SACRO & PROFANO

Bianchi si trasferisce da Bettazzi, reunion progressista ad Albiano

Il vescovo emerito di Ivrea offre ospitalità all'ex priore di Bose, nel nome della comune matrice del cattolicesimo "di sinistra". La profezia su Torino (il successore di Nosiglia sarà Olivero) e il rilancio della candidatura di mons. Castellucci, numero due della Cei

Albiano è un ridente piccolo comune del Canavese appartenuto, fin dall’anno 1000, ai vescovi conti d’Ivrea che del relativo titolo si fregiavano ancora agli inizi del Novecento. Essi vi edificarono in posizione elevata e strategica il castello vescovile che, più volte rifatto, divenne la residenza estiva dei presuli eporediesi. Dal 1999 il grandioso edificio – di proprietà della curia – ospita stabilmente il più titolato esponente dei vescovi progressisti, l’emerito degli emeriti: monsignor Luigi Bettazzi, classe 1923, già ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro, vescovo di Ivrea dal 1966 al 1996, già presidente di Pax Christi, influentissimo nelle nomine episcopali, prolifico autore di libri che sforna alla media di uno all’anno, prodigo nel rilasciare interviste che compaiono ovunque, tutt’ora partecipe a convegni e congressi in tutt’Italia.

Bettazzi è stato il terminale in Piemonte della potente cordata curiale che faceva capo al cardinale Achille Silvestrini, suo coetaneo e corregionale, nonché capofila di quella «mafia di San Gallo» grazie alla quale fu eletto papa Francesco. Quasi un anno prima degli eventi, l’ex vescovo di Ivrea profetizzò infatti – stupendo tutti – che Benedetto XVI si sarebbe dimesso e che al suo posto sarebbe asceso al Soglio di Pietro il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Sempre in tema di profezie, recentemente, l’arzillo e attivissimo quasi centenario Bettazzi, ha preconizzato che il successore di Cesare Nosiglia a Torino sarà il vescovo di Pinerolo Derio Olivero. Vedremo se anche questa volta il castellano di Albiano ci azzeccherà.

La notizia per adesso è però un’altra. Sembra che nel maniero vescovile si trasferirà, a breve, su invito dello stesso Bettazzi, niente di meno che l’ex priore di Bose Enzo Bianchi segnando così – anche simbolicamente – la sua inarrestabile marcia di avvicinamento verso quella Serra d’Ivrea che, tra l’altro, potrà osservare ogni giorno dalla finestra del castello, dove si trova la comunità da lui fondata e dalla quale dovette andarsene a seguito delle misure prese dalla Santa Sede. In tal modo il castello di Albiano assurgerà al ruolo – è il caso di dirlo – di roccaforte del senescente cattolicesimo progressista e meta di pellegrinaggio dei suoi attempati epigoni. Chissà come la prenderà l’attuale vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, da anni costretto alla convivenza con l’ingombrante e onnipresente figura del suo predecessore al quale si aggiungerà adesso quella, ancora più presenzialista, del guru di Bose.

Si discute da tempo, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, sulla necessità di normare la figura del cosiddetto “Papa emerito”. Forse occorrerebbe però regolamentare meglio anche quella del vescovo emerito, magari disponendo che esso, dopo la rinuncia, non risieda nella diocesi di cui era stato titolare. Succede infatti – ed è il caso di Ivrea ma è avvenuto anche in altre diocesi come per esempio Alba – che preti e laici continuino a far riferimento all’emerito che spesso si trova a due passi da casa. La questione però, più che al diritto, dovrebbe attenere al buon senso e forse anche al buon gusto. Ma per concludere con le amenità, è noto come monsignor Bettazzi sia un raccontatore di barzellette seriale che in genere hanno quasi sempre di mira gli esecrati tradizionalisti o la curia romana ante Francesco e che a suo tempo infastidirono non poco Giovanni Paolo II. Circola invece fra i preti giovani la storiella che il Padre Eterno ritardi l’ingresso dell’ex vescovo di Ivrea in paradiso in quanto teme di essere da questi rimproverato per non essere stato troppo esplicito nei Vangeli verso una chiara opzione politica di sinistra. Avrebbe così deciso di lasciarlo su questa terra almeno fino a quando egli possa finalmente vedere il trionfo del comunismo. I suoi successori si mettano pertanto il cuore in pace.

Sul fronte del toto-vescovo di Torino i prossimi giorni saranno decisivi. Se verrà mantenuta la tradizione, ogni sabato da oggi in avanti sarà quello buono per l’atteso annuncio mentre riprende quota – forse più nei desideri di una ben precisa cordata clericale che nella realtà – la candidatura di monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, vicepresidente della Cei nonché teologo assai stimato da Papa Francesco.

print_icon