VERSO IL VOTO

"Damilano, il Draghi di Torino. Persino il centrosinistra l'avrebbe potuto candidare"

L'imprenditore è l'unico in grado di allargare il perimetro della coalizione di centrodestra e della sua proposta politica. Parola di Nigra, ex segretario dei Ds, animatore della lista "progressista" che sarà presentata domani

Sono gli ultimi arrivati alla corte di Paolo Damilano. Con tutti gli onori che ogni generale riserva a chi lascia lo schieramento avversario per unirsi alle proprie truppe: “Siamo strategici – dice Alberto Nigra – perché i nostri voti valgono doppio”. Nasce così Progresso Torino, la lista dei lib-lab o più semplicemente quella dei transfughi di centrosinistra. Sarà capeggiata dalla madamin Giovanna Giordano Peretti che dopo le adunate Sì Tav in piazza e una candidatura nel listino di Sergio Chiamparino alle scorse regionali (e pure un impegno alle primarie per Igor Boni e poi un’autocandidatura a sindaco di un terzo polo che non è mai nato) ora si presenta nel centrodestra. Gli animatori sono per l'appunto Nigra e il renziano (o ex renziano, non si capisce) Davide Ricca, che ha sbattuto la porta del centrosinistra dopo la mancata riconferma al vertice dell’Ottava Circoscrizione.

Nigra, il suo primo addio a un partito fu nel 2007 quando lasciò i Ds di cui era stato segretario, in polemica con la nascita del Pd e andò a fare la Costituente socialista assieme a Gavino Angius, promotore della cosiddetta terza mozione congressuale. Dopo una sfortunata candidatura al fianco di Roberto Cota alle regionali del 2010 e il ritorno sulla piazza con Più Europa e poi con Azione ora si ritrova al fianco di Lega e Fratelli d’Italia. Insomma, cos’è che cerca da quindici anni e cosa ha trovato con Damilano?
“Cerco un cambiamento e vado, assieme a molti amici, con Damilano perché penso sia il più funzionale a un cambiamento. Poteva essere il Mario Draghi di Torino perché ha dimostrato di saper allargare il perimetro politico della sua proposta, cosa che non ha fatto Stefano Lo Russo. A dirla tutta Damilano avrebbe potuto tranquillamente essere candidato per il centrosinistra”.

Basta una lista messa in piedi alla bell’e meglio per “allargare il perimetro”?
“Noi siamo la dimostrazione della sua disponibilità ad aprirsi e ad accogliere visioni politiche riformiste e liberali. Un aspetto che non ho riscontrato in Lo Russo e nel Pd che tendono a chiudere il proprio recinto seguendo vecchi schemi”.

Non è che siete solo uno specchietto per le allodole? Utili alla narrazione di una coalizione più attrattiva dell’altra?
“Noi crediamo nel suo progetto politico e ci proponiamo come gruppo dirigente in grado di interpretarlo e di dargli gambe”.

Pensate davvero, con i rapporti di forza esistenti rispetto a Lega e Fratelli d’Italia, che se vincesse Damilano per voi ci sarebbe uno spazio oltre la mera testimonianza?
“Io credo nella visione liberal-riformista e liberal-democratica di Damilano e penso inoltre che un sindaco possa portare avanti le proprie idee e progetti senza essere troppo condizionato dalla maggioranza che lo sostiene”.

Perché dopo essere stato il segretario dei Ds non riesce proprio a correre al fianco del Pd?
“È il partito che ha tenuto il potere a Torino per tutti questi anni e che l’ha portata nella situazione in cui si trova adesso. Piero Fassino e Sergio Chiamparino non sono stati in grado di favorire la nascita di una nuova classe dirigente e ora attorno al centrosinistra si respira un’aria stantia. Sembra che nessuno abbia davvero capito le cause della sconfitta del 2016”.

Una volta nei grandi partiti si faceva l’analisi del voto…     
“Ecco, una volta. Adesso, in assenza di idee e contenuti si cerca di mettere insieme due sconfitte – quella di Fassino di cinque anni fa e quella del M5s di quest’anno – per costruire una vittoria al secondo turno. Francamente non mi alletta”.

Eppure Lo Russo è stato il più convinto oppositore dell’amministrazione grillina.
“È stato un fiero oppositore di Chiara Appendino per questioni essenzialmente personali. Altrimenti non si spiegherebbe perché Appendino non va bene ma Valentina Sganga, con cui sono certo ci sarà un’intesa al ballottaggio, sì”. 

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