LOTTA AL COVID

"Inutile inseguire ancora i No Vax difendiamoci con la terza dose"

Tempo perso convincere chi si ostina a rifiutare il vaccino. Meglio alzare il muro a difesa di chi è già immunizzato, riducendo la quota di rischio. L'infettivologo Di Perri: "Terza dose per tutti". I risultati dello studio israeliano: protezione aumentata di venti volte

“Bisogna arrivare alla terza dose di vaccino per tutti. È il modo per aumentare la difesa contro il virus e, diciamo, anche contro chi il vaccino si ostina a non volerlo fare. C’è una quota di no vax che non si riuscirà a convincere, bisogna prenderne atto”. In Piemonte, a ieri, sono state somministrate 210.113 terze dosi su un totale complessivo dall’inizio della campagna vaccinale di 6.466.124, ma nella fascia dai 50 ai 59 anni sono ancora 101.336 i piemontesi che persistono nel rifiutare l’immunizzazione, 99.066 nella fascia di dieci anni più giovane, 82.874 dai 30 ai 39 anni, 59.196 nella fascia dai 20 ai 29 anni. A queste cifre va tolta una percentuale piuttosto esigua che rappresenta coloro che hanno contratto il virus negli ultimi sei mesi e quindi devono attendere per fare il vaccino. Cifre ancora molto alte quelle che raccontano la parte No Vax del Piemonte, all’interno della quale tutto lascia pensare che sia preponderante quella quota che, come ammette il professor Giovanni Di Perri, primario di Infettivologia all’Amedeo di Savoia, non si riuscirà a convincere a immunizzarsi contro il Covid.

Più che una resa di fronte a questi irriducibili, una strategia: aumentare le difese dei vaccinati alzando un muro rispetto a chi il vaccino lo rifiuta. È così, professor Di Perri? 
“Proprio così. Con questo virus dovremo convivere, non se ne andrà. Quindi per proteggere ulteriormente chi ha già fatto le prime due dosi bisogna andare rapidamente verso la terza. La quota di non vaccinati che sarà la popolazione esposta alle conseguenze della circolazione del virus e, come già i dati attestano, al ricovero anche in condizioni gravi non peserà in maniera insostenibile o comunque eccessivamente pesante sul sistema sanitario”.

Lei è stato il primo a vaccinarsi, era il 27 dicembre del 2020, in Piemonte. La terza dose?  
“Già fatta, come sanitario”.

E auspica la facciano tutti, dopo le persone fragili e voi sanitari. Lei sa che la terza dose viene presa a spunto dai no vax per sostenere che il vaccino, quello che la stragrande parte della popolazione ha fatto giù con due iniezioni, non serve. Qual è la risposta a questa teoria bislacca come tutte le altre che animano i non vax e pure i no green pass? 
“La terza dose ha dei connotati di aumento di protezione particolarmente interessanti. In Israele è stata appena prodotta una casistica molto corposa su soggetti che avevano ricevuto già due dosi. Dopo la terza dose, come indica uno studio molto serio e approfondito, si verifica un aumento di efficacia nella protezione dall’infezione di dieci volte, e di venti volte dalla malattia grave. Inoltre la terza dose aumenterebbe, rispetto alle prime due, anche la durata dell’immunizzazione”.

La situazione attuale, pur segnando un costante aumento dei casi, non preoccupa dal punto di vista del sistema sanitario. Ieri i posti occupati da malati di Covid in terapia intensiva in Piemonte erano 18, mentre i ricoverati non in terapia intensiva erano 181 con un leggero decremento. Come leggere questi dati e, alla luce di questi, resta convinto della necessità di procedere a spron battuto con la terza dose? 
“Assolutamente sì. L’aumento dei casi per il momento non si sta ripercuotendo sugli ospedali, ma dobbiamo attendere ancora per avere conferma di questo andamento. I ricoverati sono soprattutto non vaccinati e in alcuni casi vaccinati molto anziani e fragili. Teniamo presente che andando verso un periodo in cui si starà sempre meno all’aperto i casi aumenteranno. Ecco una ragione in più per rafforzare l’immunizzazione, sempre tenendo conto che c’è una parte per fortuna ampiamente minoritaria che il vaccino lo rifiuta e non cambierà idea”.

Molti No Vax continuano a sostenere che non si vaccinano perché manca informazione, una solfa ormai logora, non trova?  
“La storia della mancata informazione non regge più. Quello che potremmo definire il partito no vax esisteva già prima del Covid, si opponeva al vaccino contro il morbillo e ad altri per i bambini. Col Covid questo gruppo di popolazione è cresciuto. Alla base del fenomeno, a rappresentare questi No Vax più che una convinzione direi che è una sorta di affiliazione. E come si fa a scalfire? Come si fa a dire a un tifoso di cambiare squadra?”

Quindi, meglio rafforzare i vaccinati e difenderli ancora di più dal virus e da chi invece rifiuta di combatterlo con un’iniezione? 
“Assolutamente si”.

Le dosi, superate le difficoltà di approvvigionamento dei primi mesi, adesso ci sono. I centri vaccinali devono essere mantenuti nell’attuale configurazione e capacità?
“Voglio sperare che nessuno pensi a depotenziarli. Così come auspico si vada decisi verso la terza dose per tutti”.

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