EMERGENZA SANITARIA

Liste d'attesa troppo lunghe, tanti rinunciano agli esami

La proposta del Pd per aumentare l'offerta di prestazioni: sospendere visite a pagamento in ospedale. Valle e Rossi: "Non servono nuove task force, ma provvedimenti rapidi". Troppi specialisti non mettono a disposizione le loro agende. Il nodo irrisolto del sovracup regionale

“Per ridurre i tempi delle liste d’attesa non servono nuovi gruppi di lavoro, ma urgono decisioni”. In pieno periodo vacanziero, il Pd rompe la tregua non dichiarata e pone sul tavolo dell’assessore alla Sanità un tema che si trascina ormai da danni, acuito in maniere pesantissima dalla pandemia e destinato a presentare un ulteriore gravoso conto già dalle prossime settimane.

“La giunta ha costituito l’ennesimo gruppo di lavoro”, osservano polemicamente il vicepresidente della commissione Sanità Domenico Rossi e il coordinatore di quella di indagine sul Covid, Daniele Valle. Il riferimento è all’organismo presentato poco tempo fa e la cui guida è stata affidata al primario radiologo dell’ospedale di Novara Alessandro Carriero e di cui fanno parte Gaia ManasseroLuciano BerniniPaolo De PaolisEmilpaolo MannoGiuseppe MassazzaMarco PappalardoMaurizio Turello e Raffaella Fornero.

Negli intenti della giunta la nuova commissione, l’ennesima dall’inizio dell’emergenza Covid, dovrà analizzare e valutare i bisogni dei cittadini, la domanda espressa e le modalità di erogazione dell’offerta, anche in chiave di appropriatezza, erogazione e tempi di attesa, in modo da raccordarsi al meglio con il gruppo di coordinamento del programma regionale per il governo dei tempi di attesa.

Un poco o per nulla utile carrozzone, per i dem che in una nota affermano come “si continua anche a parlare del Sovracup regionale, che conosce tempi lunghi d’attesa e code interminabili in settimana, ma resta inspiegabilmente aperto senza richieste la domenica. Questa modalità organizzativa – osservano Rossi e Valle – non sembra avere esempi o riscontri in altre regioni italiane, considerando che il servizio non gestisce le urgenze nelle 72 ore e che ordinariamente il medico di base riceve dal lunedì al venerdì”. Da qui la proposta di “dirottare utilmente risorse sulla settimana”.

Il punto su cui si soffermano i due consiglieri è però, quello noto da tempo: la carenza di disponibilità di medici e strutture, “se non c’è questa disponibilità nessun sistema di prenotazione può prendere appuntamenti. È il caso di quelle specialità che, a seconda delle differenti aziende, fanno più fatica a condividere le agende. Quei reparti e quei professionisti vanno identificati e obbligati, senza mezzi termini”, sostengono i dem. Che propongono anche una misura che certamente non troverà d’accordo la maggior parte dei camici bianchi: “In una situazione eccezionale come questa occorrerebbe valutare anche una sospensione delle visite intramoenia per fare in modo che i posti per le visite prenotabili aumentino”.

E poi c’è l’ormai storico problema degli organici: “Serve un piano straordinario di assunzioni. Sono passati più di due anni dall’inizio della legislatura, ma, nonostante le nostre richieste, il tema è assente dai programmi e dagli annunci dell’assessorato. I dati emersi nel corso della commissione di indagine Covid – spiega il coordinatore Valle – evidenziano come nel 2020 le aziende non abbiano neanche sostituito il personale medico e sociosanitario cessato e siano ricorse principalmente alle assunzioni a tempo determinato, poiché venivano pagate con risorse nazionali straordinarie”.

E sui dati, pesantissimi dei tempi d’attesa, un avvertimento: “Sono falsati, sono decisamente peggiori. Le attese sono talmente lunghe che una parte significativa della cittadinanza si dirotta sul privato, quando può permetterselo, o semplicemente rinuncia alle cure. Un gruppo di lavoro sulle liste d’attesa dovrebbe occuparsi di questo: confrontare di dati degli ultimi anni e stimare la consistenza di questo flusso di persone che rinunciano al Servizio Sanitario Nazionale. Il resto sono decisioni che spettano a Assessore e direttori generali delle aziende sanitarie”.

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