PROFONDO ROSSO

Sanità, raschiato il barile nel 2021.
In piano di rientro senza Speranza

Chiuso in pareggio (attingendo a ogni risorsa possibile) lo scorso anno, il 2022 sarà l'ultimo prima del commissariamento. Per evitarlo servono ingenti risorse dal Governo. Ma l'assessore Icardi non svela i bilanci preventivi delle Asl

Raschiando il fondo del barile la sanità piemontese è riuscita a chiudere in pareggio i conti del 2021, ma è su quelli dell’anno in corso che si apre la voragine di un buco di circa un miliardo di euro inevitabile, così come il conseguente piano di rientro, a meno di un più che sostanzioso intervento da parte del Governo. 

Stamani, in quarta commissione,  l’assessore Luigi Icardi ha fornito i numeri relativi allo scorso anno, il secondo della pandemia e dell’emergenza che ha stravolto il sistema sanitario e le cui conseguenze – dalle milioni di prestazioni bloccate o ritardate fino al problema del personale – peseranno in maniera fortissima sull’anno in corso e quelli a seguire.

“Sulla base dei dati rilevati al 4° trimestre – si legge nella relazione portata in commissione – a fronte di una spesa aggiuntiva di 476,4 milioni di euro, il Servizio sanitario regionale risulta in equilibrio con un attivo di 24,8 milioni, frutto di una compensazione realizzata principalmente con risorse regionali.  Sono state infatti utilizzate per 1/3 risorse arrivate dallo Stato (134 milioni di euro) e per 2/3 risorse recuperate dalla Regione e dalle aziende sanitarie (342,4 milioni di euro), attraverso il proprio fondo sanitario regionale e le entrate da payback che le case farmaceutiche versano alle Regioni a seguito del superamento del tetto di spesa sui farmaci (131,2 milioni), economie, ottimizzazioni contabili e donazioni (91,2 milioni) e attingendo a proprie risorse del Fesr, il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (120 milioni)”.

E quando Icardi afferma che “non c'è rischio di commissariamento per la sanità piemontese”, appare evidente, anche se la dichiarazione induce in equivoco, che si riferisce proprio all’anno passato. Se così non fosse non si comprenderebbe l’allarme, più che giustificato di corso Regina e Piazza Castello, ma soprattutto la pressante richiesta al ministro di un importante intervento economico “dal momento che per far quadrare i conti del 2021 le Regioni hanno attinto a tutte le loro forze”, come ribadisce l’assessore. Infatti, del rischio più che concreto di finire in piano di rientro non si è mai parlato per il 2021, ma proprio per l’anno in corso. Da qui le ripetute richieste nelle scorse settimane ai direttori generali di rivedere i preventivi di spesa, stringendo il più possibile i cordoni. Allarmi e richiami che, insieme al pressing sul Governo, non si giustificherebbero per nulla se lo scampato pericolo riguardasse il 2022 e non l’anno passato.

Nel documento predisposto in corso Regina si legge, inoltre che “648 milioni di euro è il prezzo pagato dalla sanità piemontese per fronteggiare il Covid lo scorso anno. Una cifra di cui solo la metà (circa 333 milioni) è stata compensata da risorse arrivate dallo Stato, mentre la quota restante (315 milioni) è stata interamente a carico della Regione e delle aziende sanitarie del territorio”.

E già quest’ultimo aspetto apre uno scenario ancor più allarmante per i prossimi mesi: se lo Stato ha coperto solo per metà le spese straordinarie per la pandemia, come risponderà all’istanza che dalle Regioni parte con forza e trasversalmente rispetto ai colori politici, per una notevole iniezione di risorse necessaria al fine di evitare il già citato piano di rientro, ma ancora prima un collasso di buona parte del sistema sanitario?

Dopo un rapido giro di telefonate tra governatori, è stato deciso di convocare per mercoledì una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni proprio sul tema delle risorse necessarie alla sanità. Il pressing sul ministro della Salute Roberto Speranza, ma anche sul titolare del Mef Daniele Franco è ormai in atto da settimane. Fatti i conti sul 2021 e raggiunto il pareggio per il rotto della cuffia, dando fondo a tutto ciò che era disponibile, la prospettiva per l’anno in corso vede la sanità piemontese cumulare i costi Covid ai pesanti disavanzi delle aziende sanitarie che non riguardano la pandemia e che sommerebbero a non meno di 400 milioni arrivando, con le spese legate alla pandemia, alla cifra mostruosa di un miliardo, peraltro anticipata giorni fa dallo Spiffero sulla base di dati elaborati da analisti dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari. Del resto, in più di un’occasione, lo stesso Icardi ha indicato il piano di rientro come destinazione ineludibile in mancanza di un intervento finanziario pesante da parte del Governo nei confronti della Regione.

L'assessore Icardi, accompagnato in commissione dal responsabile del controllo di gestione Antonino Ruggeri, non ha fornito dati chiari e certi sulle previsioni di bilancio di ogni azienda sanitaria (alle quali era stato chiesto di rivedere i documenti stringendo ulteriormente sulle spese). Manca ancora il riparto nazionale, è stata la motivazione. Certo, ci sono e ci saranno le maggiori spese dovute ai rincari per l'energia con un maggiore esborso ben al di sopra dei 100 milioni, poi ci sono i contratti del personale da aggiornare e le stabilizzazioni dei dipendenti con contratti a termine, ma non si può non vedere che nella gestione complessiva, al di là del Covid, c'è più di qualcosa che non va nella sanità piemontese e nelle sua articolazioni territoriali e ospedaliere.

E se, come era noto da tempo, sollevando la coperta (pur corta) dell'emergenza pandemia i nodi sarebbero venuti al pettine, non pare affatto eccessiva l'immagine del baratro evocata sempre più spesso anche da chi, formalmente, tende a gettare acqua sul fuoco. Non giova certo il fatto che, come stigmatizza il Pd con il suo capogruppo Raffaele Gallo e il vicepresidente della commissione Domenico Rossi, "le attese tabelle con numeri chiari sulle previsioni per ogni singola Asl non sono state fornite. E siamo già a tre mesi dall'inizio dell'anno". L'ultimo, se il Governo non metterà mano al portafogli, prima del commisssariamento con i tagli e le ristrettezze che il Piemonte, purtroppo, ha conosciuto bene e a lungo.