REGOLE DEL GIOCO

Legge elettorale, si (ri)parte. Centrodestra diviso sul listino

Approdano in commissione tre proposte, ma quella con maggiori chance è della Lega. Il Pd pronto a sostenerla, però senza soglia di sbarramento. Forza Italia difende i "garantiti" senza voti. Se non si trova la quadra sarà il Governo a fare le modifiche

“Pronti ad andare avanti senza strappi, ma senza indugi”, diceva il presidente del consiglio regionale Stefano Allasia a proposito della futura legge elettorale per il Piemonte. Era il marzo dell’anno scorso. Se di strappi non se ne sono visti, di indugi sono stati costellati gli ultimi mesi, quelli in cui i vertici dei capigruppo e altre riunioni tra tutte le forze politiche che avrebbero dovuto quantomeno porre le basi per un nuovo sistema elettorale, il più condiviso possibile facendo sintesi delle varie proposte, non hanno cavato un ragno dal buco.

Così, il Pd al quale il testo proposto dalla Lega va sostanzialmente bene, esclusa la parte in cui si prevede una soglia di sbarramento al 3% per le forze che si presentano in coalizione, ha un po’ forzato la mano chiedendo andare in commissione “almeno non perdiamo altro tempo”, come ha detto fuor dai denti il capogruppo dem Raffaele Gallo. Richiesta accolta. L’altro ieri il testo della Lega, insieme a quelli di Marco Grimaldi (Lev) e dei Comuni dell’Uncem, è stato incardinato in commissione Autonomie Affari Istituzionali, mentre come spiega Gallo “la nostra proposta è stata ritirata proprio per la volontà di lavorare, con le necessarie modifiche, su quello della Lega”. Che, come detto, al Pd va bene in quanto prevede l’abolizione del listino, il mantenimento degli attuali collegi e la doppia preferenza di genere (quest’ultima imposta dalla legge dello Stato), ma non viene digerita dai dem nelle parte in cui fissa al 3% la soglia di sbarramento per le liste in coalizione. Per intenderci, con questa asticella non siederebbe in consiglio né Grimaldi, né avrebbero uno scranno i Moderati.

Inevitabile prevedere che sarà proprio questo il nodo da sciogliere per dare al Piemonte un nuovo sistema di voto ed evitare che la legislatura si concluda (come la precedente) con un nulla di fatto e il Governo imponga la doppia preferenza di genere, lasciando così com’è l’attuale legge. Eventualità che parrebbe non dispiacere troppo proprio ai piccoli partiti e pure ad alcuni di quelli più grandi che, pur facendo parte della maggioranza, non vogliono l’abolizione del listino come richiesto dalla Lega. Non è un mistero che Forza Italia si aggrappi alla lista bloccata del presidente, ma anche dalle parti di Fratelli d’Italia non si registrano entusiasmi all’ipotesi di mandare in soffitta i “garantiti” in caso di vittoria.

“La nostra proposta di legge va nella direzione auspicata da più forze politiche – spiega il primo firmatario del testo leghista Michele Mosca – i capisaldi sono doppia preferenza, collegi provinciali, eliminazione del listino. Mi piace ricordare come il nostro testo sia l’unico che dà rappresentanza territoriale certa, i seggi previsti sono reali e non ci saranno territori scoperti”. Per Grimaldi, invece è fondamentale “introdurre la doppia preferenza di genere e così chiudere un’anomalia tutta piemontese”, aggiungendo che “c’è un emendamento che supera il listino, lasciando un premio di maggioranza su base proporzionale per i migliori resti”.

Se nel centrosinistra la battaglia la si prepara contro la soglia di sbarramento, sul versante opposto la situazione è più complicata proprio perché le differenze sul futuro sistema per eleggere il Consiglio regionale si evidenziano tra alleati. Il rischio che pur avendo davanti ancora metà della legislatura si arrivi in fondo col fiato corto o non ci si arrivi proprio è da mettere in conto. Già, perché per questo tipo di legge non è possibile ricorrere né al provvidenziale canguro per saltare emendamenti ostruzionistici, né al contingentamento dei tempi. Una ragione in più, oltre a quella principale che vuole scrivere le regole del gioco in maniera la più condivisa possibile, per cercare una soluzione in tempi relativamente brevi. Procedendo “senza strappi, ma senza indugi”, come diceva il presidente Allasia. Ed è già passato un anno. 

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