POST EMERGENZA

Rsa, allarme dei gestori: "Siamo vicini al collasso"

Appello a Governo e Regioni da tutte le associazioni di categoria: "Rivedere le tariffe vecchie di dieci anni". Lo spettro della chiusura di molte case di riposo. In Piemonte va peggio: i ristori si sono fermati a un anno fa. Anaste: "Le Asl impediscono nuovi ingressi"

Un fronte così ampio e compatto di tutte le associazioni e organismi di rappresentanza dei gestori delle Rsa, per loro stessa ammissione non si era mai visto prima della sottoscrizione di una lettera, inviata al Governo e alle Regioni in cui si prospetta un possibile collasso del sistema assistenziale. 

Una situazione drammatica, quella rappresentata da ben 13 sigle, che riguarda tutto il Paese anche se ci sono regioni, come il Piemonte, dove il quadro è peggiore rispetto ad altre. “Tutti gli operatori si trovano oggi nella oggettiva impossibilità di coprire i correnti costi di gestione e di procedere ai rinnovi contrattuali, in un quadro ormai non più sostenibile di differenziali retributivi con i lavoratori della sanità pubblica, con tabellari inferiori ormai di più del 20-25%, a parità di mansioni e qualifiche”, si legge nella lettera. 

Tariffe non aggiornate da più di dieci anni, ristori per l’emergenza Covid erogati solo parzialmente, impossibilità di compensare maggiori spese e minori introiti vista la stretta regolazione della strutture da parte delle Regioni: questi i temi posti sul tavolo dalle associazioni di categoria che rimarcano come “venendo meno la sopravvivenza degli enti e delle aziende che gestiscono l’intero settore sociosanitario, il modello stesso di welfare assistenziale del paese viene meno”, con evidenti ripercussioni sulle famiglie di anziani e disabili, senza tralasciare le conseguenze sul piano occupazionale per un settore che solo in Piemonte conta circa 35mila dipendenti nelle oltre 700 strutture.

E proprio in Piemonte, come ricorda  Michele Assandri, presidente regionale di Anaste (una delle organizzazioni firmatarie della lettera) “la situazione è ancora più grave perché i ristori si sono fermati al 30 giugno dello scorso anno, mentre le altre Regioni li hanno prorogati alla fine di giugno di quest’anno, con un importo, di fatto, doppio rispetto a quello piemontese”.

Assandri punta l’indice anche contro le Asl che “continuano a risparmiare sui tetti di spesa fissati dalla Regione in 265 milioni euro anno. Così, invece di assistere 18mila anziani non autosufficienti pagando il 50% della quota mensile, spendono circa 245 milioni l’anno fornendo assistenza solo a 14mila cittadini”. Ulteriore aspetto, che ha dal paradossale, riguarda i nuovi ingressi nelle strutture: “I posti ci sono – spiega il presidente di Anaste – le domande pure, ma ancora una volta sono le Asl a bloccare tutto”.

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