EMERGENZA ECONOMICA

Terziario, 80mila posti a rischio

A Torino il 22 per cento delle imprese prevede di licenziare appena si potrà. Somministrazione e turismo i settori più in difficoltà a causa delle restrizioni per Covid. L'allarme di Ascom, Coppa: "Il clima di fiducia è crollato"

Le imprese torinesi del terziario sono stremate da un anno di Covid. Il 22 per cento prevede di licenziare appena si potrà, 82mila posti di lavoro sono a rischio. L’allarme è dell’Ascom Torino, che ha presentato i dati sul primo trimestre del 2021. Le imprese, che nel 2020 hanno già perso 22mila posti di lavoro, resistono ma è crisi di liquidità. Migliora l'indicatore congiunturale rispetto a un anno fa, ma la ripresa rischia di essere solo “statistica”.

Nei primi mesi del 2021 già il 25% delle imprese a rischio chiusura del turismo (pubblici esercizi, alberghi) risulta scomparso (127). Sparite anche 49 imprese del commercio. Le prime misure adottate dal nuovo Governo Draghi, pur rilevandosi una lieve inversione di tendenza rispetto al passato, non soddisfano del tutto le aspettative degli imprenditori. La via maestra per recuperare è quella di accelerare la campagna vaccinale e le imprese del terziario torinesi evidenziano un rilevante senso di responsabilità sociale: una su cinque è disposta ad utilizzare i presidi della propria azienda per vaccinare i collaboratori.

Pur in uno scenario di crisi, le imprese si mostrano attente al tema della sostenibilità: il 41% ha già effettuato investimenti in quest’ambito, al centro di una quota importante dei fondi nell'ambito del Recovery Plan. “Le riaperture – sottolinea la presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa – stentano a partire e il clima di fiducia degli imprenditori è crollato ai minimi storici. La lieve ripresa registrata nel primo trimestre rischia di essere vanificata se non si accelera fortemente nella campagna di vaccinazione. La volontà di ripartenza è forte”.

Le imprese che prevedono di licenziare quando verrà meno il blocco – al momento la data prevista per il terziario è il 31 ottobre – sono 4 su 10 nel settore della ristorazione, il 37% nel turismo, poi il commercio no food e i servizi alle persone. Tengono i servizi alle imprese, non prevedono esuberi le imprese dell’alimentare. “Occorrono interventi straordinari e di emergenza in un settore già in grande difficoltà come il Terziario con politiche attive e semplificazioni sul mondo del lavoro post Covid a partire dal supporto nell'accesso agli strumenti di sostegno al reddito, senza i quali il numero delle imprese zombie non può che crescere fino all'implosione” sottolinea Carlo Alberto Carpignano, direttore generale dell’Ascom Confcommercio Torino e provincia. “Abbiamo davanti a noi pochi mesi per dare alle imprese le risposte necessarie per impedire un nuova crisi economica dai risvolti sociali imprevedibili. Auspichiamo che le cose migliorino e il dato sui licenziamenti sia smentito”. Nella provincia di Torino sono circa 180mila le imprese extra agricole, di cui quasi 127mila nel terziario. Dal 2010 è aumentata del 3% l’incidenza delle imprese del terziario sul totale delle imprese esistenti a Torino (era il 67% nel 2010, è il 70% nel 2020). Il ruolo del terziario è centrale anche in termini di occupati (66% del totale) e per la ricchezza prodotta (49 miliardi su 68). Tuttavia, lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha prodotto effetti visibili sul tessuto imprenditoriale del terziario a Torino: nel 2020 migliaia di imprese erano rimaste in piedi solo grazie ai ristori (imprese zombie). L’andamento dei consumi si riflette sul trend dei ricavi delle imprese del terziario di Torino: il primo trimestre 2021 ha fatto segnare una lieve ripresa, ma il confronto con i livelli pre-crisi è ancora ampiamente negativo.

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