VERSO IL VOTO

La doppia faccia di Azione,
tra Damilano e Lo Russo

Un partito allo sbando che a Torino è riuscito a dividersi in mille rivoli, con i suoi dirigenti pronti a dichiarare tutto e il suo contrario. Ora Richetti detta la linea: "Noi siamo con il candidato del centrosinistra", almeno fino a un nuovo annuncio

“Azione si allea con chi esclude populisti e sovranisti” e a Torino “l’unico candidato con queste caratteristiche è Lo Russo. Chi fa altre scelte lo fa a titolo personale e non rappresenta Azione in alcun modo”. Il tweet di Matteo Richetti, numero due del partito di Carlo Calenda, è inequivocabile, il monito non lascia dubbi. La linea politica è netta, almeno oggi. Domani chissà. Nel mirino, senza troppi sforzi interpretativi, ci finisce Alberto Nigra, politico itinerante che dopo essere transitato in Più Europa e poi in Azione, dove ha ricoperto per qualche settimana l’incarico di responsabile Enti Locali, ha deciso di sostenere Paolo Damilano nel centrodestra assieme a un drappello di transfughi.

Curioso che sia toccato proprio a Richetti indicare la via in questo momento di smarrimento. Lo stesso che il 15 giugno aveva gelato il centrosinistra, sempre via twitter: “Stefano Lo Russo fa la sua corsa, in bocca al lupo a lui. Noi costruiremo una proposta alternativa”. Addirittura, il senatore un tempo renziano si esprimeva con toni sprezzanti nei confronti del Pd: “L’entusiasmo intorno al progetto dei dem è nei numeri delle primarie, non lo devo commentare – affermava Richetti – ancora una volta l’obiettivo su Torino era far andare le cose come dovevano andare. Così è successo e il Pd è appagato”. Se è vero che solo gli stolti non cambiano mai idea verrebbe da pensare che in Azione si annidino alcune delle più brillanti menti del paese.

Un paio di settimane dopo lo schiaffo di Richetti, infatti, Calenda dichiara di essere disposto a sostenere Lo Russo ma vuole essere “sicuro al cento per cento che non ci sia il Movimento 5 stelle”. Bastava leggere le cronache dei giorni, ma comunque si convince. Giurin giurello e oplà. A luglio arriva la conferma: Azione sta con Lo Russo e il coordinatore regionale Claudio Lubatti, che da settimane sabotava ogni progetto alternativo, può finalmente inserire nella lista civica del candidato sindaco qualche iscritto del partito a suggello dell’avvenuto accordo. Querelle conclusa? Mica tanto. Durante un successivo incontro della direzione nazionale del partito lo stesso Calenda si sarebbe fatto sfuggire che “a Torino abbiamo fatto una scelta di basso profilo” (Lubatti, colto nel vivo, contesta questa interpretazione: “ha detto che abbiamo mantenuto un basso profilo” chiarisce allo Spiffero). E comunque l’ex ministro avrebbe ammesso che “se fossi di Torino io voterei Damilano”. Ma come? Dopo l’endorsement all’alfiere del centrosinistra? Toglietegli il fiasco dei Castelli.

Intanto l’ex ministro Enrico Costa, uno dei due deputati di Azione, il 4 agosto scorso attaccava su twitter Lo Russo: “Il Pd presenta in Senato un ddl a tutela dei Sindaci, scrivendo che 'l’imputabilità dei sindaci è una ferita aperta che richiede un intervento serio'. Serio al punto che i loro consiglieri comunali, quando sono all’opposizione, continuano a presentare esposti in Procura”. Riferimento chiaro al prof del Politecnico che con un suo esposto sul caso Ream ha inguaiato Chiara Appendino, poi condannata.

Come in una pièce di Ionesco in cui i personaggi vanno e vengono scambiandosi le parti, così in Azione ognuno interpreta più ruoli: fa e disfa, dice e (si) contraddice. Ma se Costa, in fondo, non ha mai negato la sua predilezione per Damilano (e la ribadisce “a titolo personale, libero e liberale”, grato per “tollerare questa voce indisciplinata”), al contrario c’è chi, come Nigra, prima di scegliere il centrodestra ha trattato a lungo nel centrosinistra, chiedendo e ottenendo anche un incontro con Lo Russo quando ancora era in Più Europa. Poi ha perorato la causa del Terzo Polo, dopo ancora ha promosso la nascita di una lista con Azione, Più Europa e Italia Viva nel centrosinistra e infine s’è ritrovato alla corte di Damilano.

Nei giorni scorsi, con un post piccato su facebook, lo stesso Nigra ha sostenuto che “il degrado della politica italiana sia passato anche dallo scadimento della qualità di una parte dell’informazione”, puntando il dito contro quei giornali che hanno ricordato capriole e capitomboli della sua carriera politica, dai Ds a Roberto Cota. Per quanto ci riguarda, ancora una volta ci siamo limitati a raccontare quello che succede e che è successo. Per fare gli indignati bisogna poterselo permettere.

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