VERSO IL VOTO

Centrodestra alle Comunali,
in marcia verso la Caporetto

In Piemonte la coalizione si presenta all'appuntamento con le urne sfilacciata e spesso divisa. Venti di sconfitta spirano nel Cuneese, dal capoluogo a Mondovì e Savigliano. Nell'Alessandrino si fa quadrato su Cuttica ma Acqui è quasi persa. Nel Torinese non tocca palla

Tira un’aria sinistra sulle elezioni comunali per il centrodestra in Piemonte. Lacerazioni più o meno evidenti in una alleanza dall’incerto collante, candidati spesso deboli e non di rado ancora da trovare, erosione di consensi da parte di formazioni civiche apprezzata alternativa da cospicue fette di elettorato: c’è tutto questo e altro ancora ad impedire di scacciare lo spettro di una Caporetto nelle urne di molte, se non tutte, le città più importanti chiamate a rinnovare la loro amministrazione. 

Mancano un po’ più di due mesi al 12 giugno, data probabile del voto con ballottaggio due settimane dopo per i Comuni sopra i 15mila abitanti in caso nessun candidato sindaco raggiunga il 50% più uno al primo turno, ma il quadro attuale per il centrodestra pare assai fosco.

Un risultato che potrebbe mettere una seria ipoteca su altre elezioni, quelle politiche del prossimo anno e le regionali del 2024, per l’attuale coalizione che, tra scossoni e fratture interne ricomposte alla meglio, ha molte probabilità di ricevere un duro colpo proprio nella provincia che non solo esprime il governatore, ma segna per presenze in giunta e attenzioni un’importanza notevole. Nella Granda il centrodestra rischia concretamente di subire la Grande Sconfitta. A Cuneo i partiti brancolano nel buio senza ancora aver trovato un candidato sindaco cui affidare l’improba missione. La versione dello stallo che si fa circolare è quella dell’attesa del candidato del fronte di centrosinistra. Di nomi ne circolano, dagli attuali consiglieri Massimo Garnero e Alberto Coggiola, entrambi di Fratelli d’Italia ma in arrivo rispettivamente da Forza Italia e dai Moderati, alla parlamentare meloniana Monica Ciaburro fino al capogruppo a Palazzo Lascaris Paolo Bongioanni, ma paiono più fumogeni per nascondere un vuoto piuttosto che ipotesi con un forte fondamento. 

Savigliano ci prova il commercialista Gianluca Zampedri, sostenuto dalle tre liste dei rispettivi partiti, più una civica legata al mondo delle professioni, ma il rischio di non arrivare neppure al ballottaggio è sostenuto concretamente dalla presenza in competizione dell’ex Cinquestelle Antonello Portera, avvocato con un consolidato bacino di voti e da tempo al lavoro per un fronte ampio nel segno del civismo che sarà rappresentato da un cospicuo fronte di formazioni. Una proposta che ha visto convincere fin da ora non pochi nel centrodestra, tanto da alimentare una migrazione verso l’ex grillino. 

Dopo aver sfogliato petalo per petalo una rosa di papabili ottenendo un cortese no grazie, a Mondovì – storico feudo elettorale dell’ex ministro Enrico Costa, approdato in Azione di Carlo Calenda dopo aver lasciato Forza Italia e tra i registi dell’ampia coalizione senza simboli di partito con candidato Luca Robaldo, capo segreteria di Alberto Cirio – il centrodestra ha messo in campo l’architetto Enrico Rosso. Chi osserva e conosce da vicino le dinamiche della Granda non fa troppi giri di parole per ipotizzare un filotto di sconfitte, in tutti e tre i centri, per un centrodestra dove le frizioni tra Lega FdI sono evidenti, con il partito di Matteo Salvini e non di meno quello di Silvio Berlusconi, pronto ad aspettare sulla riva del fiume il cadavere politico del capogruppo meloniano in Regione, deus ex machina delle strategie cuneesi.

Strategie non indenni da questioni interne alla stessa Lega con il confronto, diciamo, tra i due parlamentari: il calderoliano Giorgio Bergesio e Falvio Gastaldi vicinissimo al segretario regionale Riccardo Molinari. Anche in questo caso sulla sconfitta si giocherebbero spinte e frenate, redde rationem di chi aspetta di chiedere conto delle scelte dell’altro.

Scendendo lungo il Tanaro, i timori e le tensioni sono un po’ meno torrentizi. Ad Asti l’uscente Maurizio Rasero ha buone chance di mantenere la guida della città, così come più in giù ad Alessandria il leghista Gianfranco Cuttica. Né per l’uno, né per l’altro comunque sarà una passeggiata. Nei mesi scorsi tra ribellioni alle decisioni del vertice regionale azzurro e passaggi di casacca, la coalizione di Palazzo Rosso è stata attraversata da più di una crepa. Una sconfitta nella città del segretario regionale, nonché capogruppo alla Camera, per la Lega e ancor più per lo stesso Molinari sarebbe una catastrofe.

Pochi chilometri da lì, ad Acqui Terme la decisione di candidare la forzitaliota Franca Roso, anziché il già sindaco per dieci anni Danilo Rapetti (passato pochi anni fa da Forza Italia alla Lega) ha avuto come risultato non solo la discesa in campo di quest’ultimo, ma anche la transumanza di un bel po’ di leghisti dalla sua parte e nelle sue liste civiche. Nella città della Bollente il centrodestra nella sua formazione classica pare avviarsi a una bruciante sconfitta, proprio ad opera del candidato in pectore, poi sacrificato al Cencelli invocato dall’evergreen azzurro Ugo Cavallera.

Non va affatto meglio in provincia di Torino. Insider di rango dell’alleanza, lontano dalle dichiarazioni di prammatica, spiegano che a Chivasso così come a Grugliasco le probabilità di vittoria vanno poco lontano dallo zero. Nella città guidata negli ultimi dieci anni dal piddino Roberto Montà, il fronte opposto ancora non ha trovato l’uomo o la donna su cui puntare, ma neppure è definita con certezza la strategia anche sulle liste, visto che cinque anni fa Forza Italia e FdI andarono insieme e la Lega da sola. 

Il candidato, anzi la candidata a Chivasso c’è, ma sulla sua debolezza a taccuino chiuso non sono pochi i dirigenti del centrodestra ad ammettere forti perplessità sull’appeal elettorale di Clara Marta, commercialista, attuale consigliere comunale a San Raffaele Cimena dove si presentò sperando di fare il sindaco ma si fermò al 35,6%. Non proprio quel che si dice un gran viatico per ritentare, più in grande, cinque anni dopo. Tantomeno una mossa tattica azzeccata, almeno nelle previsioni, del centrodestra per provare a contenere alle urne piemontesi l’annunciata Caporetto.

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