VERSO IL VOTO

Appendino assapora la vendetta: "Il Pd pagherà caro le sue scelte"

La sindaca pronta a tutto pur di vedere perdere i suoi arcinemici. Elogia le primarie di Bologna e il vincitore Lepore sperando a Torino di vedere soccombere Lo Russo. E così, a cinque anni di distanza, si appresta a restituire quel favore alla Lega

Come un disco rotto ripete ormai da giorni lo stesso ritornello: “Nulla è cambiato, non mi ricandido”. Non si ripresenterà Chiara Appendino e a Torino farà di tutto perché il Pd non vinca le elezioni. Quel Pd che prima l’ha inguaiata con la magistratura (c’era la firma di Stefano Lo Russo sull’esposto da cui è scaturita la condanna sul caso Ream) e poi l’ha esclusa da ogni trattativa sulla sua successione. “Io ho detto che c’era bisogno di aprirsi, non l’hanno voluto fare” e ora “ciascuno si assuma le proprie responsabilità” taglia corto la sindaca. Rabbia e rancore sono gli ingredienti che alimentano il suo spirito di vendetta: “Consegneranno la città alla destra, l’hanno voluto loro” ha ripetuto in questi giorni in colloqui informali per ribadire che lei non sosterrà il Pd al ballottaggio. Prima lascerà che il Movimento 5 stelle si schianti al primo turno e poi – muoia Lo Russo e tutti i filistei – magari orienterà il voto su Paolo Damilano, l’alfiere del centrodestra, al quale s’è già consegnata quella che era la sua più stretta collaboratrice, Cristina Seymandi. “Io mi spenderò perché non si torni indietro rispetto al futuro che in questi anni abbiamo tracciato” aveva detto nei giorni scorsi, parole che lasciano pochi dubbi.

È inutile il pressing che un partito alla deriva, senza ancora un leader, continua a fare perché si ricandidi: “Non posso” ha ribadito Appendino che – esposta com’è in ben tre procedimenti giudiziari (oltre alle condanne su piazza San Carlo e Ream è indagata anche per lo smog) – ritiene sia più opportuno difendersi tenendosi lontana dalla ribalta politica, secondo alcuni in questo consigliata dal suo avvocato Luigi Chiappero. Ma ha ancora delle partite da giocare. Innanzitutto sarà lei a pronunciare l’ultima parola sul candidato grillino a Torino e per chi ancora avesse dei dubbi è evidente che farà di tutto perché sia Andrea Russi, il tecnico di radiologia che siede da cinque anni in Sala Rossa, e non l’attuale capogruppo Valentina Sganga, colpevole di intelligenza col nemico, cioè con Lo Russo, quando questi ancora non era candidato e Appendino faceva di tutto per bruciarlo attraverso una candidatura civica di mediazione tra Pd e M5s.

Ha provato in ogni modo a dare le carte nella complessa partita per la sua successione, ma alla fine il mazzo è rimasto fermo sul tavolo. Ha sperato in un aiuto di Giuseppe Conte che però è ancora un capo dimezzato di un partito che non c'è e in certe sue uscite è riuscito a far perdere la pazienza persino a Enrico Letta. Dunque alla sindaca non resta che boicottare il Pd mentre il suo partito è rimasto l’unico a non avere scelto chi dovrà competere per rilevare l'eredità di questi cinque anni (se non è questo un fallimento). “Sono stata il terminale di una squadra che ha lavorato, quindi cercheremo di dare continuità e io darò il mio contributo” assicura lei, senza crederci troppo. Ma le questioni procedurali sono ancora lì a bloccare il movimento torinese: “Stiamo aspettando la chiusura del nuovo statuto per la definizione del nuovo movimento e della questione regole, ma nonostante questo stiamo proseguendo sulla definizione del programma e la scelta dei nostri candidati”. Ma quale programma?

“A Bologna hanno fatto un bel percorso e faccio gli auguri a Matteo Lepore” ha detto questa mattina la sindaca tanto per ribadire che il suo pregiudizio non è nei confronti del centrosinistra, tout court, ma solo nei confronti di quello torinese. E sempre parlando di Bologna auspica che “si mantenga l’unità di questi ultimi mesi. Sono sicura potranno fare una bellissima campagna elettorale e dare un bel contributo alla città”. A Torino, invece “la strada è tracciata e noi faremo il nostro percorso cercando di portare il nostro candidato al ballottaggio. Chi ha deciso di far le primarie chiudendosi in se stesso era consapevole di ciò che sarebbe accaduto”. La verità è che a Torino come a Bologna il centrosinistra s'è organizzato le sue primarie senza badare troppo al Movimento 5 stelle. Ma se nel capoluogo emiliano i grillini sono rimasti alla finestra, per poi convergere sul vincitore all’indomani della conta, sotto la Mole Appendino ha provato a esercitare un diritto di veto. Di qui il suo tono è ancora una volta ultimativo, di chi l’ha giurata ai suoi nemici storici, a coloro cui aveva strappato lo scettro nel 2016. Allora vinse con l’aiuto di Lega e Fratelli d’Italia, ora è pronta a restituire il favore.

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