CHE GENERE DI POLITICA

Regione, solo 9 donne su 83 nomine. Piemonte maglia nera in quote rosa

Negli incarichi assegnati da Giunta e Consiglio sono gli uomini a fare la parte del leone. Ancora peggio nei posti di vertice. Risicato rispetto della legge sull'equilibrio di genere. Dura lettera della leghista Gancia a Cirio: "Avete commesso un errore politico"

Sindrome del panda, di chi vince una lotteria o di chi per meriti ha conquistato una vetta raggiungibile da pochi? Chissà come si sentono le nove donne che la Regione, dall’inizio della legislatura, ha nominato nelle sue società partecipate e in quelle dove ha titolo per farlo. Più facile immaginare come vivano questa situazione tutte le altre di fronte a una disparità di genere a dir poco enorme: a fronte di quelle nove nomine ce ne sono 74 di uomini.  

Se poi si guarda ai vertici, alle presidenze, il divario cresce ancora. Le uniche due donne in posizione apicale sono Elisabetta Sgarbi all’Ente di gestione dei Sacri Monti (poltrona peraltro lasciata dopo solo due mesi) e la docente di meccanica del volo al Politecnico Fulvia Quagliotti alla guida del Distretto Aerospaziale. Nel resto dei casi, passando da Finpiemonte all’Ipla, dagli enti di gestione del Parco della Valgrande e del Gran Paradiso passando per altre società ed enti l’impressione, suffragata dai numeri, è che le presenze femminili siano nulla più dell’obbligo di osservanza della legge, quella del 2011 con le sue successive modifiche e applicazioni graduali.

Ma più che quello del rispetto della norma, il caso piemontese pone il tema politico. L’enorme differenza numerica di genere nelle nomine non solo smentisce nei fatti innumerevoli dichiarazioni in senso contrario, ma lascia ancora senza una risposta chiara circa la ragione di un approccio e un atteggiamento del centrodestra a una questione che, peraltro, è motivo di malumori e critiche all’interno della stessa maggioranza.

“Molte norme, sia di livello nazionale sia di livello europeo, chiedono alle istituzioni pubbliche di comportarsi nel rispetto della parità di genere. Molti studi dimostrano che gli enti e le società, pubbliche o private, che rispettano il principio della parità di genere, sono più performanti rispetto a quelle che non lo fanno, o lo fanno in maniera minore”, si legge in una lettera inviata al presidente della Regione. E a scrivere ad Alberto Cirio è proprio un esponente di rilievo del principale partito della maggioranza che sostiene la sua giunta. Voce non sempre gradita nella Lega salviniana, l’europarlamentare Gianna Gancia, di fronte a quei numeri che tingono il Piemonte di azzurro (stavolta non in senso politico) con quasi impercettibili striature di rosa ha preso carta e penna e ha spiegato, nero su bianco, cosa ne pensa “all’amico Alberto”. 

“Anche io credo che la meritocrazia debba essere il principio guida fondamentale nelle nomine effettuate dalle istituzioni negli enti e nelle società pubbliche – premette la deputata europea –. Ma chi può credere davvero che le donne siano per il novanta per cento meno brave degli uomini? Chi crede in questo non ha proprio il senso della realtà”. Parole pesanti e forse pure un po’ indigeste per il governatore e la sua giunta, così come per gli stessi partiti che quando si è trattato di nomine in capo al Consiglio regionale non hanno certo marcato una differenza rispetto all’esecutivo. 

“La parità di genere non la reclamo quindi sulla base di principi egualitaristici di sinistra, ma proprio sulla base dei principi meritocratici liberali ai quali io mi ispiro da sempre, ed ai quali si dovrebbe ispirare tutta la coalizione che sostiene la tua giunta regionale”, dice l’ex presidente della Provincia di Cuneo e poi capogruppo a Palazzo Lascaris nella scorsa legislatura quando si unì ad altre colleghe del centrosinistra per sostenere, senza successo e con parecchio fastidio bipartisan, la doppia preferenza di genere nella futura legge elettorale regionale, peraltro ancora al palo. La sua stessa elezione al Parlamento Europeo è in qualche modo figlia, inattesa, della rappresentanza di genere. Messa in lista per assicurare la quota, ma non certo sostenuta dalla dirigenza regionale del partito, alla fine scompaginerà i piani approdando a Strasburgo. 

“Che una giunta regionale come quella del Piemonte, espressione delle forze federaliste, liberali, conservatrici, abbia preso decisioni che discriminano negativamente le donne, è un vero e proprio errore politico”. Un atto d’accusa molto duro, quello della leghista che con la sua elezione in Consiglio regionale nel 2014, prima per preferenze di tutti i candidati del centrodestra, riportò dopo oltre trent’anni una donna cuneese a Palazzo Lascaris. Ma a Cirio e alla maggioranza, Gancia offre e suggerisce un rimedio: “In politica si commettono errori, come in ogni altro campo dell’attività umana. Errare è umano. La legislatura regionale ha ancora la gran parte del suo tempo davanti a sé – si legge nella lettera –. Vi è tutto lo spazio perché lo squilibrio di genere nelle nomine venga corretto. Lo chiedono le norme in vigore. Ma soprattutto lo chiede la nostra civiltà morale. E, non da ultimo, lo chiede la logica del consenso democratico che ha portato all’elezione della tua giunta”.

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