VERSO IL VOTO

"No a nuove liste personali", altolà dei partiti a Damilano

I posti in Torino Bellissima sono già esauriti e pure per l'ipotizzata seconda formazione civica si profila l'overbooking. Perciò il candidato sindaco pensa addirittura a una terza. Ma soprattutto Forza Italia storce il naso: teme l'erosione elettorale

“Torino Bellissima non basta a soddisfare tutte le richieste di candidatura”. Paolo Damilano lo aveva ammesso, con orgoglio e soddisfazione, già pochi giorni dopo la sua investitura ufficiale arrivata dai vertici dei partiti del centrodestra, anticipando la nascita di una seconda lista civica. E pure quest’ultima, fanno trapelare dal quartier generale gli uomini macchina dell’aspirante sindaco, potrebbe non essere sufficiente ad accogliere le disponibilità che stanno arrivando copiose. “Siamo in overbooking”, conferma l’imprenditore lasciando intendere di essere pronto a triplicare l’offerta di formazioni senza simboli di partito.

Una situazione che mentre rafforza il tratto civico di Damilano e mostra la sua capacità attrattiva in grado di allargare il perimetro classico della coalizione, dall’altra inizia a mandare nel panico le formazioni tradizionali, preoccupate che un’eccessiva proliferazione di liste possa sottrarre terreno e consenso nelle urne. In verità, liste, più o meno apertamente “di scopo”, concentrate su tematiche ben definite, non sono tanto un problema per i due principali azionisti del centrodestra. Sia la Lega, il cui leader Matteo Salvini oggi a Torino terrà ufficialmente a battesimo Damilano, sia Fratelli d’Italia non hanno forti motivi per temere possibile erosioni da parte delle proposte civiche riconducibili direttamente al candidato sindaco. Partiti strutturati, con un elettorato radicato e organizzazioni elettorali collaudate e sempre pronte, quelli di Salvini e Giorgia Meloni sono semmai impegnati in una competizione non dichiarata tra loro, con il primo a guardarsi le spalle dalla seconda.

Non esattamente così per Forza Italia. Lì il problema esiste e la preoccupazione, motivatamente, anche. Ai travagli dei berluscones, che vedono da tempo cambi di casacca di suoi eletti e dirigenti verso gli alleati, non mancherebbero certo ulteriori guai che si palesassero con un travaso di voti (tra quelli che restano) verso liste civiche capaci di un qualche richiamo su una parte dell’elettorato assai meno solido rispetto al passato e, magari, attratto da candidature azzeccate. Non è una banale coincidenza la netta contrarietà del partito di Silvio Berlusconi sotto la Mole a un allargamento dell’offerta civica.

Nei giorni scorsi Forza Italia ha presentato i suoi candidati, con parecchi innesti della società civile: Beatrice Rinaudo, avvocato, figlia dell’ex magistrato Antonio, il presidente dell’associazione residenti del Quadrilatero romano Basilio Barbieri, il medico Savino D’Amelio primario emerito dell'Oftalmico, il vicepresidente di Fimp, Federazione medici pediatri, Paolo Rosso, il campione mondiale di canottaggio a Siviglia Bruno Pasqualini, il manager Iveco Fabio De Serafini, Maurizio Nolla, direttore dell’associazione di soccorso Misericordia. Ma soprattutto al simbolo storico i seguaci del Cav. hanno aggiunto quello dell’Udc, del Partito Liberale e dell’Unione Pensionati: un rassemblement pomposamente definito dall’ex vestale di Arcore Licia Ronzulli come “un primo laboratorio di federazione che penso avrà un grande risultato”. E questo dovrebbe bastare senza dover dar corpo ad altre liste oltre a Torino Bellissima. Almeno nella visione, non disinteressata, degli azzurri, inquieti per la traduzione in liste del civismo di Damilano. Questione che sarà al centro del primo incontro di coalizione con il candidato sindaco. Insomma, dopo un lungo quieto vivere anche per Damilano sono in arrivo i grattacapi.

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