EMERGENZA SANITARIA

Guariti ma bloccati in ospedale non possono tornare nelle Rsa

Una procedura lunga e farraginosa rallenta le dimissioni degli anziani. Mentre molti pazienti devono essere trasferiti da Torino in altre province, il rientro nelle case di riposo spesso risulta impossibile. La Regione lavora alla semplificazione della normativa

Guariti, o comunque nelle condizioni di poter lasciare l’ospedale e tornare nelle Rsa, quando si arriva al momento delle dimissioni tutto si complica. Molti anziani continuano a rimanere ricoverati con la conseguenza - oltre che ritardare e nessuno sa di quanto il ritorno alla loro vita quotidiana - di aumentare il numero di letto occupati e provocando situazioni come quelle che in questi giorni si sono verificate in più di un ospedale torinese dove gli ammalati sono stati sistemati in barelle perfino sui pianerottoli. 

E se questi, come ha spiegato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi sono stati episodi “in momenti di punta, risolti nel giro di un’ora”, i trasferimenti in altre strutture sanitarie della regione viaggiano ormai a ritmi di decine al giorno. Le cifre esatte di questi viaggi, che fornirebbero ulteriori elementi per comprendere appieno la situazione di stress degli ospedali, non sono note. Così come i bollettini quotidiani non riportano quanti pazienti ogni giorno vengono dimessi. Tra questi, probabilmente, si scoprirebbe che ne manca una parte: quelli le cui condizioni cliniche consentirebbero di lasciare la corsia per un ritorno nella casa di riposo, ma che una procedura complessa e intrisa dell’immancabile burocrazia in moltissimi casi lo impedisce o comunque allunga in maniera considerevole i tempi. 

Uno si immagina che basti la decisione del primario che, verificate le condizioni dell’anziano, contatta la Rsa da cui proviene e, avvisati i famigliari, organizza il rientro. Nulla di più lontano da questo. Moduli e moduli da compilare, ma soprattutto la necessità di richiedere una valutazione alla commissione istituita all’interno di ogni Asl e che non contempla personale dell’ospedale cui quale spetta dare il parere per le dimissioni. Se, come spesso accade, l’ospedale è in capo a una Aso o una Aou l’interlocuzione rischia di diventare ancor più difficoltosa. Intanto passano i giorni. E quando arriva il via libera alla dimissione, servono ancora due tamponi molecolari negativi. Nel frattempo può capitare che nella struttura dove l’anziano dovrebbe rientrare non ci sia più il posto e così si riparte alla ricerca di un’altra Rsa.

Il paradosso di questa situazione è che ci sono anziani costretti a restare in ospedale mentre “nelle case di riposo piemontesi c’è una media del 30 per cento di posti liberi”, come spiega Michele Assandri presidente regionale di Anaste, una delle associazioni dei gestori delle Rsa. “Abbiamo circa 7mila domande per nuovi ingressi che restano ferme. Abbiamo chiesto un incontro al presidente Alberto Cirio e agli assessori Icardi e Chiara Caucino, ma per ora senza risposta”. Anche in questo caso l’imbuto sembra stare proprio nelle Asl. Insomma oltre a non poter aprire a nuovi ospiti, le Rsa restano spesso chiuse, e non per colpa loro, agli anziani che dovrebbero tornare dopo essere stati in ospedale. 

Una situazione che, visto il continuo aumento di ricoveri negli ospedali (ieri per i pazienti Covid hanno raggiunto i 3.873 cui vanno aggiunti i 376 in terapia intensiva), necessita di rapidi aggiustamenti per quanto riguarda la procedura di dimissioni, basata sulle norme della delibera del 16 maggio del 2016, allora battezzata come “Progetto Rsa aperta”. In Regione ci stanno lavorando da qualche tempo, la delibera con cui si semplificherà il procedimento era previsto arrivasse in giunta oggi, ma si stanno ultimando ancora alcuni dettagli e il varo è rinviato. Dovrebbe essere questione di giorni. Resta da capire perché, a fronte di uno schema che ha mostrato subito tutti i suoi limiti provocando ritardi e conseguenti sovraffollamenti nei reparti, ci sia voluto un anno per decidere di metterci mano quando la terza ondata del virus ha nuovamente messo in tutta la sua drammatica evidenza la situazioni negli ospedali.

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