CAPITALISMO MUNICIPALE

Iren, acqua in bocca sul presidente.
E intanto Armani vuole bersi Smat

Bergesio ostenta il rapporto con l'ad, siparietto di Lo Russo con la vice rettrice Mattiazzo, ma le carte sulle nomine restano coperte. Servizio idrico e gas i nuovi obiettivi della società. Il sindaco però pare intenzionato a tenersi stretta la municipalizzata

La terra, l’aria, il fuoco (cioè il sole) e pure l’acqua. Iren si muove tra i quattro elementi e ognuno può diventare asset strategico di un business sempre più diversificato, con radici piantate nel territorio di riferimento ma lo sguardo ben oltre la cinta daziaria dei comuni soci. L’inaugurazione del nuovo impianto di accumulo del calore e solare termico a Torino è l’occasione per l’amministratore delegato Gianni Vittorio Armani di delineare le strategie di un’azienda che, tra quest’anno è il prossimo, ha un piano da oltre 2 miliardi d’investimenti.

I progetti industriali s’intersecano con il gran ballo delle nomine. Tra un salatino e un caffè i vertici dell’azienda snocciolano numeri trionfali e gigioneggiano sul toto-nomi. Non è sfuggita a nessuno la “consuetudine” quasi ostentata tra Armani e il suo omologo di Iren Energia Giuseppe Bergesio, che non disdegnerebbe fare il grande salto al vertice del gruppo, sfuggito per un pelo quando Chiara Appendino decise invece di puntare su Renato Boero. Che ci sia un gioco di sponda tra Bergesio e Armani? “L’ad semmai sta trattando una estensione delle sue deleghe, per incrementare il suo potere d’azione” spiega una fonte. L’indicazione del presidente spetta al Comune di Torino e il sindaco Stefano Lo Russo, anche lui presente all’happening, resta abbottonatissimo limitandosi a dichiarazioni degne del miglior Lapalisse: “Stiamo lavorando per avere un cda all’altezza della situazione”. E meno male. Tra i presenti anche la vice rettrice del Politecnico Giuliana Mattiazzo che Lo Russo saluta dal palco – “dicono sia molto vicina a me ma non ci sentiamo da un po’” – scherza. Solo chi non lo conosce può scambiare quest’attenzione per un endorsement. Le carte restano coperte come anche il candidato ancora oggi se non il più accreditato certamente tra i più qualificati, quell’Alessandro Battaglino che ha preferito tenersi a debita distanza dalla passerella.

Ma quali sono i progetti di Armani? “Non ci sono aggregazioni nel futuro di Iren – assicura l’ad – semmai nuove operazioni di consolidamento ed è in questo senso che svela uno dei suoi obiettivi nel medio periodo quando auspica “un player nazionale per la gestione dell’acqua in grado di investire sulla rete per ridurre un deficit strutturale che oggi è enorme”. Il 40 per cento dell’acqua italiana oggi viene (dis)persa a causa di una rete obsoleta e inadeguata: “Penso che il Governo su questo tema debba prendere l’iniziativa e a Torino c’è un’azienda importante come Smat che deve decidere se vuole continuare ad agire all’interno dei propri confini o diventare protagonista di un piano più ampio su cui Iren è pronta a investire”. Prospettiva che al momento sembra non interessare al sindaco al sindaco di Torino: “Non è in agenda” frena Lo Russo.

Il servizio idrico è già tra gli asset della multiutility: in Piemonte serve le province di Asti, Cuneo, Novara e Vercelli; c’è Mantova in Lombardia; praticamente tutta la Liguria e i distretti dei comuni soci in Emilia-Romagna; e ancora Pisa, Livorno e Siena in Toscana fin giù a Enna in Sicilia. Acquisendo Smat, Iren arriverebbe a controllare quasi la totalità del servizio idrico piemontese, una buona base per accreditarsi come uno degli interlocutori privilegiati del Governo per la nascita di un soggetto nazionale in grado di gestire la rete a livello centrale.

Oggi Smat serve tutta l’area metropolitana di Torino, è un gioiello sia dal punto di vista finanziario sia del servizio e uno Statuto altamente conservativo l’ha salvata dai bislacchi piani di trasformarla in consorzio del Movimento 5 stelle. Ora, però, rischia di essere un freno. Nel 2020 ha fatto registrare ricavi per 432 milioni di euro, un utile netto di oltre 23 milioni e investimenti per 113 milioni. Dà lavoro a quasi mille dipendenti e assicura l’acqua a tutti i comuni anche in periodi di siccità come l’attuale. Armani, che prevede “operazioni di consolidamento in varie regioni, dalla Toscana al Piemonte” non nega un certo interesse per Smat, soprattutto in un periodo storico come questo, in cui i cambiamenti climatici impongono all’Italia decisioni strategiche per garantire a tutti i cittadini un bene essenziale come l’acqua. La criticità scorre tra le pieghe di quello statuto tanto auto conservativo che per ogni modifica richiede il voto favorevole del 90% del capitale sociale e il 60% dei soci presenti in assemblea. Operazione difficile, per la quale Armani dovrebbe stringere un’alleanza innanzitutto con il sindaco Lo Russo che ufficialmente, per il momento, rimanda ogni decisione strategica a dopo le nomine, che avverranno nell’assemblea del 21 giugno.

Ma l’acqua non è l’unico elemento su cui Armani sta ragionando. Il conflitto in Ucraina ha fatto tornare immediatamente d’attualità il tema dell’approvvigionamento energetico dell’Italia e a questo proposito ha rispolverato un progetto rimasto per anni nel cassetto, quello di un rigassificatore a Gioia Tauro in Calabria. Un impianto in grado potenzialmente di trattare il 20 per cento dell’apporto complessivo di gas nel nostro paese e per il quale Iren ha una vecchia concessione risalente a dieci anni fa ottenuta attraverso la società Fingas, partecipata fifty fifty con Sorgenia. Si tratta di un gigante da 12 miliardi di metri cubi di capacità per la cui realizzazione è previsto un investimento da 1,2 miliardi complessivi. Al momento esiste solo un progetto che ha fatto non poca fatica per ottenere il via libera del Consiglio superiore dei lavori pubblici. “Ora siamo in attesa che il Governo lo inserisca nel piano energetico nazionale” spiega Armani.

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