FINANZA & POTERI

Generali, "polizza" sulla scalata: Lapucci lascia il cda di Caltagirone

Motivate ufficialmente da "ragioni personali", le dimissioni del segretario generale della Fondazione Crt sono parte di una strategia della cordata per evitare grane con Ivass e Consob. Resta l'inopportunità di alcuni intrecci di cariche e poltrone

Il segretario generale della Fondazione CrtMassimo Lapucci si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Caltagirone Spa. Non proprio un fulmine a ciel sereno, comunque una decisione che non ha stupito più di tanto e che, anzi, da alcuni ambienti è vista come se non necessaria certamente opportuna. 

L’alto dirigente di via XX Settembre ha motivato la scelta con “ragioni personali”, ma la sua decisione non è passata inosservata agli addetti ai lavori, sia perché negli ultimi anni è stato presente in alcuni board chiave della finanza italiana, legati a grandi imprenditori come Leonardo Del Vecchio (in Beni Stabili), come lo stesso Francesco Gaetano Caltagirone o come la famiglia Benetton (in Sintonia e, tra il 2010 e il 2012, in Atlantia), sia perché, fatto ritenuto ancor più rilevante, dal 2012 è segretario generale della cassaforte piemontese grazie a cui siede anche nel cda di Banca Generali.

Non più tardi dello scorso settembre l’ente presieduto da Giovanni Quaglia aveva firmato un patto di consultazione proprio con Caltagirone e con la Delfin di Del Vecchio sulle Generali per “una più profittevole ed efficace gestione” della compagnia, con l’assemblea di fine aprile identificata come appuntamento per rinnovare profondamente il cda e il top management. Un accordo arrivato a coagulare oltre il 16% del capitale del Leone, dal quale tuttavia Caltagirone è uscito a fine gennaio e che ormai è sciolto definitivamente. “La funzione del patto si è esaurita”, aveva sottolineato ufficialmente il gruppo Caltagirone e che ormai sembra destinato a sciogliersi definitivamente. Anche se i quesiti posti settimana scorsa a Ivass e Consob dal board di Generali per una verifica sull'ipotesi di concerto da parte dei pattisti aggiungono – secondo alcuni osservatori – ulteriori elementi di valutazione alle ultime vicende. 

Di poche settimane fa, invece, la rottura del patto di sindacato da parte di Caltagirone con la decisione di presentare una propria lista, atto letto da molti come un modo per sganciarsi formalmente dagli altri azionisti “amici” e per mettere a tacere qualsiasi ipotesi di concerto o di alleanza “forte”, che nell’ipotesi più estrema avrebbe invece richiesto un’autorizzazione dell’Ivass, l’autorità sulle assicurazioni, per il superamento da parte dei tre soci della barriera critica del 10% delle Generali. 

Oggi le dimissioni di Lapucci vengono lette anche e soprattutto come ulteriore passaggio per segnare l’assenza di ogni legame tra la Fondazione e Caltagirone. Da alcuni ambienti anche come rimedio a una nomina ritenuta inopportuna proprio in virtù del ruolo apicale di Lapucci in via XX Settembre.