SICUREZZA

Lo Russo: Torino non è una banlieue (ma qualcosa ancora qui non va)

Replica del sindaco dopo le polemiche sull'assalto di un gruppo di africani a una volante della Polizia: "Il problema della sicurezza non si affronta solo con la repressione". Da qualche parte, però, bisognerà pur partire perché in quei quartieri la misura è colma e da un pezzo

Quanto accaduto in Barriera di Milano, nella periferia Nord di Torino, dove ieri sera una volante della Polizia è stata costretta alla fuga da un gruppo di africani scesi in strada per festeggiare la vittoria del Senegal in Coppa d’Africa, “va certamente condannato”, per contro “continuare a ripetere che questa è una città fuori controllo, dove si spaccia, si ruba, si devastano le auto, paragonarla addirittura a una banlieue parigina non aiuta il lavoro delle forze dell’ordine che ogni giorno fanno l’impossibile per garantire la sicurezza”. Sono le parole con cui il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha replicato alle polemiche dopo l’assalto di ieri.

“Come amministrazione, per quello che ci compete, stiamo facendo tutto il possibile per stare al fianco delle forze dell’ordine e io sono al fianco di prefetto e questore che fanno quello che possono fare. Continuare a ripetere che abbiamo interi territori della città allo sbando, senza controllo dell’ordine pubblico non è vero, non è utile, non è attaccare me” ha aggiunto il primo cittadino. “La sicurezza – ha proseguito – è una questione che va affrontata in modo integrato e per questo alla politica è chiesto di fare un passo in più”. Secondo Lo Russo “l’ottica integrata non può che essere quella della repressione dura del crimine perché in città non devono esistere zone franche. Ma questo non basta e chi lo dice mente sapendo di mentire”, infatti “la seconda componente è la rigenerazione urbana che è di competenza dell’amministrazione comunale. Su questa attendo proposte non solo l’elenco dei problemi. Terza componente – ha proseguito il sindaco – è cosa succede dopo la repressione alle persone che vengono arrestate. Quello che capita dopo gli arresti non è una variabile indipendente del tema sicurezza, il ruolo rieducativo del carcere è una questione che va affrontata”. Restano, poi sul tavolo problemi atavici delle forze di polizia a livello nazionale, a partire dalla necessità di potenziare gli organici: “C’è un tema di carenza di organico”, resa ancora più grave dalle quarantene cui devono sottoporsi decine di agenti. “È una situazione complicata, continuare a dire che non c’è controllo del territorio mi sembra ingeneroso nei loro confronti” ha concluso il sindaco manifestando la sua vicinanza a Prefetto e Questore.

Tutto giusto. Resta da capire, però, oltre all'analisi quali siano le misure che il Comune intende mettere in campo. Difficile immaginare che possa bastare la ristrutturazione di qualche scuola o biblioteca (opera comunque meritoria), serve di più. Serve, appunto, un piano integrato di cui è necessario che il sindaco si faccia carico nella sua interlocuzione con Prefetto e Questore. Perché sono anni, decenni, che i cittadini di quei quartieri lamentano l'impossibilità di uscire di casa di notte, la paura costante di aggressioni, le minacce, il degrado dovuto a continui atti vandalici, lo spaccio all'angolo delle strade.

E infatti non sono bastate le parole a spegnere il fuoco delle polemiche, giacché anche l'opposizione ora chiede un passo in avanti: “Non basta dare solidarietà, voglio sapere cosa intende fare l’amministrazione perché nel quartiere stiamo raggiungendo il punto di non ritorno – attacca il leghista Giuseppe Catizone –. L’attacco alla polizia è un attacco alle istituzioni e serve un intervento duro”. “I cittadini del quartiere – aggiunge il consigliere di Forza Italia Domenico Garcea – sono stremati e profondamente delusi. Ormai vige una completa anarchia, gestita da delinquenti e spacciatori e ci aspettiamo dal sindaco massimo rigore”, mentre il consigliere di FdI Enzo Liardo accusa la maggioranza di “non conoscere il territorio e le problematiche che ci sono”. “Mi imbarazza nel 2022 – conclude il capogruppo M5s Andrea Russi – essere in un’aula consiliare e non essere capaci di affrontare questo tema senza ideologie. Il rischio è che certi problemi vengano fuori in modo ancora più forte”.