SANITÀ

Cure domiciliari, Piemonte al palo

Solo il 2,5% degli over 65 è assistito dal sistema sanitario in casa propria e così aumentano i ricoveri impropri negli ospedali e poi il passaggio nelle Rsa. Magliano (Moderati): "Serve un cambio di passo" - DOCUMENTO

Un’età media tra le più alte d’Italia eppure il Piemonte è tra le ultime regioni nelle cure domiciliari, un sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria verso cui tendere soprattutto per assistere nel modo migliore una popolazione anziana che si prevede in costante aumento. Nel 2020, in Piemonte, solo il 2,5% degli over 65 era assistito in casa dal sistema sanitario, percentuale che sale 4 se si tiene conto dei maggiori di 75 anni. Dietro ci sono solo Lazio, Puglia e Calabria (oltre a Valle d’Aosta e Provincia di Bolzano che però rappresentano un caso a parte visto il loro “statuto speciale”). Il Pnrr, che sulla cura di prossimità prevede investimenti ingenti – leggi le case e gli ospedali di comunità – “indica un obiettivo del 10 per cento entro il 2026 e il Piemonte è molto lontano da quello standard” fa notare il capogruppo dei Moderati in Consiglio regionale, Silvio Magliano.

Meglio fanno in Abruzzo dove gli over 75 presi in carico nelle proprie abitazioni sono oltre il 7 per cento del totale,  o in Sicilia (6,6), o in Veneto (6,2). Si tratta di un servizio che in questi anni è stato potenziato in tutta Europa, Italia compresa anche se il nostro Paese non è tra le eccellenze del continente. In termini assoluti nel 2014 gli anziani assistititi a livello residenziale o semiresidenziale erano 462.158, passati nel 2020 a 704.626 con un incremento del 65%. In tutte le principali regioni tra il 2015 e il 2019 c’è stato un incremento delle cure domiciliari, ma mentre Campania (+91%), Basilicata (+97%), Marche (+90%), Veneto (+83%), Lombardia (+22%) hanno fatto il passo lungo, in Piemonte si è rimasti sostanzialmente fermi (+0,4%), facendo registrare l’aumento più basso di tutta Italia.

Si tratta di un vulnus che finora il Piemonte ha compensato con le Rsa. Nel 2020, infatti, oltre il 4,5% dei piemontesi over 65 risiedeva in una struttura di questo tipo: la percentuale più alta dopo solo Lombardia e Provincia di Bolzano. “La Regione deve cambiare passo perché l’alternativa alle cure domiciliari spesso è un ricovero improprio che porta via risorse umane ed economiche molto più ingenti al sistema sanitario” prosegue Magliano. Basti pensare a quanto costa un paziente tenuto in medicina generale per qualche giorno quando avrebbe potuto essere assistito tra le sue quattro mura domestiche in una condizione anche per lui più confortevole.

Secondo i dati del Ministero della Salute di qui al 2050 la popolazione over 80 sarà triplicata e questo imporrà una risposta del sistema sanitario di prossimità che consenta a questi anziani un’assistenza adeguata senza la necessità di continua ospedalizzazione. Per questo si stanno incentivando le cure domiciliari o la costruzione attraverso i fondi del Pnrr delle case e degli ospedali di comunità, un filtro essenziale per evitare di mettere sempre più sotto pressione il sistema sanitario.

Nel 2018, in Europa, la spesa per le cure domiciliari era piuttosto eterogenea. Si andava dallo 0,1% della Bulgaria al 29,3% della Norvegia. In Italia la spesa per la long-term care ha rappresentato il 10,6% della spesa sanitaria, ovvero circa 15 miliardi di euro.

Qui lo studio del Ministero della Salute

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