RIFORME & RIFORMATI

Cambiano le regole per i sindaci (e il Governo "spella" Pella)

Toccherà all'esecutivo mettere mano al Testo Unico degli enti locali recependo gran parte delle proposte dell'Anci. Il testo del deputato biellese di Forza Italia ridotto a una manciata di articoli. Draghi non vuole bandierine di partito. La regia del ministro Gelmini

“Hanno spellato Pella”. Appena riaperto dopo essere rimasto per un anno off limits, il transatlantico di Montecitorio fa viaggiare la battuta immaginifica sul deputato azzurro di Valdengo, borgo dal cui municipio Roberto Pella ha costruito la sua carriera in Anci e in Parlamento. Proprio legando i due percorsi, quello che lo ha portato alla vicepresidenza nazionale dell’associazione dei Comuni italiani e quello che gli ha fruttato un seggio alla Camera, il forzista biellese all’incirca un anno fa aveva prodotto una corposa proposta di legge, timbrata dall’Anci con la sottoscrizione di oltre duemila sindaci e battezzata con ridondanza Liberiamo i sindaci.

“Liberare gli amministratori locali da tutti quegli ostacoli che impediscono un’attività̀ continuativa e regolare durante il loro mandato e, soprattutto, li impegnano in attività̀ e compiti anacronistici”, questo il proposito del ponderoso testo. Che è uscito da una riunione di maggioranza, con i ministri dell’Interno e delle Regioni, leggero come una piuma. Spellato Pella e la sua proposta di legge: degli originali 36 articoli ne conserva appena un decimo. “Nel Governo abbiamo trovato la giusta sensibilità per ottenere maggiori tutele per gli amministratori di comuni grandi e piccoli”, abbozza il deputato dopo la drastica cura dimagrante imposta alla proposta, pronta a diventare bandiera dell’Anzi, ma non di meno vessillo suo da innalzare di fronte all’enorme platea dei municipi.

C’è un bel po’ di draghismo anche in questa operazione che ha portato l’esecutivo ad occuparsi, finalmente e anche grazie alla spinta dei Comuni associati poco ascoltati in passato, di un tema importante come quello dell’attività degli amministratori locali con vincoli, pastoie e rischi di eliminare o quantomeno ridurre. Ma l’impronta del premier si vede chiara nell’evitare che una riforma di tale portata che rivede nel profondo il Testo Unico degli enti locali diventasse appunto una delle bandierine di questa o quella forza politica, di questo o quel parlamentare. “I sindaci devono essere messi in condizione di lavorare con serenità ma soprattutto di essere responsabili delle cose di cui effettivamente sono responsabili e non di quelle che capitano loro per colpa o negligenze altrui”, ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervenendo l’altro giorno all’Assemblea nazionale dell’Anci. “Dobbiamo lavorare su questi aspetti – ha aggiunto la titolare del Viminale – ad oggi non si tiene ben conto della differenza che c’è tra gestione delle attività che fanno capo all’amministrazione locale e la responsabilità effettive del sindaco”. 

Di fronte alla decisione del Governo di avviare la riforma degli enti locali, nella riunione di maggioranza con Lamorgese e Mariastella Gelmini dove tra i parlamentari presenti c’erano i piemontesi Enrico Borghi del Pd e il capogruppo di LeU Federico Fornaro, si è deciso di lasciare il testo Pella spellato così com’è, senza alcuna possibilità di tornare anche lontanamente alle dimensioni iniziali. Tutte i partiti della maggioranza hanno, infatti, stabilito di ritirare gli emendamenti alla proposta del vicepresidente di Anci che arriverà in aula la prossima settimana. Pella ha dovuto lasciare ogni speranza di recupero, peraltro coltivata fino all’ultimo ma – e qui salta fuori l’aspetto politico non trascurabile – negata anche dallo stesso ministro suo compagno di partito. Tra i più accesi sostenitori dello “spellamento” senza rimedio è stata proprio la Gelmini.

Nessuno stupore tra i parlamentari azzurri, visto che il parlamentare biellese è all’interno del partito sul fronte opposto a quello della titolare del dicastero delle Regioni e che, notoriamente, tra i due non ci sia quel che si dice un feeling. Incoronato con abbondante anticipo dal cerchio tragimagico di Arcore e dalla sua vestale Licia Ronzulli come futuro capolista in Piemonte, Pella ha incocciato sul suo percorso non solo la linea Draghi, ma nientemeno che l’avversaria dell’appena citata Ronzulli nella guerra delle amazzoni nel tramonto di Forza Italia.

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