FINANZA & POTERI

Generali, Crt sul carro di Caltagirone

La Fondazione torinese sosterrà la lista del costruttore romano. Passa la linea di Quaglia a dispetto di forti critiche e divisioni ai piani alti della cassaforte di via XX Settembre. Schiaffo ai "palenzoniani" (Furbizio se la legherà al dito, soprattutto se l'assalto dovesse fallire)

La Fondazione Crt con il suo quasi 2% sosterrà la lista presentata dal Gruppo Caltagirone in vista dell'assemblea per il rinnovo del consiglio di amministrazione delle Generali in programma per il prossimo 29 aprile. A rendere nota la decisione assunta, dopo settimane di contrasti interni alla stessa cassaforte di via XX Settembre, una nota del cda in cui si motiva l’appoggio al costruttore romano con un giudizio positivo del piano connesso alla lista e considerato dall’ente presieduto da Giovanni Quaglia come “particolarmente apprezzabile per gli obiettivi di crescita ambiziosi e sostenibili, in grado di assicurare le migliori prospettive del Gruppo Generali in ottica Paese”.

Una scelta, quella ufficializzata oggi, alla quale si è arrivati lungo un cammino per nulla sereno e tranquillo, con schieramenti di fatto opposti all’interno della fondazione e con il suo presidente ostinatamente diretto verso l’obiettivo, poi effettivamente, raggiunto anche a costo di trovarsi se non isolato certo non supportato da un consenso unanime.

“Gestisce la Fondazione come un fondo attivista, ma Crt non è né Elliot né Amber”. Basterebbe questa battuta al vetriolo che è circolata per giorni negli ambienti finanziari torinesi e riferita proprio a Quaglia e al suo ruolo nella partita per il rinnovo del board del gruppo triestino. A dispetto delle tensioni crescenti e alle critiche per una mancanza di terzietà della fondazione, il suo numero uno è andato avanti a testa bassa, arrivando – ancora non si sa se lasciando a terra cocci – alla scelta formalizzata questo pomeriggio.

Nella complessa e travagliata partita si era pure inserito l’intervento della Consob in seguito all’esposto della società triestina che, ai primi di febbraio, aveva chiesto di verificare se sussistesse un concerto tra la Fondazione presieduta Giovanni QuagliaDelfin (il gruppo di Leonardo Del Vecchio) e Francesco Gaetano Caltagirone, titolari complessivamente del 16,3% della compagnia assicurativa. Ed è proprio per scongiurare provvedimenti dell’organo di vigilanza sulla Borsa e di quello sulle assicurazioni (Ivass) che il patto si era dapprima ridotto a due (con l’uscita dell’imprenditore milanese) ed infine definitivamente archiviato.

Non è un mistero la contrarietà alla linea di Quaglia da parte dei consiglieri palenzoniani, ovvero i più vicini a Fabrizio Palenzona, il banchiere che ha raffreddato (a dir poco) i suoi rapporti con il suo antico delfino. Anche questo (e le possibili reazioni di Big Fabrizio) potrà essere da verificare tra le possibili conseguenze dello schierarsi con Caltagirone. Al di là della nota ufficiale, quanto è davvero ancora compatto il board e il consiglio di indirizzo, dopo il salto di Quaglia, nelle braccia del costruttore romano?

print_icon