la propria base politica per spiegare ai cittadini quale sia davvero l’obiettivo politico, le alleanze forzate create nei palazzi a colpi di intervista non servono a nulla”. Per Versaci, possibilista su alleanze a livello nazionale, ogni ipotesi di intesa locale a Torino “è impossibile”. Posizione diametralmente opposta a quella del suo successore, Francesco Sicari, anche lui fra i consiglieri più vicini ad Appendino, il quale parla invece di “intervista coraggiosa. Serve molto coraggio per rimettere al centro della discussione politica quel perimetro di coalizione, Pd+Leu+M5s che abbiamo conosciuto durante il Governo Conte 2. Chi oggi lavora ad un progetto nuovo ha tutto da perdere – aggiunge – diversamente, chi vuole elemosinare un posto in lista nel partito può tranquillamente stare in silenzio e coccolare il possibile candidato di turno. Sono spinto in questo momento da quell’entusiasmo che negli ultimi anni/mesi ho perso – conclude – un entusiasmo al quale non voglio più rinunciare, anche a costo di non essere rieletto”.

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