SINISTRATI

Auto, la Fiom lascia a piedi Lo Russo

I metalmeccanici della Cgil parlano di automotive a Torino, invitano il "destro" Cirio e i padroni di Federmeccanica, ma "dimenticano" il sindaco dem. Incidente diplomatico sotto gli occhi del ministro Orlando (e di una parte del Pd piemontese)

“Non c’è industria senza automotive, non c’è automotive senza Torino”, parola di Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom. Sarà. Eppure nella lunga sfilza di relatori invitati all’assemblea nazionale di quadri e delegati convocata nel capoluogo piemontese spicca per assenza proprio il nome di Stefano Lo Russo, primo cittadino di quella città così fondamentale, almeno nelle solenni dichiarazioni del sindacato rosso, per il futuro delle quattro ruote.

E pensare che, poco prima dell’apertura del “Safety car” – questo il titolo dell’iniziativa fiommina – il sindaco aveva incontrato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, esponente della sinistra Pd: un colloquio in cui sono stati affrontati proprio i “temi dello sviluppo dell’automotive, soprattutto per quanto riguarda il comparto produttivo di Torino nell’ottica della transizione ecologica”. Questioni su cui poi lo stesso esponente del governo Draghi – scortato dalle damigelle della sinistra dem piemontese, Gianna Pentenero e Nadia Conticelli – ha avuto modo di far conoscere il suo pensiero alle tute blu convocate al teatro Q77 di corso Brescia.

Un’assenza, quella di Lo Russo dal panel dei relatori, che suscita molti interrogativi. La Fiom non ritiene il sindaco un interlocutore istituzionale nella costruzione di quel piano sull’auto, evocato da tutti come necessario per dare un futuro a un comparto chiamato a una vera e propria rivoluzione? Chissà. Eppure l’invito rivolto al presidente della Regione Alberto Cirio, non propriamente un compagno di lotte di Maurizio Landini, sembrava lasciar intendere una scelta pragmatica e meno politica fatta dal sindacato. Al punto che il numero uno di corso Italia ha invocato un “fronte comune” finanche con i padroni di Federmeccanica, rappresentati alla tavola rotonda dal presidente Federico Visentin. Ma al sindaco di Torino, che pure in campagna elettorale aveva partecipato - unico assieme ad Angelo D'Orsi - a una iniziativa del sindacato davanti a Mirafiori, manco un cenno.

Probabile che nella decisione di non invitare Lo Russo abbia avuto un ruolo Giorgio Airaudo, padre padrone di Fiom e Cgil, entrato nell’organizzazione sindacale quando aveva le braghette corte (e grazie a un bello spintone di Fausto Bertinotti) e ancora lì, a un passo dalla pensione, entrando e uscendo dai diversi incarichi, salvo la breve parentesi parlamentare con Sel di Nichi Vendola, col quale ha condiviso la responsabilità del portare alla liquidazione la gloriosa Fgci. Lo stesso Airaudo che, pur di farla pagare al centrosinistra, si candidò a sindaco nel 2016, contribuendo alla sconfitta di Piero Fassino e alla conquista del Comune dei grillini di Chiara Appendino.

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