Cavalieri bianchi, "prenditori" e illusioni

Qual è la distanza tra 4 milioni di euro e 40? Non in termini aritmetici, ovviamente, ma economici. Meglio: basta presentarsi con quella cifra per convincere altri  imprenditori a entrare come partner insieme a Italvolt per finanziare e costruire la gigafactory a Scarmagno? Tralasciamo la scia di indagini che hanno fatto il contropelo all’imprenditore che si presenta con un decimo dei soldi e chiede ad altri finanziatori di metterci il 90% promettendo 4 mila posti di lavoro più l’indotto, per un totale di 15mila addetti secondo alcuni. Tutto ciò ricorda davvero i molti “cavalieri bianchi” transitati per il Piemonte e alcuni finiti anche oltre le sbarre.

La credibilità è, credo, l’elemento essenziale per ottenere sostegno economico. Persino uno degli investimenti più garantiti che è l’attuale stabilimento Leonardo di Cameri partì con numeri roboanti, si parlava di diecimila posti compreso l’indotto. Oggi abbiamo uno stabilimento innovativo con alcune centinaia di addetti. Molto lontano dagli entusiasmi iniziali ma sicuramente con cifre occupazionali realistiche.

Stare con i piedi per terra è un dovere per ogni sindacalista per non illudere i lavoratori e le loro aspettative. Nel passato da sindacalista non ho mai creduto molto a questi imprenditori che avevano idee(?) ma pochi soldi tant’è che qualche sindacalista Fiom pensava che gufassi contro le soluzioni per le aziende in crisi. Semplicemente non mi illudevo, a differenza di altri che abboccavano ai ”cavalieri bianchi”. Da Rossignolo con la ex Bertone agli israelo-milanesi con Embraco, dalla Comital alla Bluetec con Ginatta, quanti “prenditori” che con progetti limitati e irrealistici cercavano di sostenere le loro iniziative puntando a finanziamenti, italiani o europei, industriali e/o legati alla formazione.

Quindi, l’entusiasmo visto nelle dichiarazioni della prima ora da noti e primari esponenti politici piemontesi e torinesi, così come da importanti imprenditori prestati alla politica e alle Istituzioni, andremo a verificarle fra un po’ di tempo. Spero di sbagliarmi, per il futuro del Piemonte e del Canavese, e anche perché vedere reindustrializzare Scarmagno, il cui ultimo ricordo è l’incendio del 2016 che distrusse parzialmente i manufatti, sarebbe un “bello spettacolo industriale”.

Gli investimenti seri sono quelli di Skf in cui ci sono solidità dei progetti in una mano e soldi nell’altra. Così come mi sembra un rilancio non praticabile quello attuato da Airaudo e Chiamparino sulle aree di Mirafiori. Intanto perché Tne è stata recuperata “per i capelli” dal fallimento. Poi perché la maggior parte delle aree ad oggi recuperate, sono reindustrializzate dalla stessa Fca e, infine, perché l’idea, realizzata a Melfi, di concentrare l’indotto vicino alla fabbrica per eccellenza qui non funziona. E anche perché se Tavares leggerà la lettera del duo sinistra-grillina mettendola insieme alle sue riflessioni industriali farebbe subito una cosa: chiudere la Maserati di Grugliasco e trasferire tutto a Mirafiori ottenendo il “suo” risultato di ridurre flussi, costi fissi e saturare Mirafiori per la gioia di chi suggerisce idee balzane.

D’altra parte già negli anni passati, l’allora responsabile nazionale auto della Fiom proponeva di vendere l’Alfa Romeo a Vw creando così le condizioni per chiudere almeno due stabilimenti Fiat in Italia. Ci riprova ora? I segnali che lancia Tavares sono abbastanza chiari per ridurre flussi e costi fissi, anche se paragonare la produzione della 500E con ciò che Psa produce a Mulhouse ovvero, Peugeot 508 e DS7, non ha molto senso industriale.

I segnali sono chiari e sono orientati a un rientro di attività realizzate dall’indotto Fca dentro Fca stessa. La reindustrializzazione di siti Fca mezzi pieni può avvenire a scapito dell’indotto Fca nostrano. Allora sarebbe bene e utile per questo territorio parlare molto di più di ciò che esiste già per non perderlo, anzi migliorarlo e difenderlo e poi studiare come inserirlo dentro il PNRR, il Recovery Plan, la NEU e i tanti altri progetti di sostegno all’economia, anziché rincorrere le chimere.

Già, ma oggi il problema sono le piste ciclabili, il monopattino, le zone a 20 all’ora… anche l’Appendino “ha fatto cose buone…”.

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