ORGANI & ORGANIGRAMMI

Regione, scontro sul megadirettore

Cirio vuole "elevare" Frascisco a capo della burocrazia di piazza Castello, ma i sindacati si oppongono. E anche tra i mandarini del palazzo non mancano le resistenze. "Così com'è quella delibera non passerà mai", profetizzano alcuni

Un incarico cucito su misura, l’incoronazione da tempo attesa. Sarà il direttore generale, almeno nelle intenzioni della giunta regionale. In verità, la figura non è attualmente contemplata dall’ordinamento, quindi per introdurla sarebbe necessario modificare la legge in vigore. Quisquiglie, si dirà, però terreno sdrucciolevole in un ente dove spesso la forma è sostanza. Il prescelto è uno dei mandarini di cui Alberto Cirio si fida di più, ma soprattutto è stato in questi due anni e mezzo di legislatura il braccio destro dell’assessore Marco Gabusi, che gli ha dato (quasi) carta bianca nella gestione delle politiche del Personale. E lui, con piglio decisionista, ha esercitato il suo potere entrando più volte in rotta di collisione con le organizzazioni sindacali: su tutti basti pensare al duello sullo smart working.

Nel manifesto digitale che i sindacati hanno fatto circolare sulle chat dei dipendenti regionali si sono ben guardati dall’indicare con nome e cognome il principale beneficiario della “Riorganizzazione delle strutture” eppure è evidente si tratti di Paolo Frascisco, classe 1958, che formalmente dirige l’Avvocatura e gli Affari istituzionali ma di fatto è il vero dominus della burocrazia regionale. Ora l'amministrazione vuole assegnargli anche formalmente questo status: “La giunta Cirio ha abolito la figura del segretario generale con Legge regionale e vuole riconoscere la qualifica di direttore generale con una delibera” protestano tutte le sigle sindacali.

Non è solo una questione di forma. Nel provvedimento in questione si legge che alla Direzione della Giunta sono attribuite anche le funzioni di coordinamento e che “nell’esercizio di tali funzioni il responsabile della direzione è qualificabile come direttore generale della Regione Piemonte”. Una sorta di primus inter pares, una figura alla quale tutti gli altri direttori sono soggetti a scapito di quella “autonomia gestionale” che affida loro la legge 23 del 2008. I sindacati parlano addirittura di “golpe”, proprio perché il direttore generale non è previsto nell’organigramma in vigore, e chiedono un incontro urgente con il governatore.

Intanto, l’approvazione della delibera, prevista per il 3 dicembre, è saltata, “forse perché mancava la dizione Megagalattico” ironizzano i sindacati. E c’è chi è pronto a scommettere che il provvedimento, “così com’è non passerà mai”. Profili di illegittimità, inopportunità politica. Fatto sta che anche tra i suoi colleghi direttori non mancano le resistenze.

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