FIANCO SINISTR

La "cosa" rosso-verde nasce a Torino (con un occhio puntato su Roma)

Sinistra ecologista si fa partito. Un nuovo contenitore per capitalizzare il buon risultato delle amministrative. Da Fratoianni a Schlein, la fitta rete di relazioni anche fuori dalla cinta daziaria del promotore, il consigliere regionale Grimaldi

Da semplice cartello elettorale a qualcosa di simile a un partito. Le urne si stagliano all’orizzonte e per navigare tra i marosi della politica il comandante Marco, nel senso di Grimaldi, s’è costruito la sua scialuppa con tanto di equipaggio. Oggi e domani, nei giorni della sua assemblea fondativa, Sinistra ecologista diventerà a tutti gli effetti un “soggetto politico cittadino”. Per dirla con D’Alema, una cosa rosso-verde, diciamo. Tra Marx e Greta. L’omonima lista ha esordito in autunno alle elezioni amministrative, a sostegno del candidato sindaco Stefano Lo Russo, eleggendo due consigliere in Sala Rossa – l’avvocato Alice Ravinale e la giovane Sara Diena, attivista di Fridays for future – e ottenendo un posto in giunta con Jacopo Rosatelli, oltre a una serie di eletti nelle varie circoscrizioni tra cui il presidente della Quarta, Alberto Re.

Così Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali e verdi in Consiglio regionale prova a capitalizzare il patrimonio elettorale ottenuto alle comunali del 2021 e si prepara in vista delle prossime elezioni politiche e regionali. Rispetto a tre anni fa, quando è rientrato a Palazzo Lascaris, il panorama in quella sinistra a sinistra del Pd è in buona parte mutato. Il tentativo di dare vita a Leu come partito oltreché cartello elettorale, è naufragato in pochi mesi, Pietro Grasso relegato in un angolo e i due principali azionisti di quel progetto hanno intrapreso da tempo rotte distanti tra loro. Lo spartiacque è stato il governo di Mario Draghi: Mdp-Articolo 1, che esprime il ministro della Sanità Roberto Speranza e la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, ha confermato il suo appoggio, Sinistra Italiana ha scelto di non votare la fiducia. Così il segretario Nicola Fratoianni è rimasto da solo in Parlamento, mentre gli altri due eletti del suo partito – la senatrice Loredana De Petris e il deputato Erasmo Palazzotto – lo hanno abbandonato giurando fedeltà all’ex numero uno della Bce. Scomposizioni e ricomposizioni, piccole scosse telluriche, l’ormai sempiterna scissione dell’atomo.

E ora? Con l’appropinquarsi delle urne Sinistra italiana ha sottoscritto un accordo con i Verdi di Angelo Bonelli per presentarsi sotto un’unica bandiera un po’ rossa e un po’ green;  altro cartello elettorale, insomma, che s’alleerà con il centrosinistra e, negli auspici dei due leader, dovrebbe consentire loro un altro giro in parlamento. Dopodiché ognun per sé e Dio per tutti. Intanto, poco più in là, gli ultimi reduci della falce e il martello, riuniti in Rifondazione comunista, dialogano sempre più fitto con quel che resta del movimentismo centrosocialista di Luigi De Magistris, secondo lo schema già proposto alle scorse amministrative di Torino con il candidato sindaco Angelo D’Orsi che tuttavia non ottenne neanche uno posto per sé. Articolo 1, invece, andrà a congresso il 23 e 24 aprile con (la) Speranza di rientrare stabilmente nell’ottica di un Pd che con Enrico Letta si è concentrato anima e corpo sul contenitore – il “campo largo” – lasciando un po’ per strada il contenuto.

In questo arcipelago di partiti, movimenti, comitati e associazioni, Grimaldi si muove come un corsaro della politica con un equipaggio a lui fedelissimo (Re e Rosatelli sono al suo fianco dai tempi dell’Udu e della Sinistra giovanile). Fa parte della segreteria nazionale di Sinistra italiana, ma quello è un recinto troppo stretto e identitario per buona parte dei nuovi arrivati. In questi mesi, poi, ha coltivato rapporti e relazioni anche fuori da quella cerchia politica e dalla cinta daziaria di Torino, a partire dalla vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein, considerata da molti il nuovo punto di riferimento di una sinistra non troppo nostalgica, come quella comunista, e neanche così pragmatica e dedita al compromesso come quella dem. L’erede perfetta dei girotondi e dei sindaci arancioni (più Pisapia che De Magistris), con una marcata attenzione ai diritti civili. Un'orbita nella quale ruota anche Emily Cancy, classe 1991, vicesindaca di Bologna, che come la Schlein ha già partecipato a delle iniziative a Torino. Va detto che la numero due di Stefano Bonaccini continua a guardare con interesse il Pd, essendo oggi una dei sei osservatori indipendenti delle Agorà di Letta. Insomma, anche lei col cuore a sinistra e la testa che spinge verso il centro.

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