GIUSTIZIA

Mottarone, ci sono altri 11 indagati

Si allarga l'inchiesta sul disastro in funivia dello scorso 23 maggio. Le persone sotto indagine salgono complessivamente a 14. Coinvolte anche due società: Ferrovie del Mottarone e la Leitner

Si allarga l’inchiesta sull’incidente della funivia del Mottarone che lo scorso 23 maggio ha causato quattordici vittime. Sono infatti 14 gli indagati elencati nella richiesta di incidente probatorio, tra cui due società, Ferrovie del Mottarone e la Leitner, che si occupava della manutenzione dell’impianto (rispondo per la responsabilità amministrativa degli enti).

Sono dunque undici gli indagati che si aggiungono ai tre fermati e poi scarcerati nei giorni successivi all’incidente, ovvero il gestore della funivia, Luigi Nerini, il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, e il capo servizio Gabriele Tadini, l’unico ai domiciliari. Tra questi figurano Anton Seeber, presidente del Consiglio d’amministrazione della Leitner, Martin Leitner, consigliere delegato della stessa azienda. E ancora Peter Rabanser, dirigente responsabile del Customer Service della Leitner, delegato per l’ambiente e la sicurezza relativa agli impianti a fune.

Tra i nuovi indagati c’è anche Rino Fanetti, “dipendente Leitner” che “in data 22 novembre 2016 ha eseguito la testa fusa della fune traente superiore della cabina 3”. Indagato anche Fabrizio Pezzolo, rappresentante legale della Rvs Srl, che si occupava della “manutenzione delle centraline idrauliche” e il suo dipendente Davide Marchetto, “responsabile tecnico degli impianti a fune”.

Tra gli indagati per l’incidente del Mottarone anche Alessandro Rossi della Sateco srl, “che ha effettuato in prima persone le prove magneto-induttive a novembre 2019”, e Davide Moschitti, che per conto della stessa azienda ha operato il controllo nel novembre 2020. Indagato anche Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa srl, “che ha fatto interventi di manutenzione e controllo visivo delle teste fuse" e le ha sostituite a scadenza”, ad eccezione della testa fusa della cabina 3 precipitata, la cui sostituzione era prevista per novembre 2021.

Nella richiesta di incidente probatorio firmata dal procuratore di Verbania Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera e notificata ai dodici indagati (oltre alle due società), è contestato anche il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, che si aggiunge a quelli già noti nelle indagini, cioè la rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, aggravata dal disastro, e un reato di falso contestato al solo Tadini, caposervizio unico rimasto ai domiciliari.

La Procura di Verbania si è associata alla richiesta della difesa di Enrico Perocchio, direttore di esercizio della funivia del Mottarone, di un accertamento anche sulla cosiddetta scatola nera e in particolare su “ogni dispositivo” riconducibile al “sistema di registrazione dei dati degli eventi dell’impianto a fune”, con “copia forense” ed “estrapolazione” dei dati che sono “indispensabili ai fini del già ammesso incidente probatorio e cioè della perizia sulle cause della precipitazione della cabina numero 3”. Con l’atto notificato oggi i pm allargano ad altri 11 indagati, tra cui due società, l'incidente probatorio, per ricostruire le cause della tragedia, già disposto dal gip il 12 giugno, di modo che anche le altre parti possano nominare propri consulenti per l'accertamento irripetibile. Il giudice ha dato il via libera all’incidente probatorio accogliendo la richiesta del legale Marcello Perillo, che assiste Gabriele Tadini, capo servizio della funivia e ai domiciliari. Tra le “persone offese” indicate nell'atto, oltre ai 14 morti, ci sono 47 persone, ossia i familiari delle vittime, e anche il piccolo Eitan che si è salvato.

L’udienza con la convocazione di tutte le parti davanti al gip, che dovrà formulare il quesito della perizia e affidarlo ad uno o più esperti, è fissata per il prossimo 8 luglio. Con una nuova istanza, nei giorni scorsi, la difesa di Perocchio ha chiesto anche al gip un esperimento giudiziale, ossia di riprodurre l'incidente sulla cabina 4, rimasta in piedi, per accertare anche in questo modo le cause della rottura del cavo traente. La cabina non si bloccò sul cavo portante perché erano stati inseriti gli ormai noti forchettoni per bloccare i freni di emergenza. 

In particolare, tutte e 12 le persone fisiche indagate sono accusate di attentato alla sicurezza dei trasporti e di omissione o rimozione dolosa di cautele aggravata dal disastro, oltre che di omicidio colposo e lesioni colpose, mentre Ferrovie del Mottarone e la Leitner rispondono in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Tadini anche di falso per la compilazione con “esito positivo dei controlli” nel “registro giornale” anche il giorno stesso della tragedia, malgrado sentisse dei “rumori” da tempo e aveva disattivato l’impianto frenante che, a suo dire, presentava problemi. “Chiuso nel 2014 per revisione generale – scrivono i pm nell’atto – la manutenzione e l’ammodernamento dell’impianto a fune è stata effettuata dalla Leitner”, che siglò il 29 giugno 2016 un contratto all inclusive di “manutenzione ordinaria con fornitura di ricambi, di manutenzione straordinaria e pronto intervento” e si affidava, però, anche ad altre aziende per gli interventi. L'impianto riaprì, si legge ancora, “il 13 agosto 2016”. Sono indagati il presidente e due dirigenti di Leitner, oltre al dipendente che ha "eseguito la testa fusa", dove la fune si aggancia al carrello della cabina e punto in cui potrebbe essersi verificata la rottura.

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