TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pentenero pronta al passo di lato

Ore frenetiche per trovare una "sintesi" all'interno del Pd in vista delle primarie. L'obiettivo è far convergere tutto il partito su Lo Russo: l'ex assessore regionale disponibile, Lavolta tiene duro

Gianna sosteneva tesi e illusioni, recitava il refrain del celebre cantautore, ma nel Pd “l’unico che s’illude è Enzo Lavolta” dicono le malelingue. Alle 15 di oggi scade il termine per manifestare formalmente l’intenzione di concorrere alle primarie del 12 e 13 giugno, passaggio obbligato per iniziare da lunedì a raccogliere le firme, e concorrere per l’investitura a sindaco di Torino del centrosinistra. Poche frenetiche ore in cui nel Pd si stanno consumando tutti gli sforzi per evitare che le consultazioni di coalizione – cui si sono candidati anche il radicale Igor Boni e il civico Francesco Tresso – si trasformino in una lotta fratricida interna al primo partito della coalizione: Gianna Pentenero starebbe meditando seriamente il passo di lato, Lavolta tiene duro e pare intenzionato a resistere, nonostante tutti i rischi del caso.

“I contatti non si sono mai interrotti” confermano dalla sinistra del partito, che rischia di presentarsi divisa in due tronconi, tra l’ex assessore regionale e il vicepresidente della Sala Rossa: per questo si sta lavorando alacremente a una convergenza sul candidato favorito e che ha il consenso della maggioranza assoluta del Pd, cioè Stefano Lo Russo, 45 anni, professore ordinario del Politecnico e capogruppo dem in Consiglio comunale. E dire che venerdì, alla vigilia della direzione del partito metropolitano, l’operazione sembrava in dirittura d’arrivo: era già stato anche predisposto un documento di sintesi in cui Lo Russo veniva indicato come il candidato unitario del partito, impegnandosi a farsi carico anche di una serie di istanze contenute nei programmi degli altri due contendenti. All’ultimo momento, però, Lavolta si è sfilato facendo saltare l’incontro.

Anche dal Nazareno sarebbe arrivato un input forte e chiaro per evitare divisioni e in queste ore Enrico Letta, in prima persona o attraverso i suoi collaboratori, sta intensificando l’opera di moral suasion. L’appello all’unità lanciato venerdì sera in direzione dal segretario Mimmo Carretta (“Lavorerò fino all’ultimo perché il Pd abbia un solo candidato”) è stato accolto favorevolmente da Pentenero che proprio in queste ore potrebbe annunciare la sua convergenza su Lo Russo nell'ottica di cementare il partito dopo mesi di tensioni, o peggio di aperte polemiche. 

Alle questioni politiche si aggiungono quelle squisitamente tecniche e organizzative: la raccolta delle firme (540 tra i 1.800 iscritti di Torino, oppure 7mila tra gli elettori di centrosinistra residenti nel capoluogo) è un ostacolo che potrebbe rivelarsi insuperabile sia per Pentenero, che le pescherebbe tra i militanti, sia per Lavolta che è intenzionato a rivolgersi direttamente ai cittadini. Lo statuto del Pd è stato riformato di recente, incrementando il numero di appoggi necessari, proprio per evitare la frantumazione del partito, favorendo, come già accaduto, i candidati degli alleati. Ma, si sa, esiste sempre una scorciatoia: Lavolta, infatti, qualora non riuscisse a raccogliere le firme potrebbe essere candidato dai Verdi, che lo appoggiano sin dalla sua discesa in campo, anche se questo potrebbe portarlo automaticamente fuori dal suo partito. Operazione che difficilmente il Pd potrebbe accettare. Strascichi pericolosi di una competizione che rischia di spaccare ulteriormente il partito. Per questo i maggiorenti della sinistra continuano a cercare una “sintesi” in zona Cesarini. E se poi Lavolta non dovesse cedere? “Purtroppo nessuno può impedirgli di schiantarsi”.

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