VERSO IL VOTO

Elezioni anticipate per Covid

La paura per la recrudescenza delle varianti spinge a fissare entro settembre le urne delle Comunali. La proposta del sindaco di Milano Sala sposata da Lo Russo e Lepore. Ok anche dal Pd nazionale. Prime divergenze tra Salvini e Damilano

L’ormai famigerata variante Delta irrompe anche sulla campagna elettorale per le amministrative e, con ogni probabilità, dovrebbe portare a fissare prima del previsto la data delle elezioni amministrative. Un anticipo rispetto al posticipo giacché le urne, previste tradizionalmente in primavera erano state spostate in autunno proprio a causa del Covid, che ora è tornato a fare paura, soprattutto in vista dell’autunno con le scuole che riaprono e la popolazione giovanile non ancora interamente coperta dal vaccino. Va detto che il Viminale non aveva ancora fissato la data anche se in ambienti politici si dava per acquisita la giornata del 10 ottobre. Ora l’ipotesi è di anticipare di due settimane, all’ultimo weekend di settembre.

I primi a scendere in campo per chiedere l’anticipazione delle urne sono stati proprio alcuni candidati, a partire dal sindaco di Milano – in corsa per il bis – Beppe Sala. “Il rischio sanitario derivato dalla pandemia è una priorità assoluta, quindi se è utile anticipare il voto amministrativo sostengo questa ipotesi” gli ha fatto eco il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo. “La pandemia non è finita, abbiamo l’obbligo di essere prudenti e responsabili. Però abbiamo anche il dovere di accelerare  e aumentare la popolazione vaccinata”. Una linea su cui è concorde anche l’alfiere del centrodestra Paolo Damilano: “Appoggio la proposta di Sala di anticipare il voto alla fine di settembre. Mi sono confrontato con il sindaco di Milano ed entrambi siamo convinti che la situazione epidemiologica suggerisca una revisione dei tempi”. Ma più che sul rischio contagi Damilano pone l'accento sulla necessità di accelerare i tempi dell’azione amministrative: “Queste elezioni avranno un grande valore soprattutto sul fronte della ripartenza. I nuovi sindaci dovranno avere il maggior tempo possibile per utilizzare al meglio il Pnrr. C’è da fare e bisogna cominciare il prima possibile”.

Ma se i candidati a sindaco fanno fronte comune – tra coloro che sono intervenuti a sostegno della proposta c’è anche Matteo Lepore di Bologna – da Roma le reazioni sono opposte. Fonti del Nazareno definiscono “ragionevole” l’idea di anticipare le urne, mentre Matteo Salvini si mette di traverso: “Fare le elezioni a settembre vuol dire presentare le liste a ferragosto, non scherziamo. Si vota il 10 ottobre”. Una posizione spiegabile anche con i ritardi accumulati dal centrodestra soprattutto a Roma e a Milano.

Da un punto di vista “tecnico” questa anticipazione comporterebbe certamente un gravoso lavoro extra in pieno periodo vacanziero. La legge, infatti, prevede che le candidature debbano essere presentate entro il ventinovesimo giorno antecedente le elezioni. Candidature significa liste e a Torino, per esempio, servono 167 firme per ogni lista che si presenta in Comune e 5 per le formazioni in corsa nelle varie circoscrizioni. Parliamo di firme che naturalmente vanno autenticate, è dunque fondamentale la presenza di autenticatori. Ogni candidato deve fare inoltre un’accettazione di candidatura in presenza e anch’essa deve essere autenticata (ogni partito ha 40 candidati in Comune e 25 per ognuna delle otto Circoscrizioni). Aspiranti sindaci e consiglieri comunali devono avere inoltre i certificati penali emessi dal casellario giudiziario; le anagrafi devono fornire gli elenchi elettorali. Insomma, una macchina non semplice da attivare, soprattutto in pieno agosto. 

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