CENTRODESTRA

Regione, una crisi solo per gioco "ma Cirio sia il leader di tutti"

Dopo la bocciatura degli emendamenti dell'assessore Marrone i vertici di Fratelli d'Italia gettano acqua sul fuoco: "Non rompiamo certo sull'azzardo". Però punzecchiano il governatore: "Deve amalgamare la coalizione non limitarsi a registrare i rapporti di forza"

Avrebbe potuto fare di più Alberto Cirio per evitare che sull’azzardo la sua maggioranza deflagrasse? Ne sono convinti i Fratelli d’Italia, umiliati ieri da una Lega che ha bocciato gli emendamenti al testo dell’assessore Maurizio Marrone, andando dritta in aula votandosi la sua legge, mentre tra i banchi della giunta la poltrona del governatore è rimasta sempre vuota, a marcare il suo disagio o disinteresse verso un provvedimento che forse lui stesso giudica tutt’altro che prioritario. “Ogni tanto si limita a registrare i rapporti di forza nella sua coalizione e quando fa così sbaglia” mette in guardia il parlamentare Andrea Delmastro, potente luogotenente in Piemonte di Giorgia Meloni che oggi sarà a Torino per presentare il suo libro e potrebbe ritagliare uno spazio per un vis-à-vis con l’inquilino di piazza Castello. Troppo timido il governatore nel cercare una mediazione, troppo arrendevole nell’alzare bandiera bianca di fronte al muro dei consiglieri leghisti: “Il suo compito è di amalgamare questa maggioranza, coinvolgerne ogni suo componente e rilanciarne l’azione sulla base di progetti condivisi” conclude Delmastro. Non darsi alla macchia, evidentemente.

E dire che Cirio ci ha provato a mettere le forze di maggioranza attorno a un tavolo, almeno sui due emendamenti di Marrone che avrebbero ampliato i poteri dei sindaci, consentendo loro di prevedere fasce orarie di sospensione e distanze più ampie di quelle previste nel nuovo disegno di legge in caso di particolari e motivate esigenze di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel gioco lecito. Secondo un retroscena che circola tra i banchi del centrodestra, il governatore non solo condivideva ma sosteneva gli emendamenti di Marrone e per ottenerne l’approvazione s’era fatto latore di una ulteriore clausola di salvaguardia che evitasse a un sindaco particolarmente zelante di interpretare in maniera fin troppo estensiva i suoi margini di manovra: “Si potrebbe introdurre un ulteriore passaggio al Cosp, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove siede anche il Prefetto”. Ma le aperture degli assessori leghisti Fabrizio Ricca e Fabio Carosso si sono scontrate contro il muro del gruppo consiliare dove i più intransigenti, Andrea Cerutti e Claudio Leone, a quanto si racconta in ambienti del Carroccio, possono contare sul sostegno di Riccardo Molinari, particolarmente sensibile alle richieste dei vertici della Fit, la federazione dei tabaccai.

Non se n’è fatto niente, Cirio non ha forzato la mano e da due giorni a Palazzo Lascaris è uccel di bosco. O meglio, lo è in aula perché negli uffici del Consiglio regionale è stato avvistato nelle stesse ore impegnato a ricevere cittadini. E così Fratelli d’Italia si è ritrovata a non votare una legge che pure è uscita dalla giunta dove siedono due suoi esponenti. Un testo che Marrone ha definito “invotabile” perché “abbassa la guardia delle istituzioni, proprio mentre indagini e processi evidenziano che in Piemonte la ’ndrangheta ricicla denaro sporco anche nel gioco lecito. Sento sempre esaltare l’autonomia, allora chiedo perché non ascoltiamo le fasce tricolori dei territori infiltrati che ci chiedono disperatamente strumenti per difendere le loro comunità dalla malavita organizzata”. Lega e Forza Italia da sole hanno faticato, ieri, a tenere il numero legale ma alla fine hanno portato a casa tutti gli articoli in votazione anche se nei voti segreti non è mancato qualche franco tiratore (un paio le schede bianche sul colpo di spugna rispetto alle fasce orarie di apertura dei locali).

Domani o addirittura già stasera, salvo sconvolgimenti dell’ultima ora, il ddl 144 sarà definitivamente approvato segnando così una linea di frattura nel centrodestra piemontese. Certo, come tiene a sottolineare il coordinatore regionale di FdI Fabrizio Comba “non apriremo una crisi sul gioco d’azzardo”, ma il malumore è fortissimo e non manca una certa voglia di rivalsa. Presto i rapporti di forza in via Alfieri potrebbero essere un po’ meno netti di oggi e allora chissà forse i meloniani potrebbero prendersi la rivincita.

Tra i banchi dell’opposizione non mancano illazioni sul perché la Lega abbia scelto una linea così intransigente anche nei confronti dei suoi alleati: c’è chi parla di un ordine di Molinari chi direttamente di Matteo Salvini. Qualcuno ipotizza addirittura contributi delle lobby del gioco nell’ultima campagna elettorale. Solo illazioni? Chissà. Di probabile c’è invece che la disputa potrebbe non finire con il voto in aula, giacché nel centrosinistra c’è chi è pronto a impugnare il provvedimento.

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